Nuovo Teatro Nuovo
Napoli
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La morsa
dal 30/1/2012 al 4/2/2012
mar-sab 21, dom 18.30

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Teatro Nuovo




 
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30/1/2012

La morsa

Nuovo Teatro Nuovo, Napoli

Epilogo in un atto di Luigi Pirandello. Spettacolo teatrale


sintesi del comunicato stampa

Periodicamente, Sandro Lombardi ama incontrare attori, registi o coreografi con cui confrontarsi. In vista di un altro Pirandello da allestire per il Museo Nazionale del Bargello, Arturo Cirillo che affianca Lombardi nel dar vita ai due dei protagonisti della Morsa, per la quale cura anche la regia. Per Sandro Lombardi e' una felice occasione di tornare al grande drammaturgo siciliano dopo la sua interpretazione di Cotrone risalente al 2007 nei Giganti della montagna diretti da Federico Tiezzi; e dopo il recente Uomo dal fiore in bocca, diretto appunto da Latini nel 2010. Ha scritto Sandro Lombardi: "Pirandello venne considerato in vita piu' un filosofante che un artista, piu' un pensatore capace di inventare spietati grovigli psichici che un creatore di intrecci scenici. In realta' egli seppe dire una parola originale e unica proprio relativamente alla realta' teatrale. Nella sua stanza della tortura (cosi' Giovanni Macchia definisce felicemente il nucleo del teatro pirandelliano) si mettono a nudo gli esseri umani, i loro sogni, i desideri, le sconfitte, i rimorsi, le rivendicazioni impossibili o, come nel caso della Morsa, i grovigli della concezione borghese del matrimonio. Una delle ragioni dell'attualita' di Pirandello sta anzitutto nell'aver affrontato la crisi del teatro e averne allontanato la distruzione". Secondo Arturo Cirillo:"La morsa di Luigi Pirandello e' la messa in scena di quanto di piu' atroce, e forse ovvio, la famiglia riesca a produrre. La morsa non e' solo quella stretta interrogazione che un marito fa a una moglie che lo tradisce, ma e' una condizione fisica e mentale nella quale tutti e tre i personaggi della vicenda (lui, lei e l'amante) sono compressi, coatti e costretti. Centro della vicenda e' l'ipocrisia della media borghesia italiana, come solo Pirandello e' in grado di descriverla e di farla parlare: con quella lingua tutta allusiva, sospesa, sincopata. Appare un mondo di mediocri, incapaci di grandi sentimenti e generosita'. Come ha scritto Alfonso Berardinelli, parlando delle novelle del primo novecento italiano: "Siamo sempre li': il marito, la moglie, l'amante, la cameriera, la portinaia, la suocera, i parenti, i mobili (quanti mobili da incubo in questi racconti!), l'aridita', la grettezza, l'eterno problema delle "corna". Una tragedia del vuoto in cui i personaggi si esprimono attraverso una recitazione immedesimata e straniata allo stesso tempo, dando voce alle battute ma avvolte anche alle didascalie. Cosi', una comune tragedia famigliare che si consuma in una stanza di una casa di provincia, raccontata attraverso un insieme si oggetti rinchiusi in umide bacheche, diventa lo specchio di una condizione umana e sociale appassita e mummificata. Una terra di paludi ora bonificate, che fanno sentire il loro suono attraverso canne mosse dal vento e animali della notte, dove sembra pero' che il ristagno delle acque sia diventato quello dei sentimenti, il pestifero acquitrino delle colpe e delle condanne, che gli uomini inventano per punire se stessi". Primo appuntamento 31 gennaio.

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