ErrePi Arte
Mantova
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Lamberto Melina
dal 4/4/2014 al 3/5/2014
mar-ven 10-12.30 e 16-19.30, sab e dom 10-12.30 e 16-20

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Lamberto Melina



 
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4/4/2014

Lamberto Melina

ErrePi Arte, Mantova

Celati silenzi. La missione dell'artista e' quella di un mediatore tra mondi paralleli, diversi, che sfuggono alle persone e ai sensi, egli e' chiamato a tradurre in simboli, metafore e suoni questi 'altri' mondi.


comunicato stampa

Un artista affascinante e enigmatico, una pittura che colpisce direttamente nell'anima. Con “ Celati silenzi ” Lamberto Melina si presenta negli spazi della Galleria Errepi Arte e già si preannuncia un incontro indelebile con il pubblico mantovano e non solo. La mostra sarà inaugurata Sabato 5 aprile 2014 alle ore 18.00 negli spazi di via Accademia, 17 a Mantova. La presentazione critica in occasione del vernissage e il testo in catalogo saranno curati da Paola Artoni, che si soffermerà sulle opere in mostra, in particolare sui ritratti, laddove secondo la storica dell'arte “avviene l'avvicinamento con l'alter ego dell'artista ma anche dello spettatore. Il lavoro è un mistero in divenire per lo stesso artista, lasciato coperto sino all'ultimo, sino a quando avviene il vero e proprio svelamento dell'opera compiuta.

La missione dell'artista è quella di un mediatore tra mondi paralleli, diversi, che sfuggono alle persone e ai sensi, egli è chiamato a tradurre in simboli, metafore e suoni questi “altri” mondi. Se la “Fontana” di Duchamp ha, a parere di Melina, “distrutto i simboli e la capacità simbolica dell'arte”, la risposta dell'artista è una pittura che sfida continuamente la perfezione, in una sfida che è dettata dall'esigenza di produrre una Bellezza che permetta di trasmettere nel migliore dei modi il Simbolo. E il viatico per questo viaggio infinito sono gli occhi: da quegli sguardi nessuno potrà uscire immune. I protagonisti dei dipinti di Melina giungono dall'oscurità, laddove si nascondono il mistero, la notte, le paure e le avventure. Melina non teme di affermare che “nell'oscurità dello spirito sono nascosti i nostri grandi mostri ma anche i nostri sogni”.

Questo lato oscuro, le ombre psicoanalitiche, altro non sono che due facce della stessa medaglia, spaventose quanto affascinanti”. Paola Artoni sottolinea anche l'aspetto teatrale di questa pittura: “Se Melina dichiara di essere “un catalogatore” precisissimo, d'altro canto riconosce che molto del suo lavoro sfugge al suo controllo e che i suoi progetti iniziali sono, in realtà, azioni liberatorie che non voglio raccontare quanto piuttosto rappresentare. Tale interpretazione avviene in una dimensione che sfugge dal tempo e dallo spazio, e i corpi, così come i volti, emergono dall'abisso, illuminati con un'attenzione teatrale. Davvero Melina è un autentico cercatore di Bellezza e nel dipingere i corpi perfetti si dedica in primis al racconto del Mito. Questa Bellezza è eterna, trasfigurata, destinata a non morire e a non corrompersi perché è assunta a simbolo, desiderio e meta. Ed è forse per questo che di fronte ai dipinti di Melina gli spettatori comprendono di essere mutati a loro volta, disposti a intraprendere, a loro volta, un processo di liberazione e di catarsi che solo l'arte autentica è in grado di suscitare”.

Lamberto Melina è nato in Piemonte, ha vissuto a Milano e attualmente vive e lavora a Sarezzo, nel Bresciano.
Laureato in filosofia, ha esordito nei primi anni Novanta. Nel 1992 ha allestito la sua prima personale nella Piccola Galleria Ucai di Brescia. Ha proseguito intensamente la sua attività fino al 1995, anno in cui ha abbandonato il suo percorso per dedicarsi al design, alla videoarte e alla computer art ma anche all'arte materica e alla fotografia. Del 2008 è il ritorno all'attività artistica “ufficiale”, nel 2009 è intervistato dalla prestigiosa rivista “Prometeo” della Mondadori e nel 2011 partecipa alla 54^ Biennale di Venezia.

