Galleria PoliArt
Milano
viale Gran Sasso, 35
02 70636109 FAX
WEB
Carlo Colli
dal 9/6/2013 al 12/7/2013
mer-gio 16.30-19.30, ven-sab 10.30-13 e 16.30-19.30

Segnalato da

Galleria PoliArt



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Carlo Colli
Leonardo Conti



 
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9/6/2013

Carlo Colli

Galleria PoliArt, Milano

Carte nomadi. L'indistruttibile caducita' della pittura. In mostra circa venti opere dal recente ciclo 'Post', focalizzato sulla relazione tra pittura e spazio reale.


comunicato stampa

a cura di leonardo conti
con la scenografia musicale di paola samoggia

La PoliArt Contemporary di Milano è lieta di annunciare la personale di Carlo Colli, “Carte nomadi. L’indistruttibile caducità della pittura”. Sono circa venti le opere esposte, dal recente ciclo Post, nelle quali l’artista siciliano pone al centro della sua ricerca un’inedita relazione tra pittura e spazio reale, per accedere al divenire nel quale tutti siamo immersi.

Colli piega pesanti fogli di carta bianca dipinti di bianco, secondo il rigore della fantasia. La sua è quasi in un’improvvisazione jazzistica, libera da ogni partitura nel suo accedere all’istante. Ciò che resta di questo processo del piegare, indica il luogo in cui caso e libertà si fondono. Il numero di pieghe è deciso dall’artista e rappresenta la capacità variabile d’esser piegata dell’opera. Essa resta come tempo raccolto, che sarà tempo da dipanare, indefinitamente. Ed è proprio in questa capacità di spiegarsi, che quel tempo raccolto diviene forma. Perché la carta sgualcita, già conserva le tensioni che ogni piega aveva registrato nel tempo, mostrandoci il corpo mobile e plastico dell’opera: dalla parete si distacca e alla parete ritorna. Qui sorge la pittura di Colli. In un contrappunto di strisce nere e pieghe, l’artista costituisce una struttura quasi architettonica, in cui non si perdono le vibrazione del pennello e l’eco dei gesti: ecco lo sporgersi ritmico del corpo dell’opera. La pittura pare trattenere o accelerare quel farsi aggettante, attraverso il ritmo incrociato della piega-tempo, della pittura-struttura.
Viene in mente la formidabile sintesi michelangiolesca di scultura e architettura, nella Sagrestia Nuova di San Lorenzo in Firenze: nei monumenti a Giuliano e Lorenzo de’ Medici, Michelangelo aveva realizzato il luogo silente oltre la morte. Le due sculture vi si affacciano, provenienti dalla vita e dall’esperienza del tempo la cui natura ambigua giace sui sarcofagi nelle personificazioni scultoree di Aurora e Crepuscolo, Giorno e Notte. Nel capolavoro di Michelangelo, il ritmo architettonico di marmo e pietra serena, funziona da telaio di contenimento, come per reggere alla pressione esterna: perché oltre la soglia del tempo solo ai due Medici là si concede di accedere.
È dall’altra parte, dalla parte della vita, che i Post di Carlo Colli si affacciano al di qua, perché si radicano nel tempo e del tempo conservano il divenire, mettendo in moto la forma, nel reciproco travasarsi di tempo e gesto, di pittura e spazio. Qui il tempo si fa spazio perché queste opere vivono e si muovono nello spazio e nel tempo. Anche le gallerie, i musei, le case, che esse abitano e abiteranno, sono luoghi provvisori, e già noi stessi, sin da ora, siamo in grado di ripiegare nuovamente la pittura, ripercorrendo i gesti che l’artista aveva compiuto per primo, per noi. In questo modo potremo farle tornare ancora, indefinite volte, tempo e spazio raccolti, da riporre nelle scatole-case preparate da Colli, per liberarle ancora al divenire che presto o tardi a noi sarà negato.

Nell’opera site-specific, per la prima volta realizzata alla PoliArt Contemporary di Milano, “PostInstallazione 1515”, Colli strappa la bianca superficie quadrata dell’opera e la lascia giacere a terra, in balia della realtà in cui noi stessi abitiamo. Ci ritroviamo quei delicati brandelli di carta davanti ai piedi, gettati con noi nell’esistenza in cui non smettiamo di misurare il tempo che passa. Eppure, quella caduta ha aperto una soglia, uno spazio vuoto riquadrato di pittura nera nella parete che, inaspettatamente, ci accoglie e ci immette nell’arte e nel suo divenire.

Al vernissage, in nuvole sonore alternate a silenzi, come se anche la musica irrompesse nello spazio, sarà possibile ascoltare i cluster e i grappoli di note di “Tra bianchi e neri” della Scenografia sonora composta da Paola Samoggia

Immagine: Post OV4060, 2013, pittura bianca/nera su carta piegata, 50x70cm

Opening lunedì 10 giugno alle 19.00

Galleria PoliArt
viale gran sasso 35 - Milano
orari: mercoledì e giovedì 16.30-19.30, venerdì e sabato 10.30-13 e 16.30-19.30

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