Palazzo Mazzetti
Asti
corso Vittorio Alfieri, 357
0141 530403 FAX 0141 599678
WEB
Etruschi
dal 16/3/2012 al 13/10/2012
mar-dom 9.30-19.30, ultimo ingresso 18,30. Aperto 9, 23, 30 aprile
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16/3/2012

Etruschi

Palazzo Mazzetti, Asti

L'ideale eroico e il vino lucente. 300 oggetti provenienti dai Musei Vaticani e dalle principali raccolte archeologiche italiane, fanno luce sul rapporto storico-culturale fra il Mediterraneo orientale e il mondo etrusco. A questi si aggiunge la ricomposizione di una tomba a camera etrusca dipinta, detta "della Scrofa nera", restaurata in occasione della mostra.


comunicato stampa

a cura di Alessandro Mandolesi e Maurizio Sannibale

300 oggetti, in molti casi mai presentati, provenienti dai Musei Vaticani e dalle principali raccolte archeologiche italiane, faranno luce sul rapporto storico-culturale fra il Mediterraneo orientale e il mondo etrusco.

L’esposizione si apre con il pregiato Elmo crestato villanoviano in bronzo, simbolo del primo contatto tra gli Etruschi e la comunità della valle del Tanaro, ritrovato a fine Ottocento nelle acque del fiume che bagna Asti.

Gli Etruschi tornano in Piemonte.
A quasi cinquant’anni dall’ultima esposizione (Torino, 1967), Palazzo Mazzetti di Asti ospita, dal 17 marzo al 14 ottobre 2012, un grande evento che analizza, per la prima volta, il rapporto socio-culturale tra il Mediterraneo greco e orientale e il popolo etrusco che entrò in stretto contatto proprio con le comunità indigene della valle del Tanaro, e che ebbe inevitabili riverberi nell’Italia settentrionale e nell’Europa celtica,
Furono proprio gli Etruschi a rappresentare la prima cerniera culturale fra il Mediterraneo e l’Europa; attraverso i loro intensi traffici diffusero, soprattutto verso l’Italia nord-occidentale, idee e costumi caratteristici del mondo greco-omerico e levantino.

La mostra, curata da Alessandro Mandolesi e Maurizio Sannibale, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, con la collaborazione scientifica dei Musei Vaticani, con il sostegno della Regione Piemonte e il coordinamento organizzativo di Civita, presenta 300 oggetti, in molti casi inediti, provenienti dai Musei Vaticani e dalle principali istituzioni museali e culturali italiane.

A questi si aggiunge la straordinaria ricomposizione di una tomba a camera etrusca dipinta, detta “della Scrofa nera”, restaurata in occasione della mostra, con una scena di banchetto aristocratico del V secolo a.C., suggestivamente ambientata nel suo contesto originale.

Il percorso espositivo, suddiviso in due parti, si apre con l’Elmo crestato villanoviano in bronzo, simbolo del primo contatto tra gli Etruschi e la comunità della valle del Tanaro, ritrovato proprio ad Asti alla fine dell’Ottocento, forse donato a un capo locale da uno dei principi-guerrieri che nella seconda metà dell’VIII sec. a.C. dall’Etruria giunsero in queste zone per aprire nuovi sbocchi al commercio etrusco.

Con l’arrivo di manufatti di pregio - com’è l’Elmo villanoviano - si trasmettono nell’Italia nord-occidentale anche le ideologie più in voga nel Mediterraneo; in primo luogo quelle “omeriche” legate alla manifestazione del prestigio sociale, e le più avanzate tecniche artigianali - come la cottura della ceramica - e agricole - come la viticoltura e l’olivicoltura.
Saranno inoltre analizzati i temi caratteristici delle antiche fasi della civiltà etrusca, tra cui il commercio, il mito, l’oplitismo, l’atletismo, il costume, la cura del corpo.

Con la diffusione dell’epopea omerica nella nostra penisola muta l’autorappresentazione delle figure più autorevoli della società etrusca che aderiscono all’ideale del principe-eroe e si distinguono, oltre che per le capacità militari, anche per le ingenti ricchezze accumulate e le pratiche cerimoniali.