Così si racconta lo stesso artista: “Ognuno di noi sente e vive la propria vita secondo un disegno ispirato. L’ispirazione proviene dai vari piani d’esistenza che fanno parte della nostra realtà: fisica, razionale, spirituale, coscienziale o animica che sia. Ognuno cerca la propria via, districandosi tra i mille e mille intralci dell’esistenza, al fine di raggiungere il suo scopo e la sua meta. Spesso il ricongiungimento è fonte di sommo piacere e godimento, a volte è fonte di pena e di compatimento. Per molti anni ho combattuto contro l’emersione della mia destrezza artigianale che soggiogava la possibilità di una comunicazione verbale soddisfacente. La tenni per anni in scacco, sommergendola di studi scientifici e filosofici, deviandola con l’estrema materialità. Poi un giorno in qualche modo mi ri-svegliai e qualcosa di profondo si legò alla mia abilità nel “fare” e non potei che seguire il richiamo. Oggi io posso vedere chiaramente e dire che l’arte è pura sofferenza, una sorta di maledizione che è imposta e che, per produrre meraviglie che ammaliano gli uomini e che conducono a stupefacenti catarsi, fanno scendere chi le crea, fin ai limiti della coscienza e della ragione, quasi che le stesse opere suggessero dagli spiriti che le creano il bagliore vitale che le fa vibrare altissime. Lo scopo di un artista, di ogni artista, è di sopravvivere interiormente e consapevolmente a questo travaso di energie vitali”.

Principali esposizioni presso sedi istituzionali
UCAI - Brescia - 1992 (Personale)
Casa natale di Cesare Pavese - Santo Stefano Belbo (Cn) – 1993
Sala civica di Castellaro Lagusello (Mn)- 1993 (Personale)
Reggia di Colorno (Pr) - 1993
Sala esposizioni della rocca di Fontanellato (Pr) 2009 (Personale)
Complesso Sant'Andrea al Quirinale - Roma - 2010
Palazzo Braga a Vicenza - 2010
Torre civica Avogadro di Lumezzane (Bs) 2010 (Personale)
Sala di San Filippo e Giacomo - Brescia – 2010 (Personale)
Torre civica di Sarnico (Bg) - 2010
Rettorato dell'Università La Sapienza - Roma - 2010
Complesso Santa Maria della Rosa - Calvisano (Bs) 2010
Chiostro degli Agostiniani - Roma - 2011
33Collective Fundation - Chicago (USA) -2011
Villa Glisenti - Villa Carcina (Bs) - 2011
Palazzo Tocco di Montemiletto - Napoli - 2011-2012
Istituto Italiano di Cultura - Praga (CZ) - 2011
54^ Biennale di Venezia Padiglione Italia - 2011-2012
Museo del Maschio Angioino - Napoli - 2012
Museo Civico di Arte Contemporanea di Palazzo Farnese – Ortona (Ch) -2012
Vincitore 1° premio al LVI Premio Internazionale Basilio Cascella – 2012
Vincitore 1° premio al Premio Internazionale Laetitia Cerio – 2012
Palazzo Avogadro – Sarezzo (Bs) – 2012
Museo Ignazio Cerio – Capri - 2012
Sala ex Cappuccini dei Giardini Giacomo Leopardi - Arcevia (AN) -2012
Ridotto del Teatro Grande di Brescia – Mostra evento – 2012
PAN – Palazzo delle Arti di Napoli - 2012
Vincitore 1° premio al Premio Internazionale Amalfi – 2012
Royal Opera Arcade – Londra – 2013
Biennale Internazionale d'Arte di Brescia - 2013
Cà dei Carraresi - Treviso – 2013
Palazzo Monferrato - Alessandria - 2013
Delizia Estense del Verginese (Patrocinio Unesco) - Portomaggiore (Fe) - 2013
Vincitore Premio Afrodite 2013
Complesso di San Filippo e G. - Brescia - 2013-2014
Villa Reale - Monza - 2014
Lamberto Melina “Celati silenzi”

Celati silenzi
Paola Artoni

Ho bisogno di silenzio / come te che leggi col pensiero /
non ad alta voce / il suono della mia stessa voce /
adesso sarebbe rumore / non parole ma solo rumore fastidioso /
che mi distrae dal pensare.

Ho bisogno di silenzio / esco e per strada le solite persone /
che conoscono la mia parlantina /

disorientate dal mio rapido buongiorno /
chissà, forse pensano che ho fretta.

Invece ho solo bisogno di silenzio / tanto ho parlato, troppo /
è arrivato il tempo di tacere / di raccogliere i pensieri /
allegri, tristi, dolci, amari, / ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.

Gli amici veri, pochi, uno? / sanno ascoltare anche il silenzio, /
sanno aspettare, capire.

