Paolo Tonin arte contemporanea
Torino
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Grande disegno italiano
dal 8/11/2013 al 27/12/2013
lun-ven 10:30-13 e 14:30-19

Segnalato da

Paolo Tonin arte contemporanea




 
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8/11/2013

Grande disegno italiano

Paolo Tonin arte contemporanea, Torino

La mostra collettiva "e' un progetto su questa pratica occidentale in cui la temporalita' assomiglia ad un mantra che si ripete sempre diverso". In visione opere di Daniele Galliano, Antonio Riello, Roland Senoner e Silvano Tessarollo.


comunicato stampa

a cura di Valerio Dehò

Il disegno è la dimora dell’immagine.
G I U L I O PA O L I N I

L’ attività del disegnare nell’arte contemporanea è spesso completamente autonoma rispetto alla pittura o alla scultura. Disegnare è come scrivere. Si tratta di compore un’idea del mondo che non appartiene più alla fase progettuale e preparatoria, ma è completamente fine a se stessa. Disegnare vuol dire non solo appli- care il piacere del fare, messo in secondo piano dalla cultura digitale o dalla pittura realizzata sulla proiezione di immagini, ma anche dedicare a questa attività un tempo variabile, lungo, quasi svincolato dalla velocità del vivere quotidiano. Disegnare è pensare, riflettere, riempire i grandi spazi della carta o degli altri supporti scelti, di segni che rispondono ad un’immagine, ad una visione.
“Colui che disegna”, scrive Jean Clair ne La Critica della modernità, ,“nutre il progetto di abolire la distanza fra se stesso e la realtà”. Goethe annotava: “Quello che non ho disegnato io non l’ho visto”, dimostrando che per lui il disegno non era una semplice testimonianza di quello che aveva visto, ma il medium che gli consentiva di vedere. Poiché disegnare è appropriarsi letteralmente del mondo.“Di qui l’innocenza fondamentale di colui che oggi fa il progetto di disegnare”, insiste Jean Clair, poiché “posto davanti al mondo come se questo avesse ancora qualcosa da dirgli e liberato dallo scet- ticismo dei suoi contemporanei, egli è di nuovo l’essere nudo e primitivo all’alba della civiltà”. Questa visione pone il disegno come ottica di approccio alla realtà che non è una ricerca di realismo, ma il bisogno di collegarsi ad una forma di realtà che si possa percepire come vera. Attraverso il disegno l’artista cerca una dimensione personale, non mediata dalla cultura, dalle regole, si riappropria dell’istinto dell’arte. Non abbiamo a che fare con dei progetti, con una fase interlocutoria anche se indispensabile. Il disegno in questo caso è fine a se stesso, instaura le coordinate spa- zio-temporali della visione, costituisce l’approccio al reale come la pittura o la scultura non potranno mai fare. Il “Grande Disegno Italiano” è un progetto su questa pratica occidentale in cui la temporalità assomiglia ad un mantra che si ripete sempre diverso. È anche la scommessa su cui convergono artisti che provengono da storie e poetiche diverse, ma che possiedono in comune l’idea che il disegno sia il modo migliore per declinare un concetto di arte che superi la tecnica e che guardi all’attualità attraverso la pratica. La grande dimensione dei lavori gli conferisce una incredibile dimensione “monumentale” che il disegno non ha mai avuto se non nella tecnica dell’affresco, forse. E testimonia della grande quantità di tempo che gli artisti hanno impiegato per realizzare le opere. Ma può avere anche una dimensione narrativa, assumere la forma di un racconto per immagini. Questo valore concettuale si unisce alla straordinaria qualità dell’esecuzione, unendo la pazienza con l’attenzione al bello in tutte le forme e i nomi che questo possa avere. Ma si tratta di una bellezza spoglia, essenziale, che non concede nulla allo spettacolo. In questo caso la grande dimensione diventa una specularità sul mondo reale, una prova di realismo che non attinge ai sentimenti e nemmeno alla grammatica dei colori. Tutto è essenziale come una verità a lungo trattenuta che si rive- la nell’inatteso e nel paradossale.

