Ateneo Veneto
Venezia
Campo San Fantin, 1897
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Miti antichi, oggi
dal 2/3/2003 al 25/3/2003
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Segnalato da

puppa paolo




 
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2/3/2003

Miti antichi, oggi

Ateneo Veneto, Venezia

Monologhi teatrali di Paolo Puppa. 3 marzo: Laura Curino - Penelope e Salome': Nella prima serata ecco questa Penelope, ritirata in una magione in riva al mare, abituata a vivere senza il marito, noto giornalista sportivo...


comunicato stampa

MONOLOGHI TEATRALI DI PAOLO PUPPA

Il Teatro, in tutte le sue forme e manifestazioni, nelle tante e diverse epoche in cui si esprime, mette in gioco la comunicazione coll'Altro, in una strategia religiosa, nell'etimo del termine, ossia allargamento e offerta di sé tramite l'uscita al di fuori del proprio presente individuale. E quest'Altro viene di volta in volta inteso come Dio nascosto, Eroe da celebrare, Morto da rievocare, Personaggio in cui immedesimarsi. Ebbene, i miti ospitati dall'Ateneo Veneto presentano personaggi desunti da epoche lontane, rivissuti in chiave minimalista contemporanea. Costoro si rivolgono ad un tu muto, di cui pure si avverte la presenza a conferire senso alla parola del Soggetto in apparenza isolato. Nel discorso, emergono ossessioni private, sproloqui deliranti in cui precipita l'aura di un passato leggendario e religioso. Il ritorno dell'antico si tinge qui di registri ambigui, sospesi tra un laico spiazzamento e la obliqua fedeltà all'ombra luttuosa. Jung diceva, del resto, che gli dei sono divenuti nel moderno malattie. Splendida metafora per intendere la trasformazione in chiave clinica e neurotica del religioso. E la famiglia in un orizzonte del genere risulta un recinto privilegiato, un laboratorio ideale per costruire, coltivare e mantenere, anzi aumentare nevrosi lungo l'arco di generazioni successive. Freud, da parte sua, dimostrava nel Disagio della civiltà, che ad ogni salto si memorizzano e si sedimentano orrori e frustrazioni, rinunce e incubi.

Nella prima serata ecco questa Penelope, ritirata in una magione in riva al mare, abituata a vivere senza il marito, noto giornalista sportivo. Siamo così davanti non più alla sposa fedele e paziente (per ventanni!) di Ulisse travolto da guerre, peripezie e curiosità, che Omero, o chi per lui, consegna a Dante e ai tanti cantori della compatibilità tra amore coniugale e smania maschile per l'avventura. No, adesso costei si mostra irritata, durante un colloquio colla vicina, confessando un oscuro cedimento ai sensi, limitato ad un fugace contatto della mano dell'ingegner Antinoo. Ma, sopratutto, quel che la tormenta è il fatto che continua a provare odio e rancore per il coniuge, desiderosa com'è nella sua privata acedia solo di un totale disincanto, di una completa atonia di sensi e intelletto. Con Salomè siamo in un territorio militarizzato, ai bordi di insediamenti americani nel Nor Est veneto. La vicenda biblica, rilanciata da Wilde, viene qui giocata su registri grotteschi e parodici, all'insegna di un consumismo annoiato nella perdita totale di motivazioni e di valori.

Nella seconda serata, Abramo, nell'originale biblico il padre invitato da Dio a sopprimere il figlio, e fermato dall'angelo nel momento tragico del gesto sacrificale, diviene un personaggio disturbato, preda di ricordi allucinanti e di memorie imbarazzanti, come il tentativo mancato di figlicidio, in un desolante universo mediatico. Alcesti, a sua volta, la moglie generosa che si sacrifica per il marito Admeto, salvo essere poi strappata all'Ade dall'intervento di Ercole, rivive nel racconto morbido che il dentista Admeto fa all'amico, il dottor Ercole, un'oscura vicende di salvataggi poco chiari durante rilassanti gite in barca.

Nella terza serata, il dittico costituito da Giovanna d'Arco e Giuditta mostra due celebri icone della storia-leggenda, connessa alla tradizione agiografica, l'eroina che difende la terra di Francia dall'invasore inglese e finita bruciata, e l'impavida che nella Bibbia non esita ad uccidere, tagliandogli la testa, il nemico Oloferne. Nei monologhi attualizzati, le due creature risultano filtrate da una sensibilità d'oggi, perché le due donne tornano sulla scena a ridire la propria tribolata esperienza,confesando ansie e patologie.

Gli interpreti coinvolti, ovvero Laura Curino per la serata di Penelope e Salomè, Paolo Graziosi per quella di Abramo e Alcesti, Caterina Vertova infine per Giovanna d'Arco e Giuditta garantiscono una grande resa espressiva a queste confessioni davanti al leggìo.
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Programma: ATENEO VENETO

Miti antichi, oggi: Monologhi teatrali di Paolo Puppa
3 marzo, ore 21: Laura Curino- Penelope e Salomè
17 marzo, ore 21: Paolo Graziosi- Abramo e Alcesti
25 marzo, ore 21: Caterina Vertova- Giovanna D'Arco e Giuditta

Aula Magna
Ateneo Veneto
Venezia, Campo San Fantin, 1897
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Fax +39 041 5200487

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