Il palazzo storico riapre le porte all'arte con una nuova mostra, a cura di Miriam Falera: Il gesto al femminile. La tematica fondamentale che viene affrontata dalla pittrice nelle opere esposte e' legata alla donna e alla sua gestualita'.
a cura di Miriam Falera
La Sala Tosatto, nello storico Palazzo Santa Croce di Tivoli, riapre le porte all’arte con una nuova mostra, a cura di Miriam Falera, dedicata al Prix de Rome Marie Raphaëlle Mourer, dal titolo MARIE RAPHAELLE MOURER. IL GESTO AL FEMMINILE.
- L’EVENTO - Con il Patrocinio dell'Accademia del Desco d'Oro, l’esposizione sarà inaugurata il 18 maggio 2013, alle ore 18,00 e resterà aperta fino al 18 settembre p.v. nei seguenti orari: tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10.00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 21,00, con ingresso libero a richiesta.
- LA MOSTRA - L’attenzione è concentrata su un’artista donna ed è la donna stessa ad essere oggetto principale della mostra.
In particolare, la tematica fondamentale che viene affrontata nelle opere esposte è legata alla donna e alla sua gestualità. Il gesto al femminile viene inteso dall’artista come vero e proprio linguaggio, al quale la Mourer perviene al termine di un percorso di crescita ed autocoscienza e che si rivela nelle sue differenti forme.
Normanna, di origini francesi, da molti anni M. Raphaëlle Mourer risiede e lavora in Italia. A Tivoli è legata per aver tratto in passato ispirazione per le sue opere da alcuni scorci naturalistici di Villa d’Este, che vengono qui riproposti con alcuni carboni ed acquarelli.
Il gesto dunque inteso e studiato come il movimento che la donna compie - l’artista ne ritrae una serie significativa in differenti pastelli ad olio - ma anche come gesto che la donna-artista imprime sulla carta (supporto privilegiato nelle opere di M. Raphaëlle Mourer), a fissare la sua indagine conoscitiva, sia essa profonda e meditata sulla realtà (come nelle incisioni), sia essa lirica, intenta a fissare la poesia di un passaggio di luce, della decomposizione degli elementi naturali (carboni e acquerelli).
Parlare della donna, della sua capacità di imprimere sulla realtà che la circonda il segno inequivocabile della propria volontà di agire attraverso il gesto ci pare argomento di innegabile attualità, soprattutto in questo periodo di grandi trasformazioni sociali.
Il gesto dell’arte è per sua stessa natura libero, nella misura in cui l’artista sceglie il proprio mezzo e ne fa lo strumento della propria espressività. Molto è stato detto e scritto su come nel corso della propria carriera artistica M. Raphaëlle Mourer sia pervenuta gradualmente al colore, passando attraverso tecniche diverse, dall’incisione, all’acquarello, al pastello ad olio, all’insegna di una crescente esigenza di libertà espressiva.
Nel suo caso, tale libertà è tanto più grande quanto più l’artista riesce magistralmente ad affidare a tecniche diverse, ma anche a stili e forme solo apparentemente in contrasto, i differenti momenti espressivi che la sua interiorità di volta in volta le suggerisce, passando così dall’astrattismo alla pittura figurativa, dal bianco e nero al colore, senza per questo temere di apparire meno coerente.
La versatilità, l’eclettismo dell’arte di M. Raphaëlle Mourer, ben lungi dal dare un senso di dispersione alla sua opera, ritrova una sua intima coerenza, un’energia vitale, nella quale “tout se tient” (tutto tiene). Se è vero, infatti, che nel tempo le scelte stilistiche della Mourer sono mutate – e con esse le tecniche pittoriche a cui ha affidato tali scelte – sarebbe erroneo considerare questo processo come un’evoluzione irreversibile. Si tratta, piuttosto, di un ampliamento dell’orizzonte artistico, che le consente di tornare indietro in qualsiasi momento, di ripercorrere la propria strada a ritroso per ritrovare un nesso irrisolto, un dettaglio tralasciato, o più semplicemente per affidare le note di una momentanea ispirazione allo strumento che meglio le corrisponda.