DANIELE GALLIANO opera con il disegno in modo completamente separato dalla sua attività pittorica ormai ben conosciuta. Elabora lavori complessi caratterizzati da una vena narrativa, alludendo al fumetto e sempre con uno stile diretto. Come artista figurativo, Galliano porta il disegno nella dimensione del racconto o, semplificata, dell’icona, tenendo costante la sua caratteristica di forte immediatezza; un’arte che arriva al pubblico senza mediazioni. I suoi disegni possono anche diventare dei video quindi delle vere e proprie opere in movimento, ma in generale seguono i ritmi di una grafic novel. Nella serie di lavori dal titolo Euro Galliano mette in sequenza una serie di valori economici da cui il titolo e una serie di azioni conseguenti. Una riunione di un cda, un acquisto per strada, una prestazione erotica, un viaggio, tutto è indirizzato al pagamento. Tutto ha un prezzo, evidentemente, e questa “storia” ha esattamente un andamento di mercato, si snoda attraverso una computazione matematica del costo. Ne risulta un ritratto della società, un sistema di valori certamente noto ma che presentato con questa tavola sinottica di attenti e veloci disegni crea una grande allegoria contemporanea. Invece i disegni di Figlio mio mettono in parallelo alcuni brani del testo biblico del “Libro di Siracide”, una precettistica su come comportarsi nella vita, con una serie di immagini contemporanee che stridono con i versi e aprono dei nuovi significati. Nel disegno Daniele Galliano si allontana da un tipo di visione che oscilla tra la miopia e il sogno che caratterizza la sua pittura e si avvicina alla realtà attraverso il paradosso ma anche con una capacità analitica spietata e dura che gli è consueta.

Note biografiche
Daniele Galliano è nato a Pinerolo (Torino) nel 1961. Vive e lavora a Torino. Autodidatta di formazione, esordisce all’inizio dei Novanta. Selezione delle principali mostre: 2012, Daniele Galliano and David Kassman, Ermanno Tedeschi Gallery, Tel Aviv • 2011, Urbi et orbi, SALE, Spazio arte Legnano, Legnano (Milano); Constellations, Livingstone Gallery, Den Haag, Olanda • 2010, Jesus’ blood never failed me yet, S. Konstall, L. Kulturhus, Sodertalje, Sweden • 2008, All good things, Studio d’Arte Raffaelli, Trento; Martians, Esso Gallery, New York • 2006, Daniele Galliano. Recent paintings, Livingstone Gallery, Den Haag, Olanda • 2004, Inadecuados, Galería Distrito Cu4tro, Madrid • 2003, Il sale della terra, Marco Noire Contemporary Art, Torino; Raversible. The Ascension, Project Room, Arco Art Fair, Madrid • 2002, Daniele Galliano, Galerie Voss, Düsseldorf, Germania • 2001, Daniele Galliano, Studio d’Arte Cannaviello Milano • 1999, Daniele Galliano, MAN, Museo d’Arte, Nuoro • 1998, La fin du monde, Artiscope, Bruxelles • 1997, Daniele Galliano, Annina Nosei Gallery, New York • 1996, Daniele Galliano, Annina Nosei Gallery, New York; Partito preso, GNAM, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma • 1994, Daniele Galliano, Studio d’Arte Cannaviello, Milano; • Narcotica frenetica smaniosa eccitante, Galleria In Arco, Torino • 1993, Daniele Galliano, Galleria La Giarina, Verona • 1992, Mal d’Africa, Galleria In Arco, Torino; Daniele Galliano, Galleria d’Arte ES, Pinerolo (Torino). Sue opere sono presenti in importanti raccolte: Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma; Galleria d’Arte Moderna di Torino; Unicredit di Milano; collezione Vaf-Stiftung del Mart di Trento.

