Galleria del Carbone
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Andrea Mario Bert
dal 31/1/2014 al 15/2/2014

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31/1/2014

Andrea Mario Bert

Galleria del Carbone, Ferrara

Fantasmata. Nei suoi dipinti aleggia "un che di soprannaturale e di magico, che e' la condizione di vita del mondo nel momento in cui l'uomo si fa da parte" (E. M. Davoli).


comunicato stampa

Un pomeriggio d'estate, un divano o un'amaca. Vi svegliate improvvisamente da un sonno profondo, uno di quei sonni troppo a lungo rinviati per potervisi sottrarre. Per qualche secondo non ricordate che giorno è, dove siete e cosa vi attende, e vi trovate stranieri nella vostra casa, sotto la vostra veranda. Le cose intorno a voi sono gigantesche, incomplete, inenarrabili. Non c'è un racconto che le colleghi l'una all'altra. Poi la memoria ritorna e il vostro ruolo torna ad esservi chiaro. Ma al sollievo iniziale per la ritrovata consapevolezza subentra il disappunto per non aver saputo prolungare di un altro po' quella sensazione di spaesamento. Troppo tardi: ci vorrà un'altra notte altrettanto insonne, un altro pomeriggio altrettanto caldo per riprovare quell'ebbrezza.
Come in tutta la tradizione di matrice classica ed antropocentrica, i fantasmata di Andrea Mario Bert hanno poco o nulla a che vedere col funereo e col macabro. Essi non sono ectoplasmi desiderosi di una rivalsa che li indennizzi di qualche torto subito in una vita precedente. Non si divertono a spargere il terrore tra i vivi nascondendosi nell'ombra e nel freddo. Non sono la controfigura intristita di qualcuno che non c'è più. Essi sono entità instabili, sospese nell'aria, che aureolano i contorni delle cose e prendono forma nell'incidenza combinata tra luce, atmosfera e oggetti.

Senza dover per forza scomodare angeli e messaggeri degli dei, si può dire che nei dipinti di Bert aleggi un che di soprannaturale e di magico, che è la condizione di vita del mondo nel momento in cui l'uomo si fa da parte, limitandosi ad assistere a ciò che egli stesso ha evocato e provocato. Questa condizione stupefatta, di felice uscita da se stessi, può essere raggiunta in vari modi, e non è detto che la stupefazione abbia necessariamente come premessa uno stupefacente, o anche solo il fumo o l'alcool. Il somnium latino, che è insieme sonno e sogno, ne è il catalizzatore più potente.

La qualità singolare della pittura di Bert sta appunto nel suo tenace attaccamento ad una trance primaria, domestica, che espelle dall'opera tutto ciò che non è necessario al suo compimento. Spesso le immagini rimbalzano identiche a se stesse da un lato all'altro della tela, cosicché tocca allo spettatore decidere quali siano l'alto e il basso, la destra e la sinistra. Oppure il quadro fa un quarto di giro e si fa appendere al muro per un angolo, diventando una losanga e innescando un vortice visivo che conduce lontano lo sguardo. O ancora, un evento improvviso, una calamità quotidiana, travolge il legame di solidarietà fra le cose e i loro nomi, disperdendo le une e gli altri nell'aria, come se non fossero mai esistiti. Noi non ci siamo più o non ci siamo ancora, e perfino l'artista sembra essere sparito, come uno che se ne va lasciando un cartello con su scritto torno subito. Resta, inconfondibile nel suo eterno presente, l'arte.
Enrico Maria Davoli

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