GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Bergamo
via San Tomaso, 53
035 399528 FAX 035 236962
WEB
Tre mostre
dal 6/3/2013 al 25/5/2013
mar - dom 10-19, gio 10-22, lun chiuso

Segnalato da

Paola Colombo




 
calendario eventi  :: 




6/3/2013

Tre mostre

GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, Bergamo

In 140 opere "Pop, Realismi e Politica" analizza la produzione artistica in Brasile e in Argentina negli anni '60, evidenziando l'originalita' degli artisti e le sfide che essi hanno dovuto affrontare in una decade caratterizzata da profondi cambiamenti sociali. Nello Spazio Caleidoscopio una serie di disegni scultura nei quali Giovanna Bolognini infrange la bidimensionalita'. Giuseppe Gabellone presenta lavori inediti: 3 grandi opere a parete sono il risultato di un processo compositivo e scultoreo nato dall'elaborazione di parole e brevi frasi, un'enorme installazione e' stata concepita per sollecitare il senso tattile.


comunicato stampa

Pop, Realismi e Politica
Brasile - Argentina, anni Sessanta
08.03.13 - 26.05.13

A cura di Paulo Herkenhoff e Rodrigo Alonso

Dall’8 marzo al 26 maggio 2013 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è lieta di ospitare POP, REALISMI E POLITICA. Brasile – Argentina, anni Sessanta.

Curata da Paulo Herkenhoff e Rodrigo Alonso, la mostra presenta e analizza la produzione artistica in Brasile e in Argentina negli anni Sessanta, evidenziando la creatività e l’originalità degli artisti e le sfide che essi hanno dovuto affrontare in una decade caratterizzata da profondi cambiamenti sociali.

La GAMeC è la terza delle quattro sedi della mostra, che è stata ospitata – con progetti espositivi ad hoc per ciascuna istituzione - dalla Fundación PROA di Buenos Aires e dal Museu Oscar Niemeyer di Curitiba nel 2012 e che sarà allestita nei prossimi mesi presso il MAM - Museu de Arte Moderna do Rio de Janeiro, a conclusione dell’itinerario espositivo.

Il titolo racchiude in sé un riferimento ai movimenti artistici cui si ispirano le opere in mostra e ai temi in essa trattati, primi tra tutti la Pop Art nordamericana e inglese e il Nouveau Réalisme, ma anche il Situazionismo, il movimento argentino Otra Figuración e i movimenti brasiliani Nova Objetividade e Tropicália.

La mostra riunisce un ricco insieme di lavori in dialogo, basati sulla condivisione del loro momento storico; opere eterogenee che presentano numerose affinità, a cominciare dai soggetti trattati: consumismo di massa, pubblicità, design, moda e, non da ultimo, la resistenza politica.
Un’arte vitale, energica e anticonformista, specchio di due nazioni che presentavano gravi problemi sociali quali povertà, condizioni di vita precarie, lotte di potere, pressioni militari e migrazioni interne.
Opere che hanno spesso causato polemiche e scandali e che hanno abbattuto le convenzioni senza preoccuparsi delle forme, con lo scopo di non lasciare indifferente lo spettatore.

In mostra, le icone dell’Arte Pop statunitense trovano una risposta nella visione personale del movimento proposta dagli artisti sudamericani, nata dal bisogno di agire e sperimentare dalla prospettiva dei loro specifici contesti di appartenenza, liberandosi dalle pressioni di una disciplina e dalle esigenze di un mercato.
In quegli anni, gli artisti capiscono che la libertà di espressione e il coinvolgimento dei mass media sono fondamentali per garantire lo sviluppo della cultura e della loro arte. A differenza dei loro colleghi statunitensi, però, gli artisti sudamericani abbracciano una vera e propria arte dei mezzi di comunicazione che opera direttamente dal loro interno, mettendoli in discussione e trasgredendoli.
Happening, sfilate, interventi urbani: l'arte partecipata abbandona gli spazi istituzionali per prendere posto all’interno della vita quotidiana e gli artisti divengono protagonisti di una vera e propria rivoluzione nel campo della moda, del comportamento e dell’interazione sociale.
Una sfida che comporta numerosi rischi, nel contesto di una dittatura militare che mantiene un controllo costante sulla diffusione delle informazioni e sui mezzi di comunicazione. Non va infatti dimenticato che negli anni Sessanta il Sud America è stato teatro di scontri ideologici, movimenti sociali, terrorismo di Stato e lotta armata.