La tecnica dell’incisione, praticata direttamente a bulino sulla lastra di rame, o su plexiglass, rappresenta nell’insieme il lato per così dire filosofico, esegetico dell’opera di M. Raphaëlle Mourer. Traendo ispirazione da alcuni interessanti spunti di riflessione sulla natura, formulati da R. Caillois, F. Ponge e P. Jaccottet, attraverso l’incisione l’artista riflette sulla realtà che la circonda e la interroga traendone i principi meccanici e dinamici che la sottendono, trasferendo sulla carta - attraverso un procedimento complicato che prevede anche più passaggi a stampa sullo stesso foglio – la delicata alchimia che la natura emana, per il mezzo dell’astrazione e della sua silenziosa meccanica.
Nei carboni, l’architettura della pianta richiama un’idea di sacralità immanente, che risiede nella perfezione geometrica dettata dalla natura stessa. Tale perfezione allude immediatamente ad un senso di precarietà dell’essere, minato nel suo stesso compiersi dal divenire, dall’inevitabile disfacimento che il processo della natura imprime nel continuo farsi e disfarsi.
Il concetto di precarietà è maggiormente evidente negli acquarelli. Qui è segnato il processo di decomposizione della natura stessa, il momento in cui la perfezione delle forme si dissolve in una evanescenza di colori e forme, prima di ritornare alla terra che l’ha generata.
L’attenzione tutta femminile che l’artista rivolge alla natura, dalla quale ricava ora le fondamentali leggi geometriche e meccaniche, ora le manifestazioni biologiche dell’energia vitale, è la chiave per comprendere la sua ricerca interiore ed esistenziale. In quanto donna, l’artista si sente parte di quella stessa forza, dell’energia che regola l’accadere delle cose. Il gesto che la natura compie per manifestare se stessa è nella sua essenza lo stesso che la donna manifesta per rivelarsi tale. Nelle figure di donna l’accento è sempre posto sul gesto che esse compiono. Lo studio attento delle mani che M. Raphaëlle Mourer riserva alla realizzazione delle figure e l’importanza data al loro sguardo sono assieme l’alfabeto, l’ortografia con cui la donna riscrive, esternandolo, il suo mondo interiore.
- L’ARTISTA - Di origine francese, nata a Bernay, in Normandia nel 1945, Marie Raphaelle Mourer è figlia d’arte – il padre noto acquarellista e la madre allieva dell’Ecole de Baux Arts di Lille.
Studia all’Ecole de Beaux Arts di Rouen (1964) e alla Scuola Nazionale Superiore di Belle Arti di Parigi, dedicandosi poi all’insegnamento a Dieppe e a Rouen.
Nel 1972, come mai era accaduto prima d’allora, vince contemporaneamente il Grand Prix de Rome per l’incisione ed per il Prix de la Casa Velasquez a Madrid.
Si trasferirà a Roma, a Villa Medici, luogo d’incontri privilegiati con artisti, musicisti, cineasti e letterati, sotto la direzione del famoso artista Balthus. Da allora in poi resterà sempre in Italia.
Marie-Raphaelle Mourer ha realizzato varie opere pubbliche e le sue opere sono presenti in raccolte museali istituzionali (ad es. la Bibliothèque National di Parigi), oltre che private. Ha conseguito premi e riconoscimenti nel corso della lunga carriera artistica. Attualmente vive e lavora nella provincia di Roma.
Inaugurazione 18 maggio ore 18
Palazzo Santa Croce
Vicolo della Missione, 3 - Tivoli (RM)
Apertura al pubblico: mar-dom 10,00-13,00 e 16,30-21,00, o su richiesta