Museo di arte moderna e contemporanea - MART
Rovereto (TN)
corso Bettini, 43
0464 438887 FAX 0464 430827
WEB
Scenario di terra / Alvaro Siza
dal 2/7/2014 al 7/2/2015
mar-dom 10-18, ven 10-21, lunedi' chiuso

Segnalato da

Luca Melchionna




 
calendario eventi  :: 




2/7/2014

Scenario di terra / Alvaro Siza

Museo di arte moderna e contemporanea - MART, Rovereto (TN)

'Scenario di terra' e' dedicata al paesaggio, inteso come uno dei luoghi d'elezione dell'esperienza umana: esposte le opere della collezione e degli archivi del Museo. In concomitanza, a cura di Roberto Cremascoli, 'Inside the human being' presenta la produzione dell'architetto Siza.


comunicato stampa

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Scenario di terra

Scenario di terra è il nuovo progetto che il Mart dedica al paesaggio, inteso come uno dei luoghi d’elezione dell’esperienza umana, dopo la grande mostra “Perduti nel Paesaggio/Lost in Landscape” aperta fino al 31 agosto. Sviluppata dai curatori del Museo, l’esposizione poggia su un nucleo di opere provenienti dalla collezione permanente e su una selezione di materiali dai fondi archivistici del Mart, completati da prestiti e produzioni inedite.

l percorso espositivo si propone, attraverso un libero movimento nel tempo, nei media e nelle produzioni artistiche, di narrare alcuni momenti di sintesi nel rapporto fra l’uomo e il suo ambiente. Pur lasciando intravedere uno sviluppo d’ordine storico-artistico, la narrazione evita la successione cronologica delle opere al fine di lasciar emergere, nel ritmo dell’esposizione, la ricerca di differenti empatie con gli elementi del paesaggio. Un rapporto sempre aperto, che si confronta con il profilo del territorio, la persistenza della materia, il lirismo delle forme mitiche e la loro astrazione.

A cura di Veronica Caciolli, Daniela Ferrari, Denis Isaia, Paola Pettenella, Alessandra Tiddia, la mostra Scenario di terra si articola secondo diverse angolazioni che mescolano e confrontano linguaggi artistici e periodi della storia dell’arte moderna e contemporanea, in un suggestivo allestimento curato dall’architetto Giovanni Maria Filindeu. Il percorso espositivo prende avvio indagando la relazione tra la natura e il lavoro dell’uomo: la terra coltivata, intesa come la trasformazione naturale, sociale ed economica del paesaggio, è raccontata nella storia dell’arte principalmente attraverso la pittura. Incisioni, stampe e riproduzioni fotografiche, provenienti da alcuni fondi dell’Archivio del ’900, sono qui accostate ai dipinti di Umberto Moggioli, Gino Pancheri, Arturo Tosi e Gigiotti Zanini a installazioni contemporanee, come il video la Danza degli attrezzi di Nico Angiuli, opera inedita tratta da un lungo progetto di ricerca dedicato allo sviluppo dei gesti dell’agricoltura.

La relazione uomo-natura passa attraverso la conoscenza e l’uso dei materiali naturali, semilavorati o trasformati: è la materia stessa che si presenta attraverso una raccolta di opere bidimensionali in cui la terra da disegno di un territorio diviene lo spunto per un processo astrattivo. Nelle opere di Giuseppe Uncini e Antoni Tàpies, i protagonisti sono gli elementi materici naturali come la sabbia, la terra, la ghiaia. Materia grezza come la seta non lavorata è al centro delle opere di Dario Imbò mentre la materia trasformata da processi chimici costruisce gli insoliti paesaggi realizzati da Giovanni Ozzola. Gli elementi naturali divengono opere vere e proprie nei capolavori dell’Arte povera, tra cui Chiaro Oscuro di Mario Merz, Terra animata di Luca Maria Patella, Cinque tronchi divisione moltiplicazione di Michelangelo Pistoletto, Grigi che si alleggeriscono oltremare di Giovanni Anselmo che condividono lo spazio con lavori più recenti come Montagne (Alpi) di Matteo Rubbi o Pianeta Azzurro di Franco Piavoli, capolavoro del cinema sperimentale italiano a cui è dedicata un’ampia sala di proiezione. In questo caso la mostra si raccorda con l’avvio di movimenti che negli anni ’60 e ’70 hanno trasformato il concetto di paesaggio nel concetto di ambiente alla ricerca di un rapporto più empatico con la natura.