Chi di parole da me ne ha avute tante / e non ne vuole più, /
ha bisogno, come me, di silenzio.
(Alda Merini, Ho bisogno di silenzio)

Il frastuono dei giorni, il caos dei suoni, la sovrabbondanza di immagini, molte delle quali generate appositamente per essere scioccanti. Forse mai come in questi tempi il silenzio è d'oro, prezioso come un metallo raro, nobile e incorruttibile, e tanto difficile da trovare. Accade allora che quando si arrivi anche solamente a percepirne una traccia, tale dimensione diventi una zona franca da rispettare e preservare come un tesoro nascosto. Il tempo si ferma e la mente può finalmente assaporare e non trangugiare... Questo flusso di pensieri ci sorprende dinnanzi alle figure di Lamberto Melina, nelle quali ci specchiamo e ci perdiamo, con la sensazione di esserci accostati all'alter ego dell'artista ma anche di noi spettatori. Il lavoro è un mistero in divenire per lo stesso autore, viene lasciato coperto sino all'ultimo, sino a quando avviene il vero e proprio svelamento dell'opera compiuta. La missione dell'artista – ci confida Melina in occasione di un nostro incontro – è quella di essere un mediatore tra mondi paralleli, diversi, che sfuggono alle persone e ai sensi, egli è chiamato a tradurre in simboli, metafore e suoni questi “altri” mondi. Se la “Fontana” di Duchamp ha, a parere di Melina, “distrutto i simboli e la capacità simbolica dell'arte”, la risposta dell'artista è una pittura che sfida continuamente la perfezione, in una contesa che è dettata dall'esigenza di produrre una Bellezza che permetta di trasmettere nel migliore dei modi il Simbolo. E il viatico per questo viaggio infinito sono gli occhi: da quegli sguardi nessuno potrà uscire immune. I protagonisti dei dipinti di Melina giungono dall'oscurità, laddove si nascondono il mistero, la notte, le paure e le avventure. Melina non teme di affermare che “nell'oscurità dello spirito sono nascosti i nostri grandi mostri ma anche i nostri sogni”. Questo lato oscuro, le ombre psicoanalitiche, altro non sono che due facce della stessa medaglia, spaventose quanto affascinanti. Senza il buio non esisterebbe la luce, senza le tenebre non ci sarebbe il giorno. Sarà per questo che il suo silenzio è eloquente e i suoi dipinti hanno scritto nel loro Dna la traccia di una genesi altrettanto silenziosa. L'artista racconta di lavorare in mezzo alla natura, al riparo dagli sguardi di tutti, immerso completamente nei suoi pensieri e nel suo lavoro che non consente ripensamenti. Arte come croce e delizia che egli definisce “pura sofferenza, una sorta di maledizione che è imposta e che, per produrre meraviglie che ammaliano gli uomini e che conducono a stupefacenti catarsi, fanno scendere chi le crea, fin ai limiti della coscienza e della ragione, quasi che le stesse opere suggessero dagli spiriti che le creano il bagliore vitale che le fa vibrare altissime. Lo scopo di un artista, di ogni artista, è di sopravvivere interiormente e consapevolmente a questo travaso di energie vitali”. Nel tempo il silenzio di Melina è diventato sempre più un atto di coraggio, un onesto superamento di imposizioni dettate dalle mode, espressione di pura libertà. Non si teme di essere smentiti definendo questa una ricerca etica a tutti gli effetti, che ogni giorno si nutre di ispirazione tra sogno e realtà e che, nel tempo, sta prendendo sempre più coscienza e consapevolezza. Melina è filosofo e scienziato al tempo stesso (eccezionale è la conoscenza dell'anatomia umana e rara è la precisione con la quale si sofferma sui dettagli botanici), annota il dato naturale con la stessa grazia con cui lo scardina, è enciclopedico e lieve al tempo stesso. La sensazione che ci coglie è quella di essere di fronte a una rappresentazione teatrale a tutti gli effetti, spinti a confrontarci con una narrazione della quale non si conosce il finale e in balia di emozioni in divenire. Melina ci confessa di sentirsi “un catalogatore” precisissimo, eppure, d'altro canto, riconosce che molto del suo lavoro sfugge al suo stesso controllo e che i suoi progetti iniziali sono, in realtà, azioni liberatorie che non vogliono raccontare quanto piuttosto rappresentare. Tale interpretazione avviene in una dimensione che sfugge dal tempo e dallo spazio, e i corpi, così come i volti, emergono dall'abisso, illuminati con un'attenzione degna di un regista. Davvero Melina è un autentico cercatore di Bellezza e nel dipingere i corpi perfetti si dedica in primis al racconto del Mito. Questa Bellezza è eterna, trasfigurata, destinata a non morire e a non corrompersi perché è assunta a simbolo, desiderio e meta. Ed è forse per questo che di fronte a questi dipinti gli spettatori comprendono di essere mutati a loro volta, disposti a intraprendere, a loro volta, un processo di liberazione e di catarsi che solo l'arte autentica è in grado di suscitare.

Inaugurazione Sabato 5 aprile 2014 ore 18.00

Galleria Errepi Arte
Via dell'Accademia, 17 Mantova
Apertura al pubblico:
dal martedì al venerdì dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30
sabato e domenica dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 20.00
e su appuntamento: cell. 347-2638068

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Sandro Negri
dal 5/12/2014 al 5/1/2015

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