Workshop / Michela Bruzzo
Venezia
Dorsoduro , 2793/A (Fermata vaporetto Ca' Rezzonico)
041 0990156
WEB
Fine Line
dal 4/4/2012 al 25/5/2012
mar-sab 10.00-13.00 e 15.00-19.00

Segnalato da

Workshop Venice




 
calendario eventi  :: 




4/4/2012

Fine Line

Workshop / Michela Bruzzo, Venezia

Una mostra collettiva in cui si presentano dipinti, disegni e sculture di artisti quali Diann Bauer, Francesco Igory Deiana, Micah Ganske, Langdon Graves, Evan Gruzis, Robert Lazzarini, Colette Murphy e Colette Robbins.


comunicato stampa

a cura di Leslie Rosa

Workshop è lieta di presentare FINE LINE, curato da Leslie Rosa, una mostra collettiva in cui si presentano dipinti, disegni e sculture di artisti quali Diann Bauer, Francesco Igory Deiana, Micah Ganske, Langdon Graves, Evan Gruzis, Robert Lazzarini, Colette Murphy e Colette Robbins.

Il titolo FINE LINE ha un doppio senso, non solo fa riferimento alle meticolose abilità tecniche degli artisti presentati, alle loro linee chiare e decisive – quindi un significato letterale delle parole in questione - ma mette anche in evidenza una legame più profondo tra le opere proprio per la più comune applicazione del termine stesso: in inglese ‘fine line’ è un termine usato per esprimere la differenza quasi impercettibile tra due concetti in competizione o apparentemente distanti come pazzia e genio, amore e odio. Prendendo come punto di partenza la nozione di realtà di consenso – ovvero la realtà che la maggioranza sembra riconoscere come esistente – questa mostra presenta la linea fine tra il reale e il non reale, tra il ragionevole e l’assurdo. Ed è proprio perchè queste opere si trovano ad un punto di incontro tra l’indicazione e la connotazione del titolo della mostra, che sono in grado di confrontare il nostro ordine di pensiero e percezione con successo. E’ proprio attraverso la maestria degli artisti, la loro impeccabile esecuzione della realtà, che la distorsione di essa ci colpisce con tale forza e ci da l’opportunità di esaminare criticamente come la nostra percezione di quella realtà è costruita.

Nella sua scultura Skull v Robert Lazzarini non solo sfigura l’oggetto, ma anche la nostra esperienza di tale oggetto nello spazio, lasciandoci con un enigma da risolvere. Il teschio deformato, reso in modo cosi’ vivido, infatti, perfino fatto di osso, ci accoglie e confronta I nostri canali convenzionali di riconoscimento. Sappiamo cosa e’ ma allo stesso tempo sfugge ad un controllo realistico. Tale interruzione dei nostri sensi e’ ulteriormente accentuata dal gioco delle dimensioni. Avvicinandosi all’opera, che e’ installata su un muro bianco, non risulta chiaro se l’oggetto sia piatto o tridimensionale. I nostri occhi cercano di focalizzarsi sull’oggetto ma invano, portando il corpo a muoversi intorno all’opera – una danza di tentata riconciliazione che diventa parte dell’opera. Guard dog sign, che funziona in parte come Skull proviene da un crescente interesse dell’artista nell’esplorazione del significato sottinteso di violenza e criminalita’ nella cultura Americana.

Philia e Neikos, I due disegni di Langdon Graves, sono entrambi nati dalla filosofia pre-socratica di Empedocle come descritto nel suo trattato sull’origine dell’universo On Nature. Questo poema cosmogenico delinea il credo secondo il quale la materia esiste in continuo stato di unione (philia) e separazione (neikos), amore e conflitto, ordine e caos; ‘Tale e’ la natura di tutte le cose , essere parte di un tutto e anche dividere in parti’, Empedocle scrisse. Graves prende queste teorie come punto di partenza per esplorare il fascino della sua pratica con il modo in cui noi vediamo e percepiamo le cose. L’occhio e lo speculum in Philia servono come metafora per la creazione e il controllo sulla realta’, mentre allo stesso tempo illustrano l’inversione di quella realta’ (speculum in latino significa specchio). Le forbici in Neikos, invece, sono simbolo della condizione duplice dell’essere un tutto e diviso.

Questo interesse nella storia antecedente al peccato originale è anche centrale nelle opere di Francesco Igory Deiana. I suoi disegni a biro invocano spesso il confronto tra la nostra realtà socio-politica costruita ed una realtà più primitiva e incontrollata attraverso la sua natura monocromatica e attraverso la giustapposizione e il mescolarsi insieme di fini figure geometriche ed elementi organici. Tuttavia, attraverso l’uso frequente delle maschere di Deiana, come visto in Precious Thinking, e le dimensioni contraddittorie delle opere, dovuto agli effetti illusori ottici, le opere sembrano riconciliare o almeno offuscare gli aspetti primitivi e addomesticati della condizione umana.

