Marco Mendeni
Marco Morandi
Daniel Schwarz
Monoiz + Escrauva
Fedra Boscaro
Tommaso Arosio
Francesca Pasquali
Digital paths into music and art. Per l'edizione numero 5, "I network del futuro, adesso", roBOt vuole imparare il linguaggio del futuro, raccogliendo concept/codici innovativi/idee/progetti/suggestioni sulla moltitudine di sistemi non verbali e multimediali che rendono possibile lo scambio di informazioni e quindi la competenza comunicativa, di ogni singola entita' all'interno della rete globale interconnessa. Mostre, musica dal vivo e workshop in programma.
MANIFESTO
NETWORK di Giovanna Cosenza
Sono molte le reti di cui è fatta la contemporaneità: biologiche, neurali, elettriche, ferroviarie, televisive, matematiche, telematiche... Ma la Rete per antonomasia oggi è Internet. E se dici network, tutti aggiungono social e pensano subito alle comunità virtuali. Che però esistevano ben prima di Facebook, Twitter e compagnia bella: un social network è infatti un gruppo di persone connesse da vari legami, che vanno dall’amicizia alla conoscenza casuale, dai vincoli familiari ai rapporti di lavoro, fino al contatto (sporadico o regolare) con gli «amici» o «seguaci» su Internet.
Di quante persone è fatta una rete? L’antropologo inglese Robin Dunbar dice al massimo centocinquanta: entro questa cifra tutti si conoscono di persona, anche se solo di vista e con scambi saltuari. Ma su Internet le reti possono essere molto più affollate: migliaia di contatti, o addirittura decine e centinaia di migliaia per le celebrities. Sono ancora reti, queste? Dal punto di vista informatico, certo che sì. Dal punto di vista delle relazioni umane, bisogna starci attenti.
La soglia dei centocinquanta diventa mille per Kevin Kelly, il celebre studioso di cultura digitale cofondatore di Wired. Dopo mille siamo nella folla: un insieme caotico di persone che perdono di vista le relazioni uno a uno, fondamentali perché una comunità funzioni. Ed è questo il punto: in rete contano le relazioni più vicine, conta la cura dell’altro/a, conta la capacità di dimenticare l’io e mettere al centro il tu. In rete occorre sempre chiedersi: ciò che sto dicendo e facendo può essere interessante e utile per qualcuno? Non per me: per gli altri.
È questo che fa nascere una rete, la fa crescere, la rende forte e durevole, perché se tutti partono dalla stessa domanda, lo scambio è reciproco. Qualcosa che però molti stentano a capire, in tempi di individualismo sfrenato; specie in Italia, paese di campanili. Eppure sarebbe facile: le amicizie vanno coltivate, si dice, il che vale in rete come fuori. Idealismo? No, sopravvivenza: se non curi le relazioni, la rete muore. Economia primitiva del dono? No, business avanzato: è proprio partendo dall’offerta di servizi gratuiti che Google e Facebook sono diventati i colossi che sono. Ed è sulla stessa base che oggi chiunque può far nascere da un’idea, piccola o grande che sia, prima una comunità e poi un lavoro, un’impresa, un cambiamento politico e sociale, un progetto avveniristico. Sapendo fare rete si può.
ARTE CINETICA 2.0
I molteplici linguaggi delle arti elettroniche hanno assorbito tutte le soluzioni formali novecentesche per riproporle nella videoinstallazione, nell’animazione e nel live media, combinandole al suono e dotandole di movimento.
Ibridazione e fluidità sono concetti fondamentali dell’epoca postmoderna, e le idee percorrono oggi traiettorie che convergono e si intersecano creando una rete.
Il denominatore comune della selezione call4roBOt 2012 è l’elemento collaborativo e partecipativo utilizzato come sistema creativo e produttivo, possibile grazie all’utilizzo di simbologie digitali, universalmente condivise e comprensibili.
Il network è una scelta di vita radicale. La moltitudine eterogenea come cellula operativa minima e la partecipazione come sistema dominante.
Evoluzione per selezione culturale.
Le soluzioni trasmesse dalle opere selezionate svelano sistemi simbolici e codici numerici che decodificano la dimensione figurativa e canonica delle immagini e dei suoni; criptano i segnali analogici e digitali in una serie di elementi geometrici modulari, ripetibili e assemblabili, paradigmi della compatibilità che facilitano lo scambio di informazioni e sono pronti a creare nuove combinazioni di senso.
La rete, come modello relazionale, decreta un significativo appiattimento delle gerarchie culturali in favore di un’orizzontalità che comporta “delegittimazione del sapere” (Lyotard) e livellamento culturale. Questo cortocircuito tra i vari piani della comunicazione trova proficue corrispondenze nella ricerca artistica, ora capace di assorbire stimoli che giungono dal basso, per trasmissione memetica, direbbe Richard Dawkins, e sfruttare i mezzi dell’oggi per una più effettiva compenetrazione tra arte e vita.
(Federica Patti, Pasquale Fameli, Marcella Loconte e Michela Malisardi)
“FOV01” di Marco Mendeni
Marco Mendeni gioca con gli errori di un mondo che sembra non averne. Gli ambienti di programmazione dei videogame sono alla continua ricerca della mimesi, ci stupiscono con somiglianza e fruizione sempre più dettagliate. Marco Mendeni sovverte questa percezione, ci mostra un mondo, per assonanza il nostro, che aspetta conturbante. (Michela Malisardi)
“Progetto Lucina” di Marco Morandi
Wunderkammer come conservazione dello stupore, del bello che parte da una concezione oggettiva per giungere a quella soggettiva. Morandi ce ne propone una che, grazie alla concertazione degli elementi, creerà quella che lui stesso definisce una “partitura di luci”.(Michela Malisardi)
“Vanish” di Daniel Schwarz
Per Daniel Schwarz il video sembra costituire uno spazio potenziale, in cui costruisce architetture effimere e prive di circoscrizioni spaziotemporali; impalcature immateriali che si stagliano in un buio cosmico. Schwarz campiona le superfici di materiali quali legno, ghiaccio e metallo, per poi farne le textures delle sue strutture seriali e minime in cui l’organico variega la fredda sintesi geometrica. (Pasquale Fameli)
“Multi_Escape” di Monoiz + Escrauva
MULTI_ESCAPE di Monoiz+Escrauva gioca con le possibilità di interazione tra forme visive e frequenze sonore, poste in dialogo nella continuità di un flusso generativo. Un reciproco rispondersi di geometrie luminose e campionamenti rumoristici che si configura come processo aperto, ininterrotto, di imprevedibile progressione, e che conduce il fruitore in un viaggio psichedelico a un passo dalla vertigine. (Pasquale Fameli)
“Appunti per un novissimo bestiario #9” di Fedra Boscaro e Tommaso Arosio
Ongoing project, arricchito da continui contributi di provenienza eterogenea. Un lavoro che, grazie alla contingenza fra corpo reale e corpo virtuale a confronto e sovrapposizione, mostra inequivocabilmente la lontananza fra le due dimensioni, confutando la relazione indicale supposta fra oggetto fisico e sua rappresentazione bidimensionale. (Federica Patti)
“Installazioni” di Francesca Pasquali
“Neoismi”, alte citazioni da repertorio contemporaneo. Gli stilemi cosmogonici, policromi e polimaterici si gonfiano, aggiungendo l’elemento quadrimensionale alla triade: punto, linea, superficie. Poi la moltiplicazione smisurata degli elementi di derivazione plastica, ammassati ad implodere in forme chiuse, attualizza la valenza critica delle poetiche Junk e Neorealiste. (Federica Patti)
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