Uno spazio della mostra affronta i “margini del paesaggio”, ovvero la capacità propriamente umana di circoscrivere i limiti dello sguardo per catturare la veduta, per sublimare per un verso e controllare per l’altro il paesaggio stesso. I Medium color landscapes di Davide Coltro, gli Appunti per una fotografia di paesaggio di Vittore Fossati o i Cieli di Paolo Vallorz propongono, seppur attraverso stili diversi, la stessa intuizione. Il paesaggio è visto sovente in mostra come il luogo in cui l’uomo ricerca uno stato di benessere o ispirazione, ma il paesaggio è anche l’astrazione delle forme, ovvero il momento in cui lo scenario terrestre si pone alle spalle di chi guarda, sia esso artista o visitatore, e l’esperienza si fa più concettuale. Paesaggio e osservatore diventano il vettore di un’esperienza poetica ora conclamata.
Il concettualismo di Che cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne vanno? di Alberto Garutti dialoga con i quadri di Mario Raciti, Gastone Novelli e Anton Zoran Music, mentre “Guardando dentro la sua bocca, realizzammo che il Vulcano ci stava scrutando da lungo tempo” chiosa l’opera di Riccardo Arena.

Artisti in mostra
Nico Angiuli, Giovanni Anselmo, Riccardo Arena, Giusy Calia, Claudio Cintoli, Ugo Claus, Davide Coltro, Salvador Dalì, Vittore Fossati, Alberto Garutti, Sergio Gioberto e Marilena Noro, Giorgio Guidi, Franz Hogenberg, Dario Imbò, Marcello Jori, Jannis Kounellis, Alexandre Koester, Caterina Lai, Peter McGough e David McDermott, Mario Merz, Umberto Moggioli, Elena Munerati, Gastone Novelli, Giovanni Ozzola, Federica Palmarin, Gino Pancheri, Luca Maria Patella, Giuseppe Penone, Franco Piavoli, Michelangelo Pistoletto, Mario Raciti, Matteo Rubbi, Lucia Sterlocchi, Antoni Tápies, Arturo Tosi, Giuseppe Uncini, Paolo Vallorz, Gigiotti Zanini, Anton Zoran Music.

Esposti inoltre materiali dalla biblioteca e dai fondi del Mart di Luciano Baldessari, Silvio Branzi, Vittore Grubicy, Margherita Sarfatti.

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Álvaro Siza
Inside the human being
a cura di Roberto Cremascoli

"Disegni, modelli architettonici, fotografie, mobili e oggetti di design documentano l’opera dell’architetto portoghese Álvaro Siza"

Così Álvaro Siza, vincitore nel 1992 del Pritzker Prize (il Nobel dell'architettura), racconta il proprio modo di intendere l’esercizio del mestiere del’architetto: una “professione poetica” dedicata alla progettazione di spazi per la vita dell'uomo nella natura.
Con la mostra Álvaro Siza. Inside the human being, il Mart rende omaggio a un grande protagonista della cultura architettonica contemporanea, maestro indiscusso di intere generazioni di architetti che, attraverso lo studio e l'interpretazione del suo pensiero e delle sue opere, hanno rinnovato il rapporto tra le spinte internazionaliste dell'avanguardia moderna e la continuità con le tradizioni costruttive locali. La mostra è a cura di Roberto Cremascoli, con la partecipazione di Álvaro Siza e di Chiara Porcu, responsabile da oltre vent'anni dell'Archivio dell'architetto portoghese, e con il progetto di allestimento firmato dallo studio Cremascoli, Okumura, Rodrigues Arquitectos (il catalogo è pubblicato da Electa).