ANTONIO RIELLO si è fatto conoscere per il suo nomadismo linguistico dall’arte relazionale alla scultura, dal disegno all’environment. Nel disegno Riello trova la dimensione della meticolosità ma anche di una brutale immediatezza nella cura del dettaglio, pur raffigurando soggetti lontani storicamente dall’arte come i carri armati, le armi, le armature opportunamente rivisitate e rivestite di tessuti quadrettati da Scottish House. Grandi disegni che mettono in campo la lunga esecuzione, e l’attenzione assoluta al dettaglio, però anche una freschezza esecutiva che supera la metafora del concettuale per aderire ad una poetica realista, essenziale. Il disegno, così concepito, diventa quindi uno strumento gnoseologico, che permette all’artista d’indagare non solo il mondo visibile delle apparenze, ma anche quello invisibile del sé, dimensioni che nella gnosi alchemica si corrispondono. Nel linguaggio cifrato dei loro trattati, gli alchimisti si chiamano “filosofi”, ma anche “artisti”. Come gli artisti, infatti, essi sono impegnati nella sublime operazione di imitare la natura, ossia il suo modus operandi. Riello trasforma la materia. Nella sua polimorfica attività il disegno rappresenta la sua sfera intima, quella in cui dà un nome alle cose disegnandole, e dare un nome equivale a strapparle dal caos indefinito per farle nascere nel mondo delle forme. Per questo il risultato non è soprendente perché apparentemente l’artista non produce visioni fantastiche o lontane dalla realtà. Piuttosto anima, leteralmente “dà un anima”, a oggetti ingombranti o strani, creature che nell’arte forse non ci sono mai entrate, ma che da ora in poi non potranno più uscirne.

Note biografiche
Antonio Riello è nato nel 1958 a Marostica (Vicenza).
Ha esposto presso musei e spazi espositivi in tutto il mondo: Kunsthalle di Vienna; MART, Museo d’Arte Contemporanea di Rovereto; Musée d’Art di Saint-Étienne; Fondazione Pomodoro di Milano; Palazzo delle Papesse a Siena; Neue Galerie di Graz. Nel novembre 2007 ha presentato alla Kunsthalle di Vienna la prima tappa espositiva del lavoro BE SQUARE! e nel 2009 alla Globe Gallery di NewCastle/Tyne, Regno Unito, il progetto Ashes to ashes. Tra le principali collettive si ricordano: 2009, Freedom, Fortezza (Bolzano) • 2000, Futurama,Museo Arte Contemporanea Pecci (Prato). Ha partecipato nel 2011 alla 54a Biennale di Venezia e nel 2008 alla XV Quadriennale di Roma. Vive e lavora a Londra e Asiago.

ROLAND SENONER resta strettamente legato alla gestualità del disegno anche quando passa dalla grafite al flessibile, “disegnando”, come ha fatto nel 2012, sulle pareti di cemento come all’Eurac di Bolzano. Spesso i temi di Senoner vengono attinti dal mondo della natura, dagli elementi di quel paesaggio alpino in cui vive e lavora. Ma le stesse forme naturalistiche diventano spesso segni astratti, texture dolcemente ritmiche. Senoner usa matite di diversa durezza; ha disegnato per alcuni anni una figura semplice come la piuma, elemento modulare, su grandi supporti di carta. La grande sensibilità e volatilità della piuma diventa metafora biologica che viene trasferita su carte spesso di grande formato. La piuma diventa una icona ripetuta, che cambia progressivamente, si sviluppa come forma autonoma in un “continuum” che stabilisce con l’osservatore un dialogo permanente.
Recentemente ha portato la sua tecnica del disegno, oltre la grafite o l’esperienza di incisione su cemento e granito, operando in pirografia o con tecniche miste in cui comunque la manualità e la modularità continuano ad avere uno sviluppo costante. Le api o le foglie costituiscono il suo serbatoio immaginativo ma anche costituiscono la sua osservazione quasi quotidiana. L’universo delle cose che osserva nella montagna altoatesina costituisce la sua riserva di meraviglie, il campo di regolarità e di forme che la sua arte trasforma. Certamente recentemente si è spostato verso una ricerca assidua dei materiali, facendo parlare la materia da sola. Il mondo della grafite e del foglio di carta è diventato più complesso e più inatteso. Ha trasferito l’idea del disegno in tecniche industriali, in materiali come il legno, la terra; senza usare la matita, la stessa gestualità continua ad animare il suo mondo semplice affascinante, sempre appoggiato ad una dimensione ambientale, che assorbe lo sguardo interamente e coinvolge fisicamente lo spettatore.

