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2/6/2014

Il Paesaggio Italiano

Galleria Klovicevi Dvori, Zagreb

Sguardi dal Friuli Venezia Giulia. La mostra itinerante mette in evidenza la diversita' con la quale si puo' osservare e concepire la realta'. Un confronto fra "Scuole di pensiero", dove emergono fotografi come Luigi Ghirri, Nino Migliori e Ugo Mulas.


comunicato stampa

Nella storia dell’ arte, da Aristotele in poi antropocentrica, il paesaggio apparve relativamente tardi.
Fu infatti solo nel Rinascimento che Leon Battista Alberti nel suo De Pictura descrisse scientificamente la prospettiva e di conseguenza si aprì al mondo la rappresentazione della città, delle sue forme e geometrie, mentre nel ‘600 il geniale Lorenese (Claude Lorrain) rappresentò il paesaggio ideale, tra classicismo delle rovine romane e il naturalismo di impronta nordica.

La fotografia, scrittura della luce come la definì Fox Talbot, sin dalla sua origine assunse l’essere necessariamente prospettica ed anche sin dalle sue origini introdusse con grande enfasi il paesaggio che a sua volta divenne l’aspetto di richiamo sia per l’ottocentesco Grand Tour che per avventure coloniali: o, più semplicemente, rese possibile il far vedere luoghi sconosciuti ma la cui esistenza veniva verosimilmente testimoniata da una immagine, ed è da allora che si è formata un’idea “artistica” del paesaggio stesso.

II Paesaggio Italiano. Fotografie, 1950 – 2010 spazia nell’arco della seconda metà del 900, evidenziando i diversi modi con i quali il paesaggio italiano è stato approcciato sulla base delle diverse “scuole di pensiero” alle quali sono appartenuti gli autori: dai pittorialisti come Riccardo Peretti Griva o Enrico Pavonello (in giovane età), ai fotografi vicini all’estetica Crociana (Giuseppe Cavalli, Piergiorgio Branzi, Alfredo Camisa, Giuseppe Moder, Raffaele Rotondo, Dino Bruzzone), gli aderenti a La Gondola tra cui Gianni Berengo Gardin, Elio Ciol, Fulvio Roiter, Gino Bolognini, Giuseppe Bruno…i neorealisti Luigi Crocenzi, Gianni Borghesan e Nino Migliori all’inizio della sua carriera artistica, fino Carlo Cisventi e ai paesaggisti del Touring Club Italiano Bruno Stefani, Toni Nicolini, Ezio Quiresi e negli anni successivi Francesco Radino. Pure Carla Cerati negli anni ’60 lavorò sul paesaggio come un altro fotogiornalista come Giorgio Lotti, (e memorabili furono i suoi reportages sull’alluvione di Firenze), mentre già dagli anni ’60 fu la volta del viaggio come scoperta di un territorio che Paolo Monti aveva iniziato a mappare in modo sistematico.

Per i grandi maestri Mario Giacomelli e Ugo Mulas il paesaggio era strettamente legato alla letteratura mentre in Franco Fontana diventava una terra incantata che riassumeva le estetiche del paesaggio rinascimentale.

Già alla fine degli anni ’60 Guido Guidi ha iniziato a presentare i suoi paesaggi marginali anticipando le problematiche attuali dei non luoghi e poi con Luigi Ghirri, sulla base della critica alla “visione cartolinesca” venne avviato dagli anni ‘70 il nuovo viaggio in Italia che fece emergere di conseguenza un nuovo modo di intendere la fotografia, quindi la bellezza del Mediterraneo e la sua ricchezza culturale (Giuseppe Leone, Ferdinando Scianna, George Tatge, Mimmo Jodice) fino alla dimensione urbana (Gabriele Basilico, Mario Cresci, Olivo Barbieri, Luca Campigotto, Gianantonio Battistella, Vittore Fossati, Andrea Abati, Marco Zanta, Nicola Lorusso, Nunzio Battaglia, Vincenzo Castella).

Con la città invasa di Roberto Salbitani appare negli spazi urbani l’ invasione della pubblicità di cui Oliviero Toscani e Franco Turcati ne esaltano la dirompente potenzialità mediatica, mentre Luca Maria Patella, Rosa Foschi, Mario Sillani Djerraian, e poi Gianluigi Colin, Marcello Di Donato, Davide Bramante e Maria Mulas si misurano da parte loro con il paesaggio fantastico.

Nel corso degli anni, una parte dei fotografi italiani ha proseguito nella ricerca più tradizionale di quelli che oramai sono probabilmente gli ultimi scorci della bellezza del paesaggio: prima Augusto Viggiano, poi Valerio Rebecchi, Cesare Colombo, Ippolita Paolucci, Alberto Tissoni, Carlo Leidi, Antonio Biasiucci, infine Laura Di Bidino, Valerio Desideri.

Elementi di storia dell’ arte e di memoria dei luoghi sono stati invece introdotti da Davide Camisasca, Vasco Ascolini, Cesare Di Liborio, Paolo Simonazzi, Bruno Cattani o dai fotogiornalisti Aldo Martinuzzi e Roberto Koch.

L’ultima parte della mostra presenta la visione contemporanea del paesaggio oramai frammentato per come viene proposta da Massimo Vitali, Moreno Gentili, Cristina Omenetto, Giovanni Gastel, Marco Signorini, Marco Campanini, Maurizio Montagna, Samantha Banetta, Fabio Bolinelli, Marco Citron, Luciano Gaudenzio, Massimo Siragusa, Maurizio Chelucci, Miranda Gibilisco e Maurizio Galimberti.
Aggiornata rispetto alla prima edizione presentata al Museo Russo di San Pietroburgo e presentata dal 23 gennaio al 20 aprile 2014 al Museo di Roma in Trastevere ora, con la collaborazione dell’Ambasciata Italiana e dell’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria, verrà inaugurata il prossimo 3 giugno alle ore 19.00 alla presenza dell’Ambasciatore italiano in Croazia Emanuela D’Alessandro e del Presidente del Consiglio Regionale Franco Jacop alla Galleria Klovicevi dvori di Zagabria (fino al 10 luglio), quindi trasferita a Zara allo Kneževa palača (4 settembre – 4 ottobre) e poi in Slovenia, a Capodistria e nel Castello di Lubiana.

Inaugurazione 3 giugno alle 19

Galleria Klovicevi,
Jezuitski trg 4, Zagabria.
Giorni e orari di visita: dal martedì alla domenica, ore 11 - 19.

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