Opere scelte da una collezione. Animato da una natura speculativa, teso a cogliere lo spirito della contemporaneita' e della storia a lui coeva, Ferrazzi parte sempre dall'osservazione del proprio mondo affettivo e quotidiano.
A cura di Francesca Romana Morelli
La mostra, nata dalla collaborazione del gallerista milanese Matteo
Lampertico con il romano Carlo Virgilio, presenta per la prima volta un
nucleo di 20 opere di Ferruccio Ferrazzi provenienti da un’inedita
collezione privata.
Ferruccio Ferrazzi, uno dei maestri più complessi e longevi della prima
metà del ‘900, è argomento della mostra “FERRUCCIO FERRAZZI – Opere
scelta da una collezione” che si terrà a Milano dal 16 ottobre al 15
novembre 2012 e a Roma dal 20 novembre al 22 dicembre 2012.
Per la prima volta saranno presentati venti dipinti di Ferrazzi scelti dalla
raccolta di uno dei suoi maggiori collezionisti, un uomo d’affari milanese,
che amava raccogliere opere dell’ottocento, ma che rimase colpito
dall’incontro con l’artista avvenuto poco dopo la fne della Grande Guerra,
avviando così un fertile rapporto intellettuale e un profondo legame
d’amicizia, proseguito fno agli anni cinquanta.
Animato da una natura speculativa, teso a cogliere lo spirito della
contemporaneità e della storia a lui coeva, attraverso studi orientati in
direzioni molteplici, Ferrazzi parte sempre dall’osservazione del proprio
mondo affettivo e quotidiano. Assorto nella continua sperimentazione di
tecniche, attraverso un’osservazione diretta dai maestri dell’antichità, dalla
pittura pompeiana a Giotto, da Piero della Francesca a Seurat, cerca di
mettere ordine, di seguire il flo della rifessione attraverso lo “specchio”
concettuale dei suoi “Diari” e dei suoi “Quaderni della tecnica”.
Le sue complesse iconografe, frutto di una tecnica atta ad esprimere una
determinata situazione psicologica, sono trasfgurate da elementi ermetico-
flosofci, come dimostrano alcuni dei dipinti in mostra.
In Horitia agli specchi (1925) la fgura iconica della moglie è racchiusa in una
sorta di “mondo prismatico”, che permette una visione simultanea della
realtà, ma anche di risalire le fonti della tradizione artistica: dalle ricerche
cubiste al Narciso di Caravaggio. Invece La tempesta (1931) costituisce una
chiave esoterica e visionaria per penetrare il senso ultimo della storia e il
suo travaglio. I soggetti iconografci di questi due dipinti, come anche dei
quadri Il balletto (1919), La nuda ( frammento della Vita Gaia,1922), sono alla
base del mondo poetico e mitico di Ferrazzi, per cui vengono ripresi nel
tempo fno a tessere un’unica opera ideale, una lucida “visione prismatica”
del lavoro dell’autore, ma anche del destino di un’epoca.
Curato da Francesca Romana Morelli, con la collaborazione dell’Archivio
Ferrazzi (Roma), il catalogo contiene un saggio e le schede volte a
ricostruire l’articolata storia dei singoli dipinti.
Ferruccio Ferrazzi (Roma 1891 – 1978)
Pittore, scultore, teorico. Nel 1910 espone alla Biennale veneziana.
Soggiorna a Parigi e studia musica. In questo fase della sua formazione
alterna opere di ascendenza cézanniana ad altre di infuenza futurista.
Conduce studi sui pittori del passato e sulle loro tecniche, in parallelo a
quelli sul “vero”, che proseguirà per tutta la vita.
Nel 1916 alla Mostra degli Amatori e Cultori scandalizza la critica e il
pubblica per l’allestimento della sua sala, concepita secondo una visione
prismatica dell’ambiente, in cui i “frammenti” pittorici presentano delle
ardue prospettive legate ai tagli sghembi dei supporti. Questa idea
germinale di un’“opera d’arte totale” la realizza poi nel Mausoleo degli
Ottolenghi ad Acqui Terme (1923-1954); mecenati che chiameranno a
lavorare anche Arturo Martini e Marcello Piacentini.
v
Sempre nel 1916 accetta di lavorare a Montreux (Svizzera), presso un suo
collezionista, che ha una straordinaria raccolta di espressionisti tedeschi.
Nel 1923 la Biennale romana lo indica come un riferimento essenziale per le
nuove generazioni. In Italia è tra i primi a dedicarsi ad opere su scala
monumentale.
Divenuto una delle principali voci in questo campo, lavorerà anche nel
Palazzo di Giustizia di Milano (1938-1939) e dell'Università a Padova (1941).
Vince il prestigioso Premio Carnegie nel 1926 e viene eletto Accademico
d’Italia nel 1933. Nel 1946 alla Galleria dell’Art Club alla San Marco espone
delle visioni apocalittiche di Hiroshima.
Dagli anni Cinquanta vive prevalentemente nella casa di Santo Stefano sul
monte argentario dove scolpisce Il Teatro della vita, un’opera su scala
ambientale, testamento ideale del suo percorso esistenziale e artistico.
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Immagine: Orizia agli specchi, 1925, olio su tavola, cm. 92,5 x 71
Inaugurazione: martedì 20 novembre ore 18
Galleria Carlo Virgilio
via della Lupa, 10, Roma
Orari: da lunedì a venerdì 16-19.30
mattina e sabato su appuntamento
Ingresso libero