Le opere in mostra alla GAMeC offrono uno spaccato singolare di questa ‘arte di contraddizioni’: il percorso espositivo accoglie, infatti, video, dipinti, installazioni, disegni, fotografie e documenti provenienti da musei internazionali e da collezioni private; circa 140 opere di importanti artisti brasiliani e argentini che hanno messo in discussione le strutture esistenti e abbracciato impegni politici, creando immagini che si sono dimostrate fondamentali per l’arte del XX secolo.

In mostra, tra gli altri, opere di Antonio Berni, Delia Cancela, Raymundo Colares, Eduardo Costa, Jorge de la Vega, Antonio Dias, Rubens Gerchman, Carmela Gross, Roberto Jacoby, Anna Maria Maiolino, Marta Minujín, Cildo Meireles, Pablo Menicucci, Luis Felipe Noé, Hélio Oiticica, Lygia Pape, Evandro Teixeira, Claudio Tozzi.

Il catalogo della mostra, edito da Silvana Editoriale, è la versione italiana del volume pubblicato in occasione dell’esposizione alla Fundación PROA di Buenos Aires e include testi di Paulo Herkenhoff, Rodrigo Alonso e Gonzalo Aguilar accanto a testi storici di Lawrence Alloway, Waldemar Cordeiro, Roberto Jacoby, Oscar Masotta, Cildo Meireles, Luis Felipe Noé, Hélio Oiticica, Pierre Restany e Jorge Romero Brest.

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Giovanna Bolognini
Disegni scultura
08.03.13 - 07.04.13

GAMeC, Spazio Caleidoscopio
A cura di M. Cristina Rodeschini

Ci sono artisti la cui identità è tanto nitida da rendere inconfondibile ogni loro realizzazione.
È il caso di questa geniale scultrice che opera da trent’anni con coerenza e continuità. Niente comunque di ripetitivo: Giovanna Bolognini percorre con sensibilità i sentieri di una ricerca viva, naturalmente dotata di grande energia. Caratteristica del suo lavoro è la manipolazione del filo di ferro cotto, costante linguistica elementare, povera, essenziale, accompagnata dal disegno, come inseparabile pratica di pensiero, di meditazione.

La GAMeC presenta una serie di disegni scultura nei quali Giovanna Bolognini infrange con assoluta naturalezza la bidimensionalità, spalancando immaginari visivi che estroflettono e introflettono la superficie, in una visione forte e dinamica. Curiosa è l’esplorazione della tridimensionalità, che guida il riconoscimento dei mezzi espressivi più adatti a fare forma a una precisa dimensione estetica, presupposto chiaro di ogni risultato.
Una mano riconoscibile, vibrante, mai statica, con un ritmo al quale stanno strette le regole e i confini delle due dimensioni, per proiettarsi nella costruzione dello spazio, dimensione plastica necessaria e inevitabile dei disegni scultura di Giovanna Bolognini.

Hanno scritto di lei, tra gli altri, Giuseppe Appella, Mario Botta, Claudio Cerritelli, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Maria Grazia Recanati.

Nata a Volpera di Mapello (Bergamo), si è diplomata all’Accademia Carrara di Belle Arti (1983) e all’Accademia di Brera (1994). Ha tenuto mostre personali in gallerie private e in spazi pubblici a Bari, Bolzano, Como, Ferrara, Milano, Matera.

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Giuseppe Gabellone
8 marzo – 5 maggio 2013

A cura di Alessandro Rabottini

La GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo presenta la prima mostra personale che un’istituzione pubblica italiana dedica al lavoro di Giuseppe Gabellone (Brindisi, 1973. Vive e lavora a Parigi).

La mostra, a cura di Alessandro Rabottini, presenta una serie di opere inedite concepite per l’occasione e segna il ritorno espositivo di Gabellone in Italia dopo alcuni anni.

Sin dalla seconda metà degli anni Novanta il lavoro di Giuseppe Gabellone si è imposto all’attenzione del pubblico e della critica internazionali per l’originalità del suo approccio ai linguaggi della fotografia e della scultura e per il rigore formale e concettuale che lo caratterizzano, portando l’artista a prendere parte giovanissimo a due edizioni della Biennale di Venezia (nel 1997 e nel 2003) e una Documenta di Kassel (2002).

Nel suo lavoro, Gabellone esplora la relazione tra scultura e fotografia, tra bidimensionalità e tridimensionalità, tra l’immagine e la sua fisicità conducendo il medium fotografico e il concetto di scultura su nuovi piani di linguaggio. Se negli anni dei suoi esordi il lavoro dell’artista ha instaurato una profonda relazione con l’eredità dell’Arte Povera e della scultura post-minimalista – soprattutto nel modo di concepire la scultura come campo di energia, di trasformazione e di temporalità – negli anni più recenti il suo lavoro si è caratterizzato per un sempre più spiccato sperimentalismo tanto sui materiali quanto sull’invenzione iconografica. Ne sono un esempio le serie che sfruttano il linguaggio del basso-rilievo – e, di conseguenza, della relazione tra immagine, scultura e architettura – e che sono state realizzate sperimentando materiali come il poliuretano espanso, il tabacco e la polvere di alluminio (si vedano, a questo proposito, la serie de I Giapponesi del 2003 e i Senza Titolo del 2005).