Il percorso espositivo, aperto nelle sale del Mart dal 4 luglio 2014 all'8 febbraio 2015, racconta l’itinerario artistico e professionale dell'architetto a partire dalle vicende storiche del suo paese, il Portogallo uscito da un lungo periodo di dittatura.
Radicato nella tradizione del luogo d’origine, Siza ha pazientemente lavorato sul rapporto con la misura umana e con il paesaggio, alla ricerca di un linguaggio architettonico di grande coerenza e autorevolezza internazionale. Nato nel 1933 a Matosinhos, vicino a Porto, Álvaro Joaquim de Melo Siza Vieira si laurea in architettura a Porto nel 1955 e inizia a collaborare con Fernando Tavora, prima di aprire, nella stessa città, il proprio studio professionale.

Sempre a Porto, presso la Facoltà di Architettura, nel 1976 è nominato titolare della cattedra di “Costruzione”, attività portata avanti con grande impegno fino al 2003. Infatti, nel corso della sua carriera, Siza si è dedicato all’insegnamento anche in molte altre università del mondo: è stato visiting professor all’École Politechnique di Losanna, alla Pennsylvania State University, alla Universidad de Los Andes di Bogotà, alla Graduate School of Design della Harvard University (come “Kenzo Tange Visiting Professor”), all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia.

Le prime opere dell'architetto portoghese risalgono alla seconda metà degli anni ‘50: come il Ristorante Boa Nova a Leça de Palmeira (1958) o la Piscina a Conceição (1958-1965). Negli anni '70, dopo la caduta della dittatura in Portogallo, con l’esperienza delle “brigate SAAL” (Serviço Ambulatório de Apoio Local), Siza si impegna nel campo dell’edilizia popolare. Sono gli anni dei primi riconoscimenti da parte della critica internazionale. Non a caso, in questo stesso ambito inizia a lavorare a Berlino per il risanamento del quartiere di Kreuzberg. Autore di abitazioni, scuole e edifici universitari (come la famosa sede della Scuola di Architettura di Porto), Siza ha progettato anche importanti centri culturali e musei in Sud America (Museo Iberê Camargo Foundation, Porto Alegre, Brasile, 2008) e in Asia ( Mimesis Museum a Paju Book City, Corea del Sud, 2007-2010). In Italia si è impegnato fin dagli anni ‘80 in studi urbanistici e progetti di architettura e restauro. Dal 2000 ha progettato e realizzato alcune stazioni della metropolitana di Napoli, nonché il restauro del Palazzo Donnaregina, sede del Museo Madre. Per i meriti ottenuti dalla qualità del suo lavoro, Siza ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali, fra cui il prestigioso Pritzker Architecture Prize (1992), fino al recente Leone d’Oro alla Carriera in occasione della 13ª Biennale di architettura di Venezia (2012).

“Rigorosa ed eclettica, severa e ironica, banale e sorprendente – come scrivono Llano e Castanheira in una monografia di una decina di anni fa – l’architettura di Álvaro Siza fa della semplicità la propria ricchezza”. La mostra al Mart, attraverso una selezione di progetti (realizzati o in corso di realizzazione), approfonditi con un ricco apparato di disegni, fotografie e modelli, vuole raccontare la pratica progettuale di Álvaro Siza entro un itinerario “metodologico” basato sulle esperienze personali, le curiosità e il metodo di osservazione della realtà che attribuisce un ruolo centrale alle relazioni tra uomo e natura come motore della storia.

Immagine: Davide Coltro, Icona digitale tramessa a quadro elettronico serie Medium Color Landscapes, Anno 2010

Ufficio stampa:
T 0464 454127 / 0464 454124
press@mart.tn.it@mart_museum

Inaugurazione 3 luglio alle 18

Mart - Museo d'arte moderna e contemporanea
corso Bettini 43, Trento.
Orario: mar-dom 10-18, ven 10-21, lunedi' chiuso.
Biglietto: intero 11 euro, ridotto 7 euro.

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