Teatro Miela
Trieste
piazza Duca degli Abruzzi, 3
040 365119 FAX 040 367817
WEB
Due appuntamenti
dal 26/5/2003 al 29/5/2003
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Teatro Miela



approfondimenti

William Kentridge



 
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26/5/2003

Due appuntamenti

Teatro Miela, Trieste

Golem, di Louis Nero. Un cinema di ricerca, attento al linguaggio della videoarte nella ricerca estetica. In Videoarte: omaggio a William Kentridge (Johannesburg) Eight Soho Eckstein Films. Presentazione di 8 video di uno dei massimi esponenti dell'arte contemporanea internazionale, sia nel campo delle installazioni, che della videoarte.


comunicato stampa

Due importanti appuntamenti per il popolo del Miela interessato alla videoarte

GOLEM
anteprima regionale del film di Louis Nero, realizzato e prodotto dall'Associazione "L'altro film" di Torino, con la partecipazione di personaggi di spicco nel panorama della cultura europea, come l'attore teatrale Moni Ovadia (la voce narrante), lo scrittore torinese Gianni Milano (sceneggiatura), e l'attore della Compagnia Italiana di Peter Brook , Marco Giachino (protagonista). Nel triangolo magico (Torino, Praga, Lione) si muove un essere misterioso alla ricerca del suo creatore. Lo spazio e i luoghi si fondono in una notte da sogno che sembra destinata a ripetersi all'infinito. L'unica cosa certa è che domani il Golem continuerà a cercare il suo creatore.

Il film di Louis Nero è cinema di ricerca, attento al linguaggio della videoarte nella ricerca estetica. La narrazione non è tradizionale, ma è creata su più livelli, una sorta di ipertesto, in quanto vengono utilizzate più finestre che narrano storie contemporaneamente e in modo contingente. L' emozione nasce dall'immagine. L'immagine è potente, può raccontare senza narrare. L'emozione/sensazione non deve essere vincolata ad una trama, ad una storia che funge da filo d'Arianna, perché verrebbe a mancare la forza del cinema, la sua potenzialità. L'intento del regista è quello di liberare il cinema dal concetto narrativo tradizionale (film che ha inizio, fine, trama, eccetera). Il film quindi è narrato su più livelli e questo traduce in linguaggio cinematografico un'operazione assolutamente contemporanea.

Perché la scelta del Golem?
Il Golem è il caos primordiale.
Il Golem è un robot, come quello utilizzato in Metropolis; è una creatura forte, nata, secondo la tradizione russa, per lavorare. Il Golem esiste come leggenda, ma non solo quella ebraica. Infatti lo ritroviamo in tutte le religioni e le culture. Prendiamo per esempio Adamo o il Dio Africano Abucar che vengono costruiti con l'argilla. Il Golem è un mito che racchiude altri miti. Ci sono finestre principali, che ne racchiudono altre. In questo modo viene resa l'identità tra contenitore e contenuto.
Il Golem è sogno, è allucinazione, è leggenda come lo è il cinema.

Golem è un film ricco di simboli, da scoprire visione dopo visione. E' un film ricco di ombre. L'ombra è più importante dell'essere stesso. Il Golem nasce come ombra e poi compare come essere: la creatura, incarnata dalla sua ombra, rincorre e cerca di catturare, per tutta la durata del film, alcune ombre, a cominciare da quella del suo creatore che, naturalmente, non riesce a prendere. C'è una parte del film in cui vediamo rappresentata la guerra: il mondo si trasforma in una selva, in un bosco simbolico della confusione, del male (riferimento a Dante); vediamo Hitler nei panni di una marionetta, pronuncia frasi in tedesco contro gli Ebrei. Mentre il Golem vola si incontrano immagini del cimitero ebraico di Praga.
Lo spettatore sarà immerso in un mondo magico in cui non esiste religione, ma solo l'esoterismo che nasce e si sviluppa nelle tre città di Torino, Praga e Lione. In queste 3 città, l'atmosfera notturna che si respira per le strade è la stessa. Forse nasce dalla magia che le leggende ci trasmettono'

Il progetto "Golem Caravan" consiste nel tour di un gruppo di persone per 23 città italiane, finalizzato alla divulgazione di un messaggio importante : "conoscenza uguale convivenza".