L’idea stessa dell’immagine come una costruzione che si situa a metà strada tra astrazione e realtà è al centro del lavoro di Giuseppe Gabellone, se pensiamo a un procedimento tipico del suo lavoro, ovvero quello di concepire e realizzare strutture, sculture e oggetti che però esistono soltanto in quanto immagini fotografiche. Questa caratteristica del lavoro di Gabellone mette in questione la fotografia come forma di registrazione della realtà a favore di un’idea della fotografia come forma di invenzione della realtà stessa. Ed è questo uno dei motivi per cui, nelle sue immagini, coesistono elementi prosaici e realistici – come scenari industriali e urbani – con forme e atmosfere che evocano un immaginario metafisico e surreale.

Inoltre, tra la fotografia e i materiali della scultura si stabiliscono altre forme di relazione basate sulla capacità di entrambi i media di registrare e conservare tracce dello scorrere del tempo, da una parte attraverso l’impressione della luce e, dall’altra, attraverso la sensibilità delle superfici. Nel suo lavoro Gabellone pone in dialogo astrazione e figurazione, tattile e visivo, naturale e artificiale, iper-realismo e decorazione, accrescendo la relazione tra le qualità tattili di un’immagine e il suo esistere in un altrove privo di fisicità.

Per la sua mostra alla GAMeC l’artista ha sviluppato una serie di lavori inediti all’interno di un percorso espositivo pensato in relazione allo Spazio Zero del museo. Tre grandi opere a parete costituiscono l’ossatura della mostra e sono il risultato di un processo compositivo e scultoreo nato a partire dall’elaborazione visiva di parole e brevi frasi. Di ciascuno di questi piani estremamente elaborati è stato poi realizzato un calco in resina plastica, un materiale in grado di registrare le minime variazioni della materia ma che, al tempo stesso, raffredda e allontana la percezione del lavoro manuale. Questi tre monumentali alto-rilievi creano quindi una serie di oscillazioni e di ambiguità percettive tra scultura, pittura e linguaggio.

Lo spazio espositivo è, inoltre, trasformato dalla presenza di un enorme intervento installativo concepito per trasformare l’esperienza percettiva dello spettatore, sollecitando il suo senso tattile oltre che quello visivo.

La mostra è accompagnata da un catalogo monografico che documenta, oltre al progetto per la GAMeC di Bergamo, la produzione artistica di Gabellone degli ultimi quattro anni. Il catalogo, edito da Mousse Publishing, include testi di Tom Morton, contributing editor di Frieze Magazine e curatore indipendente e di Alessandro Rabottini, curatore della mostra.

Giuseppe Gabellone ha preso parte a numerose mostre collettive internazionali come le Biennali di Venezia (1997 e 2003), di Lione (2003), di Sidney (1998) e di Santa Fe (1997) e alla Documenta di Kassel (2002). Sue mostre personali sono state organizzate da istituzioni come il Domaine de Kerguéhennec di Bignan (2008), il Museum of Contemporary Art di Chicago (2002) e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino (2000). Le sue opere sono state esposte in istituzioni come il Kunstmuseum Lichtenstein, il Centre Pompidou di Parigi, il Museu Serralves di Oporto, lo Stedelijk Museum voor Aktuele Kunst di Gent, il Bonnefanten Museum di Maastricht, il Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli e la Galleria d’Arte Moderna di Bologna.

La mostra è parte di una serie in onore di Arturo Toffetti.
La realizzazione del catalogo è stata in parte resa possibile grazie alla collaborazione del GAMeC Club.

Immagine: Edgardo Giménez, Las Panteras, 1966. Fotografia 150 x 120 cm. Promozione dell’installazione presso la Galeria El Sol, Buenos Aires

Assistenti Comunicazione - Ufficio Stampa
tel.: +39 035 270272 fax: +39 035 236962 manuela.blasi@gamec.it - paola.colombo@gamec.it
Relazioni esterne: beatrice.ferrara@gamec.it

Inaugurazione: giovedì 7 marzo, ore 18:30

GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Via San Tomaso, 53 – Bergamo
Orario di apertura
martedì – domenica: 10.00-19.00
giovedì: 10.00-22.00
lunedì chiuso
Ingresso libero

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