Triennale di Milano
Milano
viale Alemagna, 6
02 724341 FAX 02 72434239
WEB
New India Designscape
dal 12/12/2012 al 23/2/2013
mar - dom 10.30-20.30, gio 10.30-23; il 25 dicembre e 1 gennaio 14-20.30, chiuso il 24 e 31 dicembre

Segnalato da

Damiano Gulli'




 
calendario eventi  :: 




12/12/2012

New India Designscape

Triennale di Milano, Milano

Nei lavori dei designer indiani contemporanei l'antico e il contemporaneo, il sacro e il profano, si mischiano in un tutto non immediatamente decodificabile portando nel quotidiano contenuti profondi con risvolti quasi terapeutici. A cura di Simona Romano.


comunicato stampa

A cura di Simona Romano con la collaborazione di Avnish Mehta
Progetto di allestimento Kavita Singh Kale

Triennale Design Museum porta avanti il ciclo dedicato al nuovo design internazionale negli spazi del MINI&Triennale CreativeSet proponendo una inedita selezione dei più interessanti lavori dei designer indiani contemporanei, a cura di Simona Romano con la collaborazione di Avnish Mehta.

New India Designscape presenta la complessità di un contesto, di un paesaggio, in cui prevalgono le interrelazioni e le continue interrogazioni sul progetto più che la fissità di identità nazionali e di figure in sé concluse, come i maestri delle generazioni passate.

I giovani designer selezionati, permeati dalla matrice culturale dell’India ma fortemente contaminati da altri contesti, per lo più occidentali, attraverso il loro contributi progettuali propongono progetti che vivono in un delicato equilibrio tra l’innovazione e la tradizione.

Spesso sono proprio i contenuti mitici a essere riproposti, con una certa ironia, in oggetti comuni (per esempio in Mr Prick di Sandip Paul, nei Lotus pieces di Sahil and Sartak, nella Cheerharan Toilet Paper di Divya Thakur, in Cut.ok.Paste di Mira Malhotra, nella Hanuman T-shirt di Lokesh Karekar, negli abiti di Manish Arora, nelle Varanasi Cows di Kangan Arora) a dimostrazione che l’antico e il contemporaneo, il sacro e il profano, si mischiano in un tutto non immediatamente decodificabile (per i non indiani) portando nel quotidiano contenuti profondi con risvolti, nell’era globale, quasi terapeutici.

Altri oggetti partono dalla cultura materiale autoctona (ardua sfida dal momento che gli oggetti più comuni e tradizionali dell’India hanno un coefficiente di modernità, funzionalità, ed estetico difficilmente superabile) o la reinterpretano innovando alcune tipologie (come nella Disposable Mug di Paul) o utilizzando alcuni oggetti comuni come dei semilavorati per crearne altri (la Choori Lamp di Sahil and Sartak, gli abiti di Aneeth Arora, i lettering di Hanif Kureshi, i gioielli di Shilpa Chevan).

Negli oggetti in mostra vengono riproposti anche alcuni immaginari di un’India meno mediatica, che espone a un confronto tra diverse realtà sociali, a cui si guarda con un’accettazione, non rassegnazione, che prende forma, più o meno inconscia, in altri oggetti quasi surreali come il Bori Cycle Throne di Gunjan Gupta; e tra questi confronti non poteva mancare una riattualizzazione post-coloniale del rapporto India-Inghilterra (il lettering Englishes di Geetika Alok).

Le esigenze concrete della vita dei villaggi di cui è fatta la maggior parte dell’India non urbana ispira invece il cosiddetto barefoot design in cui una lavatrice a pedali (Reyma Josè) e la struttura in bamboo per il carico e il trasporto di pesi sulle spalle (Vikram Dinubhai Panchal), fanno la differenza in termini di qualità di una vita di per sé difficile. Ma il design si pone spesso in dialogo anche con le raffinatissime tecniche artigianali rurali per ridisegnare gli oggetti tradizionali (il furniture design in bamboo di Sandeep Sangaru e Andrea Norohda, i progetti di Garima Aggarwal Roy, il Flying bird e le Singing Leaves di Rajiv Jassal, i Natural dishes di Sanders e Kandula, la bicicletta in bamboo di design anonimo) e incentivare le piccole economie locali (i Bamboo Cubes di M.P. Ranjan, i Chitku works di Priyanka Tolia)

L’India urbana invece, quella tecnologica, che si caratterizza più per lo sviluppo di processi e semilavorati che per il design, quasi trova un alter ego artistico nei lavori di Padmaja Krishnan (Excess mobile e Wood Pc) e di Ranjit Makkuni (progettista di sofisticate installazioni interattive che ci connettono con il sacro).

L’India, anche nel design, si rivela così, difficilmente organizzabile, classificabile, sistematizzabile, decifrabile. Convivono progettisti che vi rimangono con l’intento di cambiare le cose (in mancanza delle aziende sono molte le produzioni self-made in piccole serie), che vi tornano dopo lunghi periodi di formazione e attività all’estero, o che lavorano lontano dalla grande madre senza mai dimenticarla nei loro progetti.

Un paesaggio, il designscape indiano, ricco, che attraverso le diverse articolazioni del dialogo tra modernità e tradizione, potrà produrre nuovi contenuti per una società globale sempre in continuo divenire, e, proprio per questo, sempre alla ricerca delle proprie ancestrali radici.

Catalogo Corraini Edizioni

Le mostre del CreativeSet sono un progetto diretto da Silvana Annicchiarico

Ufficio Stampa e Comunicazione. Triennale Design Museum
Damiano Gullì, Responsabile damiano.gulli@triennale.it T. +39.02.72434.241

Conferenza stampa giovedì 13 dicembre ore 11.30
Inaugurazione giovedì 13 dicembre ore 19

Triennale Design Museum
Triennale di Milano viale Alemagna, 6 Milano
Da martedì a domenica: dalle ore 10.30 alle ore 20.30; giovedì aperto fino alle ore 23.00
Venerdì 7 e sabato 8 dicembre tutto il giorno, martedì 25 dicembre e 1 gennaio (chiuso il 24 e 30 dicembre) dalle 14 la Triennale di Milano sarà aperta con le sue mostre, il Bookstore e il DesignCafé.
Ingresso 2 euro
Mostra + Triennale Design Museum euro 8

IN ARCHIVIO [844]
Rosanna Bianchi Piccoli
dal 14/12/2015 al 23/1/2016

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede