Bad Museum
Casandrino (NA)
via Giovanni Falcone (via Benedetto Croce, 1)
081 5053621
WEB
L'inquietudine del critico
dal 25/10/2012 al 25/10/2012
ore 18.30

Segnalato da

Stefano Taccone




 
calendario eventi  :: 




25/10/2012

L'inquietudine del critico

Bad Museum, Casandrino (NA)

Un ciclo di presentazioni di libri con i loro autori, curato da Stefano Taccone, che intende operare una ricognizione sulla critica d'arte italiana di piu' giovane generazione. Si comincia con "Spatial Practices" di Cecilia Guida.


comunicato stampa

Venerdì 26 ottobre, dalle ore 18.30, presso il BAD Museum, Via B. Croce 1 Casandrino (Napoli) prende il via la rassegna "L’inquietudine del critico", a cura di Stefano Taccone, che, attraverso un ciclo di presentazioni di libri, cui presenzia costantemente l’autore, intende operare una ricognizione sulla critica d’arte italiana di più giovane generazione. Ospite del primo appuntamento è Cecilia Guida con Spatial Practices. Funzione pubblica e politica dell’arte nella società delle reti, edito nel 2012 da Franco Angeli.

Cos’è uno spazio pubblico oggi? Come può l’arte interessarsi alla realtà sociale e politica negli spazi urbani? Cosa significa partecipazione nella società delle reti? Quali effetti hanno le pratiche pubbliche e politiche sul sistema dell’arte? Il volume affronta questi interrogativi inquadrandoli all’interno di un ampio contesto storico, tecno-culturale e sociale per analizzare cosa significa per l’arte spostarsi negli spazi della vita quotidiana e della comunicazione contemporanea. Spatial Practices è una “parola chiave” che indica la compresenza dello spazio e del tempo nelle esperienze estetiche degli spazi pubblici della città postmoderna e della Rete, secondo una distinzione tra le due realtà qui intesa come unicamente operativa. Il testo, rileggendo la relazione tra le diverse pratiche artistiche come un rapporto di continuità e di scambio, mostra come le procedure partecipative all’opera nella metropoli anticipino, dialoghino e si completino con quelle degli ambienti comunicativi del Web.

Cecilia Guida è dottore in Comunicazione e Nuove Tecnologie (Università IULM, Milano) e curatrice indipendente. Insegna Storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti de L’Aquila. Si occupa delle relazioni tra pratiche artistiche, nuove tecnologie e spazio pubblico contemporaneo. Ha curato progetti espositivi per spazi istituzionali, pubblici e non-profit in Italia e all’estero, tra cui, recentemente, ‘ARTInRETI. Pratiche artistiche e trasformazione urbana in Piemonte’ (Fondazione Pistoletto, Biella, 2012). L’inquietudine del critico «Nel mondo dell’arte giovanile», scrive Mario Perniola, «sembra diffusa l’opinione che l’arte di oggi possa fare a meno della teoria: il compito del critico d’arte dovrebbe così limitarsi a una specie di cronaca e di promozione pubblicitaria degli artisti che gli piacciono, senza più intervenire su questioni, non dico di estetica, ma nemmeno di poetica e di storia dell’arte».

Il progetto L’inquietudine del critico – ardito fin dalla scelta della parafrasi deliberatamente lonziana del titolo – intende evidenziare, attraverso un ciclo di presentazioni di libri, i casi di alcuni studiosi di giovane generazione che, consapevoli o meno, rinvengono nelle parole del celebre ed autorevole estetologo – ancora pienamente attuali, benché scritte oltre un decennio fa – una sfida da raccogliere, senza pensare di glissare sulla condizione di profonda crisi in cui la critica d’arte versa crescentemente da decenni – né tanto me no pensare di sciogliere i profondi dilemmi che interessano il dibattito intorno alla sua natura -, ma anche senza lasciarsi inibire dalla possibilità del fallimento. Distanti tanto dalla figura del curatore trendy – magari informato per filo e per segno sull’attualità più appariscente, ma con una memoria storica che nel migliore dei casi coincide con l’inizio del nuovo millennio ed un bagaglio teorico ancor più esile – quanto da quella del ricercatore rigidamente accademico – che rifiuta la militanza sul campo, il necessario confronto diretto non solo con l’opera, ma anche con l’artista e con gli altri attori del sistema, nonché dello specifico storico-artistico con le altre branche del sapere -, essi, nati e cresciuti in un tempo che si vuole all’insegna del “post”, dove tutto è stato detto e fatto, vanno invece in cerca di territori ancora inesplorati o suscettibili di nuove esplorazioni, di connessioni non ancora stabilite o da interrompere per riattivare su basi nuove, nella possibile prospettiva di integrare, se non proprio di mettere in crisi, la vulgata dominante.

Alcuni dimostrano una prassi che privilegia la ricostruzione storica, altri si attestano su di un profilo più prossimo alla riflessione teorica; altri ancora contaminano disinvoltamente i metodi e gli obiettivi del discorso storico-artistico con quello proprio delle altre scienze umane; tutti procedono da quella sana inquietudine che scaturisce dalla volontà di sapere, di verificare costantemente i dati tramandati ed acquisiti, leggendoli in rapporto alle ideologie di quel determinato tempo e quel determinato spazio di cui sono espressione e soppesando la loro relatività, senza temere e smussare, anzi evidenziando, le ambiguità e le contraddizioni delle vicende artistiche che, come le vicende dell’umanità tout court, sono spesso la combinazione di spinte divergenti e contrastanti. Tutto ciò in un contesto in cui, riferendoci nuovamente alla oggi spesso incoerentemente venerata Carla Lonzi, la critica – benché forse non necessariamente il critico – invece di rammaricarsi del suo essere potere – considerazione in verità alquanto datata se si considera la «profonda mortificazione» cui, come osserva Hal Foster, è sottoposta fin dagli anni ottanta – dovrebbe piuttosto puntare, a fronte dell’ autoreferenziale mercato speculativo cui in maniera sempre più esclusiva paiono legate le sorti dell’arte, a riprendersi il potere.
Stefano Taccone

Venerdì 26 ottobre, dalle ore 18.30,
appuntamento con Cecilia Guida con "Spatial Practices. Funzione pubblica e politica dell’arte nella società delle reti", edito nel 2012 da Franco Angeli.

BAD Museum
via B. Croce 1 Casandrino (Napoli)

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