Oratorio di San Sebastiano
Forli'
piazza Guido da Montefeltro
0547 21386

Marisa Zattini
dal 11/11/2011 al 11/12/2011
16.39-19.30, dom e festivi 10.30-12.30 e 16.30-19.30

Segnalato da

Marisa Zattini




 
calendario eventi  :: 




11/11/2011

Marisa Zattini

Oratorio di San Sebastiano, Forli'

Doppio Panico! Metamorphosi: una mostra in cui viene presentata un'opera singolare-plurale, che ha preso forma grazie alla disponibilita' e collaborazione di 30 artisti.


comunicato stampa

La mostra è promossa dall’Associazione Culturale Artepro di Forlì, presieduta dal Professor Daniele Masini, ed è un’opera “site-specific”d Marisa Zattini. L’allestimento è a firma dell’Architetto Augusto Pompili. Un’opera singolare-plurale, come la definisce l’autrice, che ha preso forma grazie alla disponibilità e collaborazione di 30 artisti.

Gli artisti. Gesine Arps, Claudio ballestracci,Maurizio Battaglia, Adriano Bimbi, Francesco Bombardi, Paola Campidelli, Silvano D’Ambrosio, Vittorio D’Augusta, Oscar Dominguez, Giovanni Fabbri, Luca Freschi, Stefano Gattelli, Antonio , Graziella Giunchedi, Andrea Guastavino, Ana Cecilia Hillar, Enrico Lombardi, Giovanni Lombardini, Micaela Jagulli, Daniela Masini, Stefano Mazzotti, Stefano Mercatali, Aberto Mingotti, Alves Missiroli, Nero, Luca Piovaccari, Velda Ponti, Aldo Rontini, Guerrino Siroli, Erich Turroni.

Dal testo critico. «Doppio Panico! Metamorphosi è l’evoluzione del progetto espositivo tenutosi nel 2009 a Forlì presso gli spazi dell’Oratorio di San Sebastiano, un’opera che la stessa Marisa Zattini ha definito “singolare/plurale”, non solo perché realizzata con la complicità di numerosi artisti, ma anche per i plurimi innesti e le estensioni che ne caratterizzano la struttura (conferma ne è il crescere di questa seconda tappa proprio sulla concreta modificazione che le opere della precedente mostra, per ragioni dovute alla loro qualità materiale, hanno subito). Si tratta, in entrambi i capitoli, di una operazione sui generis, vuoi per il tipo d’indagine, dirottata dall’operari dell’artista alla sua specifica identità, fisionomica ancor prima che esistenziale, vuoi per il mettere di questa in luce la parte più recondita, meno verbalizzabile. L’obiettivo è esclusivamente puntato sul volto, di contro all’attenzione registrata nelle arti dell’ultimo secolo per il corpo, generalmente inteso come quell’area ipersensibile in cui si consuma il socius, in grado di captare e di restituire, attraverso eloquenti cicatrici, le impercettibili costrizioni degli ingranaggi collettivi.

Un focus dunque non convenzionale, perché se il corpo è stato ed è affare di dominio pubblico, veicolo di dissenso, oggetto di contrattazione e scambio, il volto è territorio privato, impermutabile [...]. Il gesto che estrae queste presenze è insieme intimo e impietoso, affettivo, e allo stesso tempo crudele: perché domanda agli artisti una esposizione viscerale, una totale spoliazione dell’anima, o del simulacro che ciascuno è portato a farsene. Rispetto al primo percorso espositivo c’è dunque una sorta di recrudescenza, un atto che diviene più coercitivo nel suo scardinare qualsiasi analogia, nel complicare ogni possibile identificazione. Se in quella prima fase l’intervento chiesto agli artisti sul calco in gesso del loro volto, in forma di riacquisizione della propria identità, era pur sempre una manipolazione su qualcosa di immediatamente riconoscibile, qui abbiamo lo scandalo di mettere mano a qualcosa che non è più fatto a nostra immagine e somiglianza. [...] L’artista non tanto come colui che fa ma come colui che si lascia fare – qui in assenza di mediazione, di una posizione riflessiva, totalmente assoggettato ai suoi fantasmi, alla propria materia inconscia resa tangibile. Scoprendo il proprio volto mentre esso si forma e insieme svanisce sotto i suoi occhi, terribilmente» (tratto da “Crisalidi”, testo di Roberta Bertozzi, in Graphie)

La curatrice spiega. Le parole dell’autrice-curatrice della mostra, Marisa Zattini, poste come Premessa al suo testo: «So che ognuno di noi è una eco profonda di verità. E il nostro volto una maschera scenografica di profondità. La magia dell’incanto che ci rapisce a questa vita forma l’improbabile dilatato di noi. Così possiamo essere smisurata funzione o mera rappresentazione, comunque efficace metafora del caso nel caos… L’illusione del valore sta nel vivere “ad arte” e “nell’arte” – alla pari – in una tautologia del vero! La “fotografia”, in questo percorso plurimo, è stata operazione necessaria per fornire una “prova documentaria” della trasmutazione delle cose nel Tempo, del “fare” della materia in questo effimero mondo. Una ricerca, questa, volutamente condivisa vedendomi come nuova e originaria antropologa-entomologa-alchimista” nell’arte della riappropriazione del mio Sé, che coinvolge necessariamente chi mi sta accanto».

Inaugurazione 12 novembre alle ore 17.00.

Oratorio di San Sebastiano
Piazza Guido da Montefeltro, Forli'
Ingresso libero

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