Ex Chiesa San Francesco - Spazio Culturale Antonio Ratti
Como
largo Spallino, 1
031 233111 FAX 031 233249
WEB
Corso superiore di arte visiva
dal 4/7/2003 al 19/7/2003
031 233111 FAX 031 233249
WEB
Segnalato da

anna daneri




 
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4/7/2003

Corso superiore di arte visiva

Ex Chiesa San Francesco - Spazio Culturale Antonio Ratti, Como

Conferenze aperte al pubblico: la prima, dal titolo ''Place in our darkness / arte che risuona, lentamente'', e' di Richard Nonas, Visiting Professor del Corso Superiore di Arte Visiva della Fondazione A. Ratti 2003. Seguono gli interventi di Jean-Hubert Martin il 12 luglio e di Sylvere Lotringer il 19 luglio.


comunicato stampa

Direttore: Annie Ratti
Curatori: Giacinto Di Pietrantonio, Angela Vettese
Coordinamento: Anna Daneri

Conferenze aperte al pubblico
5 luglio, ore 10.30 Richard Nonas,
12 luglio, ore 10.30 Jean-Hubert Martin,
19 luglio, ore 10.30 Sylvère Lotringer,

RICHARD NONAS
Place in our darkness / arte che risuona, lentamente.

La prima conferenza aperta al pubblico del Corso Superiore è dedicata al Visiting Professor, Richard Nonas ed è un'importante occasione per accostarsi alla ricerca dell'artista, lontano dalla scena italiana da quasi trent'anni.
Nato a New York nel 1936, Richard Nonas è approdato all'arte dopo una lunga attività di antropologo.
Attivo a partire dagli anni Settanta nel gruppo Anarchitecture fondato insieme a Gordon Matta-Clark, Nonas lavora sul potere evocativo ed emozionale nascosto in tutti gli oggetti, anche i più semplici, creando sculture 'minimal' che vanno dal piccolo formato alle installazioni ambientali.
Concepite sia per spazi interni che per esterni, le opere di Nonas sondano la capacità dell'arte di dare vita a quelli che lui chiama 'luoghi caricati'(charged places).
Nonas ha scritto numerosi saggi sul significato dell'arte e le sue interpretazioni. Le sue opere sono presenti nelle collezioni pubbliche e museali di tutto il mondo. Ha inoltre realizzato numerosi progetti di arte pubblica. In Italia le sue opere sono presenti nella collezione Panza di Biumo.

Mi interessa indagare come ci aggrappiamo a ciò che crediamo di conoscere. Mi interessa ciò che crediamo di conoscere e il perché lo crediamo. Il mio interesse va al nostro continuo desiderare oltre a ciò che non riusciamo neppure ad immaginare - non uno specifico e identificabile 'oltre', ma piuttosto una sorta di lato sconosciuto, una parte mancante di noi stessi, che sta fuori dalla nostra portata.
Mi interessa l'inevitabilità del fallimento. L'idea che l'arte sia il modo con cui riconosciamo l'assenza e la nostra incapacità di colmarla; l'idea che in qualche modo l'arte diventi allo stesso tempo quell'assenza e quel fallimento. Ciò che mi interessa maggiormente è che l'arte riconosca le lacune del pensiero umano, ma non riesca mai a superarle.
La forza e la debolezza, la perversione e la necessità mi confondono ed esaltano. Il continuo e disperato salto nell'oscurità mi commuove, e così l'inevitabile fallimento.
__________

JEAN-HUBERT MARTIN
Arte, religione e antropologia

Critico e storico dell'arte, specializzato in culture extraeuropee, è direttore del Museum Kunst Palast di Düsseldorf. Già direttore a Parigi del Musée Nationale d'Art Moderne e del Musée National des Arts d'Afrique et Océanie, è consulente artistico del costituendo Museo del Presente di Milano. Curatore di fama internazionale, Martin è stato tra i primi a occuparsi di arte non-occidentale, presentandola non più come fenomeno di folklore e sullo stesso piano dell'arte occidentale. Simbolo di quest'apertura è una delle mostre da lui curate per il Baubourg di Parigi, Magiciens de la terre (1989), riferimento ineludibile per le ricerche curatoriali degli ultimi vent'anni.
Martin ha curato numerose pubblicazioni e mostre, tra cui: la Biennale di San Paolo (1996), la Biennale di Lione (2000), Chen Zhen (2003)

Lo scollamento tra arte e religione è un dato assodato nell'arte occidentale degli ultimi due secoli. Ma se oggi vogliamo includere seriamente nel circuito artistico contemporaneo autori provenienti da culture 'altre', il problema del credo religioso potrebbe avere un ritorno decisivo.
Come si devono misurare i musei d'arte contemporanea con questo ritorno? Come può un sistema dialettico in cui la posizione etico/estetica è determinata dal singolo, accettare la fede religiosa che si pone come verità assoluta?
Se l'antropologia offre spiegazioni utili a comprendere fatti e fenomeni religiosi, essa fallisce ad un certo punto, nel tentativo di comprensione di un credo condiviso all'interno di una comunità.
Ciò si può applicare anche all'arte. Come possono le mostre tentare di coinvolgere campi eterogenei, allo scopo di allargare la propria portata e esporre arte entro una prospettiva più ampia rispetto al passato?
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SYLVÈRE LOTRINGER
Foreign Agents a New York

La disciplina 'ospite' di quest'anno è la semiologia; l'intervento di Lotringer esplorerà infatti le molteplici relazioni tra ricerca artistica e pensiero filosofico-linguistico.
Direttore e fondatore della rivista Semiotext(e), Sylvère Lotringer è professore alla Columbia University di New York. Ha introdotto negli Stati Uniti il pensiero filosofico francese contemporaneo. Ha curato l'edizione inglese di diversi lavori di teorici francesi, tra cui: Paul Virilio (Pure War, 1983; Crepuscolar Dawn, 2003; The Accident of Art, 2003), Jean Baudrillard (Forget Foucault, 1986) e Alain Joxe (The Empire of Disorder, 2003).
Tra le sue pubblicazioni più recenti: French Theory in America (Routledge, 2001), Hatred of Capitalism (Semiotext(e)/The Mit Press, 2002)

Il periscopio di Semiotext(e) e la lente di ingrandimento del pensiero teorico francese possono offrire una lucida panoramica di tre decadi che hanno cambiato il mondo (dell'arte a New York).
Si può sopravvivere alla morte delle avanguardie e alla mercificazione dell'arte con un certa dose di pensiero pratico (e molto umorismo).

LUOGO: San Francesco, Largo Spallino 1, Como

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