In particolare, dall’immagine di capi-guerrieri affermatasi nell’età villanoviana (IX-VIII sec. a.C.) si passa all’immedesimazione del principe etrusco nell’eroe di tipo “omerico” (VII sec. a.C.), che si distingue per un elevato prestigio sociale derivato, oltre che dalle capacità militari, anche dal possesso di ingenti ricchezze.

Particolari ambientazioni richiamano le virtù dei principi e dell’aristocrazia etrusca: come la suggestiva ricostruzione, con oggetti reali, di un guerriero-oplita di età arcaica, il cui volto è celato dalla splendida visiera in bronzo proveniente dai Musei Vaticani. L’uomo etrusco si dedica anche all’attività sportiva e alla cura della persona; parimenti la donna utilizza balsami e unguenti di tradizione orientale, cui è dedicata un’apposita area sensoriale con antiche fragranze.
Raffinate tempere ottocentesche che riproducono fedelmente due delle più rappresentative tombe dipinte di Tarquinia - “delle Bighe” e “del Triclinio” - consentono infine di rivivere le atmosfere dei giochi atletici e delle cerimonie svolte in omaggio dei nobili defunti.

La seconda parte si apre con l’analisi dei cerimoniali del banchetto, nelle sue diverse rappresentazioni, documentate da servizi di pregio, arredi ed eloquenti immagini di pittura e scultura. Il tema viene illustrato con la ricomposizione originale della tomba “della Scrofa nera”, le cui pitture furono staccate dall’ipogeo a scopo conservativo.

Sarà inoltre riunificato - per la prima volta dopo la scoperta ottocentesca - il pregevole sarcofago dei Vipinana da Tuscania, con l’immagine del defunto banchettante sul coperchio e la rappresentazione del mito dei Niobidi sulla cassa.
La sezione prosegue con una suggestiva rassegna di immagini di Etruschi, composta da teste votive provenienti da santuari, con una successione di tipi, dal bambino in fasce all’anziano, fino a due volti grotteschi, di grande intensità emotiva, usciti per l’occasione, in anteprima, dai depositi dei Musei Vaticani.

La mostra si chiude con una rarità espositiva e un ritorno in terra piemontese. Viene infatti riproposto il lussuoso gabinetto “etrusco” del Castello di Racconigi, commissionato da re Carlo Alberto al genio artistico di Pelagio Palagi. Per la prima volta sono raccolti assieme disegni originali, arredi e decori dello studiolo neoclassico: un omaggio al rapporto fra Etruschi e Savoia e al gusto artistico “all’etrusca” che si diffuse in Europa fra Sette e Ottocento.

Palazzo Mazzetti di Asti, costruito tra Seicento e Settecento su un nucleo di case medievali affacciato lungo corso Alfieri, testimonia l’ascesa di una nobile famiglia astigiana arricchitasi con l’attività della Zecca e con attenti investimenti immobiliari. La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, proprietaria del palazzo, dopo un lungo e accurato restauro, lo restituisce alla cittadinanza nel suo antico splendore. L’edificio è visitabile dalle suggestive cantine, oggetto di scavi archeologici musealizzati, al piano terreno, dove gli ambienti di servizio sono stati trasformati in sede di esposizioni temporanee, fino al piano nobile con gli stucchi, i decori originali e le opere delle collezioni civiche.
Asti, febbraio 2012

Catalogo Electa.

Informazioni: tel. 199.75.75.17

Immagine: Tomba del Triclinio di Tarquinia (470 a.C.). Copia di Carlo Ruspi del 1833. Parete di fondo: Scena di banchetto. Musei Vaticani, Museo Gregoriano Etrusco (inv. 14733).

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche tel. 02 36 755 700 - fax 02 36 755 701, press@clponline.it

Palazzo Mazzetti
corso Vittorio Alfieri, 357 Asti
Orari: da martedì a domenica, 9.30 – 19.30; lunedì chiuso.
Biglietti: euro 9,00, intero; euro 7,00, ridotto (gruppi, minori di 18 e maggiori di 65 anni, titolari di apposite convenzioni); euro 3,00, ridotto speciale scuole

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