viamoronisedici spazioarte
Bergamo
via Moroni, 16/A
347 2415297 FAX 035 4592486
WEB
Giovanni Bonaldi
dal 4/5/2012 al 19/5/2012
gio e ven 16-19, sab 10.30-12.30 e 16-19

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4/5/2012

Giovanni Bonaldi

viamoronisedici spazioarte, Bergamo

...non dormire, Bella Addormentata! Un tentativo di catturare la condizione dell'essere umano attraverso lavori intrisi di spiritualita'.


comunicato stampa

a cura di Silvia Gervasoni

Mi chiedo spesso perché l’opera di Giovanni Bonaldi – così intrisa di altissima spiritualità – possa emozionare un ateo come me. Su quest’ultimo termine vorrei fare una precisazione. Mi ritengo ateo nel senso che Spinoza, nella sua Etica, dava a questa parola. Egli stabiliva che esiste soltanto una Natura che, secondo le circostanze, è produttrice: “naturante” (naturans), oppure prodotta: “naturata”. Per il filosofo di Amsterdam non si deve stabilire una dicotomia tra un Dio creatore (“naturante”) e una creatura “naturata”. L’essere umano è sia “natura naturata”, cioè una manifestazione della natura, sia “natura naturante” e cioè creatrice. Questa visione – olistica e trascendente – del cosmo restituisce all’essere umano la sua grandezza.

Ed è questa condizione unitaria che mi permette di vedere nelle opere di Giovanni, un tentativo di catturare la condizione sublime dell’essere umano – un binomio indivisibile Creatore-Creatura. In questa ottica – che abolisce di colpo anche il Principio di autorità associato alla divinità – la filosofia dell’anarchia affonda le sue radici. Per rendersene conto, basta tornare al significato etimologico della parola: an-archia, riconducibile ad an-arcos, dove l’ablativo an nega il concetto di gerarchia (arcos).

Poche opere d’arte di questo secolo raggiungono un grado di spiritualità talmente profonda e struggente, come quelle di Giovanni Bonaldi. Anche perché la sua poetica non ha nulla in comune con quella dell’arte così detta “sacra.” Quest’ultima è tutto fuorché un tentativo di esprimere il sacro, anzi dissacra proprio la sacralità. Con la presunzione di essere didattica nega la funzione dell’arte che deve ispirare e non certo educare. Mettere l’arte al servizio di un’idea, di una politica, di una fede, è il mezzo più sicuro per uccidere sia la sua valenza illuminante sia la pulsione creativa. Ricordo una frase di Duchamp, un giorno mi disse “non si può valutare a parole il contenuto o il valore d’un quadro, Non si può trovare nessun linguaggio per parlare di pittura. La pittura è un linguaggio a sé.”’ Quando l’arte è un momento creativo, un evento trascendentale, ineffabile (e mi riferisco all’arte, non all’artigianato) diventiamo noi stessi parte dell’opera. Questo è il caso in particolare anche per un dipinto o un oggetto di Giovanni Bonaldi. Guardare un suo lavoro con la partecipazione che esigono le sue opere significa farne parte idealmente.

Questo mi ricorda un’altra frase di Duchamp che diceva: “sono gli spettatori a fare il quadro”. Anche in questo caso è necessario abolire la dicotomia tra l’opera d’arte e chi l’osserva. Se vogliamo fruirla pienamente dobbiamo imparare a guardare il lavoro con la stessa partecipazione di colui che l’ha creata. L’importante è riuscire a sintonizzarsi. Allora diveniamo un diapason e vibriamo al suono dell’opera come, in questo nostro caso, a quella di Giovanni Bonaldi.
Arturo Schwarz

Sabato 12 maggio alle ore 18:00 incontro con l’artista, la curatrice Silvia Gervasoni e intervento di Jean Blanchaert

Viamoronisedici / spazioarte
via moroni 16a Bergamo
orari d’apertura: giovedì e venerdì, ore 16.00 -19.00, sabato 10.30 - 12.30 e 16.00 - 19.00
ingresso libero

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