L'Ozio
Amsterdam
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Domenico Mangano
dal 28/9/2012 al 24/1/2013

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Ozio



 
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28/9/2012

Domenico Mangano

L'Ozio, Amsterdam

Hou en Trouw. Con le sue opere l'artista si interroga su cosa sia la normalita' e cosa possiamo aspettarci da essa. Mangano sembra suggerirci che l'aspettativa rispetto al concetto di vita e di conseguenza dei desideri del singolo e' legata a un problema di simboli linguistici che possono essere accettati, rifiutati ma anche modellati rispetto alle esigenze della collettivita'.


comunicato stampa

a cura di Lorenzo Bruni

La ricerca artistica di Domenico Mangano si è imposta sulla scena nazionale italiana e internazionale all’inizio degli anni duemila con opere fotografiche e video che si collocano tra l’atmosfera irreale e il materiale documentaristico. Per l’artista il porsi su questo limite è da sempre la cifra stilistica con cui indagare i contrasti della realtà e la relazione possibile tra le teorie dei massimi sistemi e i problemi della quotidianità. I primi video ruotano attorno a personaggi della “sua Sicilia, terra di contrasti” che resistono alle regole sociali che puntano ad omologare le possibili reazioni agli eventi del reale. Il video manifesto di Mangano è “la Storia di Mimmo” del 1999 che consiste in un’intervista a suo zio, ex pescivendolo del famoso mercato palermitano della Vucciria, che racconta di un mondo che sta per scomparire, proprio mentre quel mondo irrompe nel suo quotidiano tramite il “vocio dall’esterno della finestra”. La narrazione per immagini in movimento di Mangano è caratterizzata da un forte mix tra privato e pubblico, tra concreto e immaginazione, tra visione eroica del reale (o incosciente) e grottesca. Questo approccio è stato uno dei contributi più interessanti dell’arte italiana di fine anni Novanta rispetto alle ricerche che puntavano alla riscoperta della realtà, o meglio del dialogo con le informazioni del presente o con gli archivi della memoria collettiva. Negli anni successivi, Mangano realizza un’intensa riflessione sul medium del video arrivando a risultati inediti per mezzo del lavoro sulla partitura sonora. Quest’ultima non è mai una semplice colonna di accompagnamento, piuttosto il racconto di una storia parallela e in alcuni casi in contrasto con le immagini del video. Questa stratificazione di sensazioni con cui raccontare la vita è presente in tutto il suo lavoro e in determinate opere diviene preponderante a livello concettuale, come nei video “Pizzosella” del 2004, in cui le immagini di Palermo sono accompagnate dalla radiocronaca improvvisata di bambini che giocano a calcio, e “Deaf Bikers” del 2009, dei due motociclisti sordi che realizzano un viaggio per il paesaggio siciliano, e nella performance realizzata a Santo Spirito a Roma nel 2009 (da cui poi è scaturito un video) dal titolo “Twinkle Twiddle”, in cui il pubblico si trovava di fronte alla situazione straniante e surreale di un gruppo di orchestra da camera che interrompono il loro concerto a causa degli spari mortali di una donna vestita in rosso. Forse la vera evoluzione nella cifra stilistica di Mangano non è da ricercare nell’utilizzo della telecamera, ma nella relazione tra suono, ambiente, soggetto e immagine. Infatti, la tipologia del montaggio o del seguire in maniera attenta il personaggio intervistato, o la situazione irreale creata da lui stesso, è una sua personale reazione agli umori mediatici con cui il mondo stesso si manifesta. Questo approccio sicuramente è una caratteristica degli artisti degli artisti della sua generazione che sono stati i primi in Italia a far cadere il problema di dover adottare una sola tecnica perchè corrispondeva ad una scelta ideologica per utilizzarle tutte a seconda del “contesto” in cui andavano ad intervenire, proprio per privilegiare l’incontro con quel “luogo”. Per questo motivo Mangano con i suoi lavori non evocato solo i contrasti culturali della Sicilia ma di un concetto espanso di sud che ha ritrovato di volta in volta nei vari luoghi in cui ha lavorato. L’artista a Marsiglia come in Cina o negli U.S.A., ha mantenuto vivo lo stesso intento di proporre un confronto radicale tra cultura alta e bassa, tra sogni e quotidianità, tra visione personale e quella collettiva.

