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Anna Torriero
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25/11/2003

Anna Torriero

Mache', Torino

E'un lavoro sublime e composto quello di Anna Torriero, in cui ogni cosa rimanda ad un oltre da indagare ad una svolta continua, come in un labirinto ricco di angoli dietro i quali ogni equilibrio e' sospeso,ogni respiro trattenuto.


comunicato stampa

E'un lavoro sublime e composto quello di Anna Torriero, in cui ogni cosa rimanda ad un oltre da indagare ad una svolta continua, come in un labirinto ricco di angoli dietro i quali ogni equilibrio è sospeso,ogni respiro trattenuto. Il suo sguardo si volge alla spiritualità a cui arriva con un intreccio fra valori naturali e culturali in cui il Simbolismo Esoterico iniziatico , diviene lo strumento d'esplorazione del mondo.

In "Nascite",le uova in ceramica sono smaltate di un nero lucido e specchiante, accostate l'una all'altra su di una mensola anch'essa nera. Si legge in esse un rigore formale sinuoso ed elegante, un intima realizzazione della composizione che ci conduce al mistico incontro con il nero assoluto. La loro levigatezza astratta parla dell'eternità, dell'idea di perfezione simbolica insita nella forma dell'uovo. Il magico mistero racchiuso nell'uovo ha ispirato una serie di racconti mitologici tra cui quello orfico sulla nascita di Eros, nel quale si racconta della Notte che corteggiata ed amata dal Vento depose un uovo da cui nacque la divinità dell'amore.

La forma ovale mobile e vibrante si placa sulla stabilità ieratica della base orizzontale, solenne nella sua compostezza e gravità. Sulla parete bianca si formano delle aperture dei fori misteriosi in cui avvicinandosi ci si può specchiare, apparendo deformati come nel ricordo di noi stessi in un passato lontano.

Nella seconda stanza in "Ciò che rimane" le uova sono a frammenti, ciò appare ambiguo e spaesante, la sua regolarità sensuale viene modificata ma non distrutta, l'essenza esiste ancora contenuta in ciotole disposte su tavolini bassi in vetro, nulla muore tutto si trasforma si reincarna in qualche altra energia vivifica. Un simposio silenzioso ed orientale in cui l'anima dei conviviali vive nella memoria frammentata dell'eternità. Parziali, ed in bianco e nero, incollate nella parete interna dell'uovo, sono le immagini di uomini e donne che hanno partecipato a questo antico ed eterno simposio ove tutto è già deciso, scritto, detto o forse sognato e sperato.

In "Questa notte ho sognato Venezia" i pilastri in legno sono posati su di una base fragile, come il vetro, delicata come la seta, a rappresentare la precarietà su cui poggia questa fantastica città che necessita di continue cure e restauri per sopravvivere, per resistere al tempo,con le stesse premure cresce e resiste la passione interiore che muove alla creazione.
Sara Calla

Inaugurazione 26 novembre '03 ore 21

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