Teatro Miela, martedì 27 e mercoledì 28 maggio, ore 20.30 e ore 22.30 -
Ingresso euro 4,50; ridotti: euro 3,00

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IN VIDEOARTE: omaggio a William Kentridge (Johannesburg)
Eight Soho Eckstein Films

Presentazione di 8 video di uno dei massimi esponenti dell'arte contemporanea internazionale, sia nel campo delle installazioni, che della videoarte. L'artista sudafricano è in un certo senso legato alla nostra città in quanto l'anno scorso ha messo in scena una memorabile "Coscienza di Zeno" presentata nei massimi teatri mondiali. Gli 8 video presentati al Miela, per gentile concessione dell'autore stesso, fanno parte della serie "Soho Eckstein Film"(1989-1999) e comprendono: Johannesburg 2nd greatest city after Paris / Mine / Monument / Sobriety obesity & growing old / Felix in exile / History of the main complaint / Weighing and Wanting / Stereoscope

Tutto il lavoro di Kentridge è dedicato a Johannesburg e alla sua realtà storica, intriso da un sentimento di cupa ironia contro un paesaggio spoglio, privo di ogni bellezza. Johannesburg è una distesa vuota e polverosa fatta di altipiani e colline artificiali create dallo scavo delle miniere. Pochi elementi verticali, rigorosamente artificiali, accentuano il senso di solitudine che pervade i disegni a carboncino dell'artista. Quella di Kentridge è un tipo di animazione molto particolare, costruita non per addizione e successione di disegni, ma per sottrazione, attraverso la continua rielaborazione di un unico disegno iniziale, sul quale Kentridge interviene cancellando e ridisegnando le parti in movimento. Questo procedimento lascia tutto attorno alle parti ridisegnate un alone di carboncino non perfettamente cancellato che è memoria dell'immediato passato e accompagna il sentimento doloroso della storia. L'alone di carboncino forma attorno ai personaggi una sorta di anti-aura, una traccia che sembra l'inevitabile residuo di negatività di ogni azione umana, come se a Johannesburg fosse impossibile per chiunque vivere e respirare senza sporcare, senza produrre altri detriti che vadano a sommarsi a quelli che già prolificano sotto il primo strato arido di terreno.
I film di Kentridge sono dei racconti anche se si basano su una narrativa che procede allo stesso modo dei sogni, per naturale proliferazione delle immagini. La serie è centrata sulla presenza di tre personaggi protagonisti: Soho Eckstein, il magnate dell'industria, sempre al lavoro, vestito con un prepotente gessato nero e con un grosso sigaro in bocca da cui sale il fumo nero e denso di una ciminiera; sua moglie, personaggio presente solo di riflesso in fotografie o nelle visualizzazioni dei ricordi e dei desideri altrui; e infine Felix, innamorato della moglie di Soho, mai al lavoro e sempre immerso nei suoi sogni'

La poesia melanconica di Kentridge sorge dai macchinari di una tecnologia che è quella d'inizio secolo: il telegrafo, la macchina da scrivere, il telefono nero a rotella, i vecchi centralini'Persino gli stacchi delle sequenze del film stesso seguono la vecchia tecnica cinematografica del cerchio nero che si chiude restringendosi su una scena per riaprirsi sulla successiva. Non si tratta solo di un curioso contrappasso all'avanzata del progresso, è anche un modo per ricordare il periodo storico in cui il Sud Africa incominciò a cambiare volto sfruttando il lavoro di una popolazione schiavizzata'
(Elena Volpato)

Teatro Miela, giovedì 29 maggio, ore 21.00
Ingresso: euro 2,00

Promosso da Bonawentura. All'iniziativa di INVIDEOARTE aderiscono: Cassiopea Teatro, Comunicarte, Galleria Juliet, Gruppo 78 International Contemporary Art, LipanjePuntin Arte Contemporanea, das kleine chaos, NewMediaLab-laboratorio didattico nuove tecnologie, Studio Tommaseo

Info: Teatro Miela Piazza Duca degli Abruzzi - 34132 Trieste
Tel. 040/365119; fax: 040/367817

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