Fondazione Mudima
Milano
via Tadino, 26
02 29409633 FAX 02 29401455
WEB
Alessio Larocchi / Emanuele Magri
dal 14/11/2011 al 26/11/2011
lun-ven 15-19.30, chiuso sab e festivi

Segnalato da

Alessio Larocchi



approfondimenti

Alessio Larocchi



 
calendario eventi  :: 




14/11/2011

Alessio Larocchi / Emanuele Magri

Fondazione Mudima, Milano

"Simulation painting" e' l'ultima ricerca di Alessio Larocchi, con quadri in cui intende mettere in discussione le regole della pittura figurativa; nella mostra "Chimere" di Emanuele Magri le immagini colonizzate da lettere strutturano un totem.


comunicato stampa

Alessio Larocchi
'Simulation painting'

Simulation Painting è l’approdo della ricerca di Alessio Larocchi sullo statuto dell’arte e dell’artista, anzi di una sua riformulazione per deviazioni, per assenze, per negazioni e sguardi di sbieco. Il simulare produce un deragliamento delle regole della pittura, con valenza eversiva antiestetica e antiartistica fino a rendersi autonoma e a diventare altro da sé.

La più radicale forma di decostruzione è del resto l’esatta riduzione della pittura a ciò da cui è costituita, mettendo tra parentesi con lo stile, la presenza, lo sguardo dell’artista. Per questo Alessio Larocchi si pone al confine e sulla soglia, nel chiasmo in cui non c’è più né il soggetto né l’oggetto, ma un puro errare, cercando le esperienze percettive e l’imprevisto di un’immagine-simulacro che vive di sé, non evoca e non rappresenta.

Così i “Paesaggi poco romantici”, che sono in prima istanza algide visioni, paesaggi spaesati, sono solo indici ironici e discreti di Grazie Ricevute che assimilano i paesaggi al genere exvoto. Altri mimano le asettiche scritture o registrazioni del battito del cuore o le partiture musicali. E nelle “Tavole a scomparsa”, la scelta di procedere per sbianchettature e cancellazioni, alla ricerca di anomia nell’uso e accostamento dei colori, fa emergere uno spazio concettuale che diventa la superficie di ciò che non ha immagine.

Larocchi non dipinge mai il mondo semmai lo guarda per dimenticarlo e ora sospende lo sguardo per dimenticarsi di sé e dell’arte. Con la stereotipizzazione, concentrandosi sulle tecniche e sugli strumenti del dipingere, mette in campo una riduzione linguistica e un superamento di ogni espressiva materia e segno che vogliano essere materia e segno. Crea opere costituite da superfici bipartite, incentrate sull’abbandono, che definisce “non-quadri”, ma prove di pittura e di disegno da collocare in uno spazio “s-definito”. Sono immagini estenuate, inefficaci, atlanti dello stereotipo.

Gli accertamenti visivi a bassa definizione, le campiture in disequilibrio coloristico, la stereotipizzazione grafica degli elementi visivi indicano infatti una scarnificazione dello stato sensibile dell’artista per portare lo sguardo fuori dalla fascinazione e dal facile erotismo dell’apparire o della visione. Può allora accadere che ciò che rimane delle forme dopo essere state sbianchettate, o l’anomalia delle campiture di colore, distogliendoci da una fruizione incantata e iperspettacolare ci costringa a soffermarci e interrogarci in un’anticonvenzionale lettura per “stazioni”. (Eleonora Fiorani)

--------
Emanuele Magri
'Chimere'

Chimere è il titolo che Emanuele Magri ha voluto dare per questa mostra in cui immagini colonizzate da lettere strutturano un totem, e poi si dispongono in un labirinto trasparente in plexiglas a struttura modulare, articolata come una cattedrale, in ottagoni, esagoni, quadrati su cui le immagini fluttuano come fossero nel vuoto, mentre alla fine del percorso si dispongono specchi di diverse dimensioni su cui campeggiano solo lettere. Il titolo è un’allusione complessa e intrigante come le sue imagini-parole perché rimanda al mostro mitologico che non è più la bestia dal muso di leone, il corpo da capra, la coda da drago, che vomita fiamme, ma è piuttosto, come intende la biologia, l’individuo composto da cellule contenenti generi diversi e contemporaneamente è l’inganno a cui induce un mondo sempre più popolato da immagini che ci abbagliano e ci confondono.

Per questo i percorsi di immagini e parole, che costituiscono il perno della ricerca e invenzione di Emanuele Magri in questa serie di opere assumono la figura del rebus, del dire con immagini o cose, come anche si faceva un tempo nelle tecniche e nei teatri della memoria come fossero dei tableaux vivants. Rebus, ablativo del latino res, vuol infatti alla lettera dire “per mezzo di cose od oggetti” per significare un genere di gioco: la ricostruzione di una parola o frase per mezzo di segni e di immagini.
Nei rebus c'è un piano della realtà, che è manifesto ed uno che invece è simbolico, insieme diventano un tutt'uno producendo un effetto straniante, di stupefazione. E Magri ce lo mostra dandoci il rebus già risolto. Non c’è nulla da indovinare, perché è il meccanismo stesso del rebus l’oggetto da indagare, quello che permette di portare l’attenzione sull’inganno dei linguaggi e sull’autoinganno della coscienza moderna e, così facendo, di sottrarsi alla spettacolarizzazione dell’immagine.

Così l’uso del “rebus”, e cioè della sua doppia natura di immagine e di segno alfabetico, viene condotto a esplorare i tanti i volti del mondo, i corpi delle cose e di noi stessi. Perché, nell’assenza di un luogo comune che le possa sostenere, le immagini hanno la stessa sostanza delle parole, diventano parole che compongono frasi. E però il segno linguistico fa fuggire l’oggetto, non per mostrare che sotto l’immagine non c’è nulla, ma piuttosto che forse potrebbe esserci altro.

Durante la mostra sarà possibile consultare e acquistare il volume A_meno amanuense, Shin Production, Brescia 2011 con testi di E. Fiorani e dell’artista.

Inaugurazione martedì 15 novembre ore 18,30.

Fondazione Mudima
via Tadino 26, Milano
Orario: da lunedì a venerdì – ore 15.00 / 19.30 – chiuso sabato e festivi.
Ingresso libero

IN ARCHIVIO [121]
Berty Skuber
dal 18/11/2015 al 18/12/2015

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede