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Camere XVIII
dal 27/2/2013 al 26/4/2013
mar - sab 16.30-19.30 e su appuntamento

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RAM radioartemobile




 
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27/2/2013

Camere XVIII

RAM radioartemobile, Roma

Intese: Alvin Curran, Maurizio Mochetti, Alfredo Pirri. La natura della mostra, con installazioni inedite, e' rafforzata dal dialogo che gli artisti intrattengono tra loro e dalle precise intese che questi vivono nel privato.


comunicato stampa

Dopo due mostre Promemoria, RAM riprende il ciclo di Camere con un’edizione tutta romana: Alvin Curran, Maurizio Mochetti e Alfredo Pirri partecipano al 18° appuntamento.

La natura stessa della mostra, con installazioni inedite,viene rafforzata non solo dal dialogo che gli artisti di volta in volta intrattengono tra loro, ma anche dalle precise Intese che questi vivono nel privato: concedono il loro intimo e personale “campo di confronto, campo dialettico, campo di battaglia (Riccardo Giagni, Camere 2005).

I testi che accompagnano la mostra sono la trascrizione di alcuni estratti delle conversazioni registrate per RAM LIVE: Alvin Curran con Susan Levenstein, Maurizio Mochetti con Gaia Scaramella e Alfredo Pirri con Valentina Valentini.

I dialoghi saranno ascoltabili in forma integrale su RAM LIVE, http://live.radioartemobile.it/ dal giorno dell’inaugurazione.

Intese
Alvin Curran e Susan Levenstein
C’è stato una circostanza all’inizio in cui non ci capivamo o sbaglio? Susan: Sai cosa ho capito? Ho capito la tua musica. Ricordi, quando sono andata all’Argentina, e ti ho sentito salire sul palco cantando. E mentre la metà del pubblico se ne stava andando via, io ne ero affascinata… Alvin: Sì, potrebbe dire che era l’inizio della fine… Non voglio mettere tutta l’enfasi sul mio lavoro, che è quello che invece molte persone vogliono da me, ed in un certo senso sono un po’ stanco, stanco di essere sotto i riflettori come artista. Penso sia arrivato il tempo per te di stare sotto i riflettori. Susan: Ciò che mi piace è che il tuo lavoro per me è un hobby che mi fa staccare dal mio lavoro effettivo come medico. Mi siedo davanti al computer e trovo delle foto per il tuo sito web o creo piccoli video stills, o rintraccio le registrazioni di qualcuno… è veramente molto piacevole. È un aspetto laterale del nostro rapporto, non è importante, ma è una cosa accessoria che mi diverte… Alvin: Tu sei diventata un esperto di livello mondiale in musica contemporanea, non conosco nessuno che ne sappia più di te. Susan: Sì e io ti ho coinvolto gridando e scalciando per riportarti nel mondo della musica classica. Alvin: No, non è gridando e scalciando. Tu sai, quante volte e in quanti brani Schumann, Mozart, Beethoven e persino Bach mi abbiano in qualche modo ispirato su ciò che stavo componendo in quel momento solo perché tu ogni giorno sei seduta al pianoforte e suoni questa musica. E questo diventa una vera gioia nella mia vita, tu mi stai restituendo qualcosa che non ho o che avevo ma ho buttato via. Ed io vado in giro facendo il lavoro che faccio. Viviamo entrambi sullo stesso piano e allo stesso modo. Maurizio Mochetti e Gaia Scaramella Gaia: Ci sono pochi argomenti che ci fanno infuocare in realtà. Uno è proprio l’arte. Non andiamo proprio d’accordo. Stiamo parlando della tua opera. C’entra probabilmente la differenza di età. C’è una differenza di pensiero. Maurizio: Si, ci sono alcune generazioni di differenza tra noi due. Gaia: Ieri sera sono andata in overdose di arte. Quando mi capita vado in iperproduzione. Poi ho momenti di stasi dove non faccio assolutamente nulla. Maurizio: Quella dell’arte è una febbre… Gaia: capita di interrompere per anni… il famoso non finito. Maurizio: Finire una cosa è la morte. Le cose che amo, che mi piacciono non le finisco, le rinnovo, le cambio. Mi piace fare un lavoro che posso evolvere in continuazione. Perché devo fissarlo? In effetti, il mio lavoro è uno solo. Non puoi fissare una cosa che non è fissabile. Dire che un lavoro non lo finisco mai, non è una cosa negativa. Gaia: Vuol dire che non ti innamori mai di qualcosa? Maurizio: io sono sempre innamorato. Che differenza c’è tra un’opera e la vita? Gaia: Quando tu non sei costretto a consegnare un’opera, non la consegni neanche a te stesso, non la finisci. Maurizio: finisce quando io non ci sarò più. Gaia: Se fai cosi, non puoi disinnamorarti. Maurizio: Il problema dell’amore è che non può finire. È una questione di erotismo, io devo continuare a godere. Abbiamo due concetti diversi di vita. Gaia: La mia non è una critica, è l’analisi di un approccio diverso. Nell’arte e al di fuori dell’opera d’arte. Maurizio: Quando una cosa mi interessa sta nella mia vita e devo continuare a volerla e desiderarla, quindi cerco di non finirla. Gaia: Nella concretezza della vita quotidiana cambia, non può essere sempre tutto provvisorio. Maurizio: per me tutto è in evoluzione, tutto cambia giorno per giorno e, ovviamente,non è facile gestirsi così. Alfredo Pirri e Valentina Valentini Valentina: All’origine del mondo c’è questa immagine di Dio che pronuncia la parola fiat lux. Su questo fiat lux gli artisti hanno riflettuto, interrogandosi sul rapporto tra immagine e parola. Tu sei un artista che lavora con le immagini, ma lavori anche con la parola perché scrivi e hai un rapporto abbastanza stretto con il suono. Come si traduce nel tuo lavoro questo rapporto, come separazione, come coincidenza, come concomitanza? Alfredo: Io prendo le cose abbastanza alla lettera, fiat lux vuol dire che all’origine di tutto c’è l’immagine. C’è una gerarchia tra immagine, parola e suono. L’immagine è un ambiente generoso dentro il quale si può sviluppare sia il suono che la parola. L’immagine è in continua espansione come l’universo. Per me la parola e il suono sono fatti assolutamente residuali rispetto all’immagine. Questo non vuole dire che sono secondari, ma sono comunque resti dell’immagine. Né la parola né il suono riescono a sostituire l’immagine. L’immagine fonda il mondo, fonda la civiltà, la comunità, lo stare insieme, almeno dalle nostre parti del mondo. Valentina: Non pensi invece che ci si riunisce anche per ascoltare la parola? Alfredo: però sempre partendo da un’immagine. Anch’io soffro della fascinazione della parola però sono consapevole che la vera gioia è nell’immagine. Valentina: La scrittura è diversa dalla parola detta, che svanisce come il suono; scrivere è creare dei segni che restano come tracce su un supporto, per cui sono assimilabili alle immagini, come i geroglifici, la scrittura ideografica. La scrittura è un lavoro di composizione, un desiderio folgorato da un concetto, un’idea, come la composizione di un’opera plastica. Alfredo: non voglio dire che non provo soddisfazione quando scrivo, ma solamente quando riesco ad evocare un’immagine o meglio, narrare un immagine. Anche il suono è come una scrittura. Mi piacciono molto i suoni che evocano quelli naturali facendone una sintesi. I suoni che ci raccontano il mondo. E ce lo restituiscono amplificato.

Inaugurazione 28 febbraio ore 19.00

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via Conte Verde 15 - 00185 Roma
da martedì a sabato dalle 16.30 alle 19.30 e su appuntamento

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