Pizia Arte
Teramo
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Lidia Bachis
dal 3/4/2003 al 16/5/2003
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Segnalato da

Manuela e Patrizia Cucinella


approfondimenti

Lidia Bachis
Gabriele Costa



 
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3/4/2003

Lidia Bachis

Pizia Arte, Teramo

''La Bachis dipinge di preferenza la figura femminile, la serie delle geishe metropolitane non sono altro che la fotografia di quell’essere donna all’interno della struttura d’acciaio e cemento della metropoli. 'Geishe – ragazzine' dallo sguardo a volte dolce e perso all'orizzonte (...)'' (Gabriele Costa)


comunicato stampa

A cura di Manuela e Patrizia Cucinella

Il critico Gabriele Costa nel testo di accompagnamento alla mostra dal titolo ''Miss Nancy Ellicot fumava'' scrive:
Vi è un binomio sul quale l’uomo contemporaneo occidentale, sembra aver incentrato ormai da parecchi decenni il proprio stile di vita ed il proprio pensiero: essere e sembrare .
L’uomo contemporaneo occidentale oggigiorno sembra aver dato maggior importanza al “sembrare” piuttosto che all’ “essere” nascondendo con una sorta di ingiustificata vergogna l’”essere”.

Questo atteggiamento frutto di un ancestrale egoismo è stato acutizzato dal cosiddetto “crollo delle ideologie” culminate nel crollo delle “due torri”. L’”essere” agonizzante, se qualche decennio fà, poteva avere un barlume di sopravvivenza oggigiorno sta svanendo come una sorta di miraggio.

E’ proprio su questa amara riflessione che si inserisce con maestria il lavoro pittorico di Lidia Bachis, che sebbene in prima analisi sembri di facile lettura, non lo è ad una lettura più approfondita. Lidia Bachis a mio giudizio può essere definita un’artista “verista”, certamente non nel senso stretto di verismo di verghiana memoria, ma esponente di un nuovo verismo, una sorta di “verismo metropolitano”; verista poiché descrive con lucida attenzione l’uomo di oggi e ne sà cogliere gli aspetti psicologici più profondi.
I soggetti principali di Lidia non sono i paesaggi urbani o le strutture metropolitane, ma bensì la figura umana all’interno di questi. La Bachis dipinge di preferenza la figura femminile, la serie delle geishe metropolitane non sono altro che la fotografia di quell’essere donna all’interno della struttura d’acciaio e cemento della metropoli. “Geishe – ragazzine” dallo sguardo a volte dolce e perso all’orizzonte (Fior d’azzurro), altre volte pronto alla sfida (Candy Rocket, Green).

Ragazzine metropolitane che sebbene non abbiano ancora imparato a truccarsi (Eva contro Eva 2), hanno già imparato ad usare pistole e kalashnikov. Ecco allora la seconda lettura dell’opera della Bachis, di quell’essere - sembrare, teen ager – amazzone del terzo millennio, che l’artista vuol presentare in prima lettura e denunciare in seconda lettura. Le “guerriere – ragazzine” della Bachis sono all’apparenza forti, ma questa loro forza è solo ed esclusivamente una maschera volta a proteggerle dagli attacchi di questa società che non sentono e non vogliono accettare. Questa forza – debolezza la si intuisce chiaramente nell’ideogramma tatuato che portano sul corpo, un ideogramma giapponese che rappresenta una sorta di simbolo scaramantico. Il tatuaggio è simbolo ancestrale della forza e l’amuleto simbolo della debolezza, di colui che deve portarlo al fine di avere una forza soprannaturale che lo difenda. Questo è il ritratto delle geishe – metropolitane che Lidia Bachis vuole rappresentare.

D’altro canto la serie di Maria e Maddalena, apparentemente non si basa più sulla sfida, ma sulla pura e semplice descrizione di ragazze – metropolitane nella loro semplicità, ragazze che si sono tolte la maschera delle guerriere e sembrano essere fuori luogo in un mondo contemporaneo che non gli appartiene.
Maria e Maddalena sembrano essere parenti della famosa cugina Nancy di T.S. Eliot:

Miss Nancy Ellicot fumava
E ballava tutti i balli moderni,
Le zie non erano affatto sicure di cosa doverne pensare,
Ma sapevano che quello era moderno.
(La cugina Nancy, T.S. Eliot)

Prese in atteggiamenti di vita quotidiana, Maria e Maddalena sono ragazze che possiamo incontrare tutti i giorni a Piazza Navona come a Trafalgar Square, ragazze di una gioventù “moderna” che sebbene apparentemente abbiano abbandonato le pistole ed i kalashinikof sono pronte a sfidare questo mondo moderno.
In conclusione, Lidia Bachis è una dei pochi artisti che sa descrivere in maniera forte ed incisiva una realtà giovanile ed in particolar modo femminile, per troppo tempo trascurata dagli artisti contemporanei, per la maggior parte impegnati in ricerche artistiche volutamente forzate ed a tavolino costruite.


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