Note biografiche
Roland Senoner è nato a Bolzano nel 1966. Si è diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Urbino. Vive e lavora a Selva di Val Gardena. Selezione delle principali mostre: 2013, Born in the Dolomites II, Galerie im Künstlerhaus, Wien • 2012, Continuum, Goethe 2, Bolzano; Wall Drawing, EURAC, Bolzano • 2011, 50 × 50 × 50, Art Südtirol, Fortezza (Bolzano) • 2010, Disegno, Kommende Lengmoos, Renon (Bolzano) • 2009, Geological Feather, Kunstforum Unnterland, Egna (Bolzano) • 2008, Spe Salvi – I Bielieve to want drawing, Gelabert Studio Gallery, New York • 2007, Federnfeld, Blutenburg, München.

SILVANO TESSAROLLO lavora sia con la scultura e l’installazione che con il disegno, pratica che ha tenuto quasi segreta per molti anni della sua vita artistica. Nel disegno il mondo onirico, duro, scabro di Tessarollo dà forma ad ossimori visivi, creature improbabili, creando un universo affascinante, minuzioso, dettagliato di ibridi o creature che sono incerte se abitare questo o l’altro mondo. Il disegno tout court sia come pratica che come punto d’approdo di un processo di elaborazione mentale e di assidua pratica manuale, assume una dimensione nuova e molto forte all’interno della poetica dell’artista. Tessarollo ribalta completamente l’idea preparatoria della tecnica. Questa attitudine procede per scatti, ma attinge sembra all’idea che il disegno sia una pratica generativa, che si autoalimenta quasi che ogni nuovo lavoro costituisca la rielaborazione o la preparazione di qualcosa che lo abbia preceduto. Tessarollo, infatti, attinge ad opere precedenti, fa le fotografie delle sculture o delle installazioni e queste diventano quel qualcosa d’altro costituito dal disegno. Ma non si tratta di una traduzione visiva, bensì di una forma di rigenerazione. Il disegno attualizza e dà realtà a qualcosa che ne aveva una, e continua ad averla, in un universo parallelo. Sono compresenze, strati di senso che le tecniche mutano e solidificano. Ha scritto Daniele Capra: “Il lavoro è disegnato per tratti, metodicamente, a spicchi di circonferenza che intrecciandosi fanno il chiaroscuro, con un criterio che ricorda molto l’incisione a punta secca. L’impatto è urticante, fastidioso, come se in un momento tragico,solenne, si sentisse un rumore inopportuno e spiazzante deflagrare in un ambiente sacro.”

Note biografiche
Silvano Tessarollo è nato nel 1956 a Bassano del Grappa (Vicenza).
Vive e lavora a Tezze Sul Brenta (Vicenza).
Selezione delle principali mostre personali: 2012, Se il grano non muore, a cura di Julia Draganovic e Elena Forin, AB23 Contenitore per il Contemporaneo, Vicenza • 2011, Interni e..., Galleria Michela Rizzo, Venezia • Fragile Paolo Tonin Arte Contemporanea, Torino • 2007, Dies Irae, Galleria La Giarina Arte Contemporanea, Verona; Lost toys, Galleria L’Elefante Arte Contemporanea, Treviso • 2006, Umano è il nostro cielo, Galleria BND, Milano • 2003, Geografia Umana, Galleria La Giarina Arte Contemporanea, Verona; I’m waiting for paradise, Luciano Inga-Pin Contemporary Art, Milano • 2001, Inquieta quiete, Paolo Tonin Arte Contemporanea, Torino • 1999, HASH! Animali della quinta generazione, Paolo Tonin Arte Contemporanea, Torino • 1995, Hyperjeux, associazione Culturale L’Uovo di Struzzo, Torino.

Immagine: Daniele Galliano, Figlio mio, 2001, grafite su carta, 24 × 33 cm

Opening: sabato 9 novembre 2013, ore 21

PA O L O T O N I N arte contemporanea
Via San Tommaso 6 . 10122 Torino
Dal lunedì al venerdì 10:30-13 e 14:30-19
Sabato su appuntamento
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