“Formatomi in una situazione di contrasti come è Palermo in cui tutto può accadere e tutto ti può sorprendere, e trovandomi ora in un luogo come l’Olanda in cui tutto sembra apparentemente perfetto e senza mai sbavature sono stato costretto a lavorare proprio sulle sfumature.” Così, Mangano spiega il processo creativo da cui sono nate le opere presentate all’interno della mostra allo spazio espositivo Ozio. Lavorare sulle sfumature nel suo caso non si tratta tanto di catalogare le differenze tra causa ed effetto, ma di come può essere interpretato lo stesso simbolo o fatto. Il doppio senso e la dimensione surreale a cui è abituato Mangano in questi nuovi lavori sembra che si trasformi in non sense, non tanto di un fatto ma della sua ricezione. Il titolo della mostra fa riferimento ad una frase trovata esposta fuori da una casa di mattoni rossi nel villaggio di Veenhuizen, costruito nel XIX sec. a Nord Est dell’Olanda come colonia di rieducazione per senza tetto, divenuto poi colonia penale e oggi parco naturale tappa di molti turisti.
“Amore per la fedeltà” è un’affermazione desueta, sembra parte di una cultura lontana agli stessi Olandesi, ed è stridente pronunciata oggi.
Dall’incontro casuale tra l’artista e questo paese nel Nord dell'Olanda è nato il nuovo progetto attorno alle scritte che caratterizzano le architetture anonime, a tratti metafisiche, di questa “piccola comunità potenziale”. Potenziale proprio perché esiste solo il contenitore e non il contenuto, o comunque non si manifesta come parte attiva. Nello spazio espositivo dell’Ozio è presente come un work in progress l’inizio di questo progetto con un’ installazione di un testo identico per font e fattura a quello degli originali, ma che ribalta il senso di ordine e disciplina che volevano esprimere le frasi quando sono state collocate in quel luogo utopico. L’ordine in quel caso nasce dall’idea di eliminare le differenze e i contrasti tra persona e persona e per formare un popolo compatto. L’artista da questa prima installazione svilupperà successivamente un video autonomo che sarà presente alla fine della mostra.
Tutto il processo è una riflessione intensa sul concetto di appartenenza, di regola sociale, d’integrazione, della relazione tra identità personale e collettiva e del valore dell’immaginazione e della fantasia in tutto ciò. Le altre due opere presenti in mostra sono invece precedenti, ma allo stesso modo celebrano l’incontro dell’artista con Amsterdam, dove vive da due anni. L’opera audio dal titolo “Nederlands op straat” è un banale elenco di oggetti in lingua olandese che può far sorridere per la pronuncia non sicura di chi la recita (l’artista stesso) nel tentativo di impararla, ma allo stesso tempo è anche l’elenco in codice di droghe e altro che può essere studiato da un criminale principiante. Il video “War Game” è estenuante per la sospensione del tempo che propone attraverso immagini di cortili perfetti di grandi palazzi popolari ripresi a camera fissa. Nella scena, animata a tratti solo dal movimento delle foglie mosse dal vento, irrompe il suono di allarmi per le emergenze, che in Olanda suonano ancora imperterriti ogni primo lunedì del mese a mezzogiorno. In questo video è il concetto di “abitudine” che agisce da perturbante e che si rivela nell’impassibilità del signore che continua a leggere il giornale o nei bambini che non sospendono i loro giochi sul prato perché, appunto, il suono della sirena in quel contesto è normale.
Con queste tre opere l’artista si interroga su cosa sia la “normalità” e cosa possiamo aspettarci da essa. L’artista sembra suggerirci che l’aspettativa rispetto al concetto di vita e di conseguenza dei desideri del singolo è legata a un problema di simboli linguistici che possono essere accettati, rifiutati ma anche modellati rispetto alle esigenze della collettività.
“Quando l’interazione viene meno nasce la sconfitta sia nella provincia di Palermo, che in Cina o nel perfetto nord”.

Testo a cura di Lorenzo Bruni.

L'Ozio è un progetto ideato e realizzato da a3m Brixia BV, una società olandese fondata e gestita da soci italiani.

Ozio
Ferdinand Bolstraat 26, 1072 LK Amsterdam
Orari d'Apertura
Dal Lunedì al Sabato: 12:00 - 14:30 e 18:00 - 00:00.
Domenica: 18:00 - 00:00.

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Raffaella Crispino
dal 10/5/2013 al 14/9/2013

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