Nella sua scultura Mausoleum For the Reality-Based Community, Diann Bauer sottolinea il pericolo di realtà alternative quando sono concepite da menti egoistiche e mercenarie. La scultura piange la perdita di comunità che credono nell’attualizzarsi di soluzioni politiche attraverso la comprensione e lo studio della nostra realtà percettibile, persone come queste sono rimpiazzate da creatori di realtà imperiali – coloro che hanno il potere politico e finanziario di alterare il campo di gioco. Con Get Rich, Bauer sottolinea lo spettacolo frenetico del discorso politico contemporaneo attraverso la sovrapposizione di slogan reali ed esagerati da parte di entrambi I partiti politici della sinistra e della destra.

I dipinti in grafite di Colette Robbins sono parte di un corpo di lavoro intitolato The Head Exchange. In questa serie Robbins è interessata a sottolineare l’importanza dei legami immateriali e psicologici tra esseri umani che l’artista ottiene rendendoli solidi come relitti scolpiti nella pietra. In alcune opere queste relazioni sono raffigurate come monoliti che richiamano il mistero di Stonehenge o le statue dell’isola di pasqua (come vediamo in The Watch Tower), mentre in altre sembrano reperti più intimi, dandoci la sensazione di essere un archeologo su uno scavo archeologico (come in The Head Exchange: Cab). Infatti, il processo che Robbins usa per preparare il lavoro finale , un complesso di fotografia, manipolazione digitale, disegno e scultura, corrisponde benissimo al passaggio del tempo, e degli strati di terra così presente nella narrativa di queste opere.

Il dipinto di Micah Ganske Tomorrow Land: Cheshire Ohio proviene da una serie continua nella quale l’artista fa un ritratto delle città e dei paesaggi americani che sono diventati vittima dell’industrializzazione e dei suoi effetti negativi. In questo caso Cheshire è una città che è stata abbandonata recentemente dai suoi cittadini dopo che l’inquinamento causato dalla centrale ha costretto la compagnia a comprare la città per milioni di dollari. Mentre le opere sembrano evidenziare in un modo alquanto diretto le calamità che accadono quando tecnologia e natura vengono in contatto (ulteriormente pronunciate dalle ombre minacciose messe sui paesaggi raffigurati), il colore tenue permette loro di essere interpretate sia come un distante ricordo sia come una visone del futuro che viene messa a fuoco lentamente. Una memoria o un avviso, non possiamo essere sicuri.

C’è un effetto simile in Endurance II, il dipinto di una nave sospesa su una tela nuda di Colette Murphy. L’opera richiama – o forse prevede – un mondo post-diluviano. Tuttavia, sia che sia un relitto sopravvissuto dal passato o dal futuro, per Murphy la nave è un segno di speranza: la continuazione della specie umana è assicurata. Nei disegni Acrobat e Astronaut, Murphy è interessata all’esplorazione delle sospensioni fisiche e psicologiche - un qualcosa accentuato in modo particolare nell’astronauta, il quale una volta vista la terra dallo spazio si crea una percezione del mondo molto diversa dalla nostra. L’esperienza fisica, perciò, detta un nuovo modo di percepire la realtà.

Nella sua opera seduttiva e pop-noir, Evan Gruzis gioca sia con l’dentificazione e cognizione dello spettatore attraverso le sue referenze ambigue alle icone della cultura pop. Mantenendo queste referenze generali e senza alcun particolare significato, lo spettatore si confronta con lo strano fenomeno di identificazione e forse anche apprezzamento di un’immagine senza essere in grado di capirla. A Gruzis piace fare riferimento a questo effetto – ovvero, il modo predeterminato in cui il cervello umano percepisce, richiama e sperimenta l’informazione visiva – nelle opere stesse. In 16:9, ad esempio, formatta l’opera basata sul più diffuso rapporto di aspetto per televisioni e monitor di computer. In ROM Boy, intanto, menziona ‘read-only memory’ (ROM), un tipo di archivio che può essere letto o al quale si può avere accesso ma non può essere cambiato – simile ai nostri ricordi a lungo termine.

Inaugurazione 5 aprile ore 18

Workshop Arte Contemporanea
Dorsoduro 2793 A - Venezia
Mar-sab 10.00-13.00 e 15.00-19.00
Ingresso libero

IN ARCHIVIO [9]
Letizia Battaglia
dal 19/4/2013 al 17/5/2013

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