Fondazione Ambrosetti c/o Palazzo Panella
Palazzolo sull'Oglio (BS)
via Matteotti, 53
030 7403169 FAX 030 7403170
WEB
Alessandro Mendini
dal 5/3/2004 al 29/5/2004
030 7403169 FAX 030 7403170

Segnalato da

Emanuela Filippi


approfondimenti

Loredana Parmesani



 
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5/3/2004

Alessandro Mendini

Fondazione Ambrosetti c/o Palazzo Panella, Palazzolo sull'Oglio (BS)

Un omaggio ad una delle figure piu' provocanti del design italiano, l'architetto e designer Alessandro Mendini, attraverso un'ampia selezione, 200 circa, dei suoi disegni e schizzi, realizzati a partire dagli anni '80 ad oggi, oltre ad alcune delle piu' note e storiche opere della sua attivita' di designer e di artista, fra cui la Poltrona di Proust, e cinque grandi dipinti.


comunicato stampa

Scritti, Disegni e Oggetti

A cura di Loredana Parmesani

La mostra che si inaugura sabato 6 marzo, presso la Fondazione Ambrosetti, a Palazzolo s/O, nella sua Sede di Palazzo Panella, vuole essere un omaggio ad una delle figure più provocanti del design italiano, l'architetto e designer Alessandro Mendini, attraverso un'ampia selezione, 200 circa, dei suoi disegni e schizzi, realizzati a partire dagli anni '80 ad oggi, oltre ad alcune delle più note e storiche opere della sua attività di designer e di artista, fra cui la Poltrona di Proust, e cinque grandi dipinti. Evento di punta della stagione, l'esposizione si colloca in un vasto programma che la Fondazione persegue già dalla passata stagione: l'analisi dei linguaggi prossimi all'arte, quali la moda, l'architettura, il design, la multimedialità, per ricercare percorsi nei quali l'arte possa di nuovo definirsi.
Nel caso di Alessandro Mendini, architetto e designer, ma anche pittore e sperimentatore di se e del mondo, questa prossimità è un dato di fatto. In tutto il suo lavoro il rapporto fra il progetto specialistico dell'architettura e del design e l'ambito artistico non solo è evidente, ma è la base stessa del suo fare. Dice Mendini: 'Sono un progettista che applica all'architettura e al design certi metodi tipici del comportamento dell'artista; e viceversa, sono un pittore che per dipingere usa certi metodi tipici del progetto. La mia è una attività ibrida in bilico fra queste ed altre discipline (grafica, scultura, moda, performance, critica), che trova fra di esse non una esigua linea di confine ma grandi spazi liberi dove operare.'
Se nel corso del tempo gli scritti hanno accompagnato metodicamente l'attività progettuale e artistica dell¹autore, anche le sue opere grafiche e pittoriche, dai piccoli schizzi alle veloci annotazioni, sono una costante del suo pensiero e della sua ricerca e costituiscono uno scenario animato da personaggi e oggetti, filosofia e pensieri su tutto ciò che accade nell'ambito delle pratiche progettuali. Intrecciati spesso alle parole, espressi anche sotto forma di organigrammi o di poesia visiva, i piccoli e sintetici disegni di Mendini sono esposti in un allestimento volutamente povero per accentuarne la valenza di pensiero primordiale che, attraverso un¹incredibile progressione, si concretizza, per la forte carica utopica e sperimentativa che racchiudono, in un corpus con caratteristiche proprie e con una energia autonoma. Una grafia ironica e penetrante capace di generare non solo le idee germinali dei suoi progetti, ma anche in grado di guardare alle cose del mondo con un'ottica psicologica, introversa e molto acuta. I dipinti presenti in mostra, tutti del 1999, sono opere che consentono un altro scorcio sulla teoria di Mendini: 'Dipingere, per me, vuol dire emettere dei segni (diretti e senza intermediari), svolgere un continuo e 'liberissimo' movimento del 'mio' pensiero visivo. Il mio 'dipinto' è una cosa molto diversa da quello che era il mio progetto, perché non comporta ipotesi di previsione, di organizzazione o di uso. Il compito della pittura 'non c'è'... la motivazione del dipinto non sta nella sua efficienza, la sua realtà consiste tutta nella bellezza con cui esso viene elaborato, nella poesia che contiene (e magari non trasmette)'. Per Mendini dunque dipingere significa liberare la propria mente nei confronti di una superficie e fare oggetti indipendentemente da una loro funzione o da un'applicabilità industriale.
Eclettico negli stili, all'insegna di una grande libertà e ricchezza compositiva, Mendini ha superato i principi del movimento moderno e delle avanguardie, per portare a compimento il postmoderno che recupera il valore della decorazione e dell'artigianato rendendoli prioritari rispetto alla struttura razionale. Come scrive Loredana Parmesani nell'introduzione la libro Alessandro Mendini. Gli scritti: le sue architetture, i suoi oggetti, tutta la sua progettazione, qualificati da uno spiccato gusto ludico, si contrappongono al concetto di moderno come categoria dello spirito elaborata nella cultura artistica, letteraria, architettonica e alla realizzazione di prodotti d'uso.
Fra gli oggetti di design esposti spicca La poltrona di Proust - anche nella versione miniaturizzata in porcellana ­ del 1978 che rappresenta il primo momento in cui Mendini si è occupato del colore: un tentativo di considerare l'oggetto non come dato concluso, ma come elemento fra gli altri, basandosi più sulle sensazioni delle luci, dei materiali e dei colori piuttosto che su elementi più specificamente compositivi e progettuali dimostrando un approccio al prodotto più letterario che formale.

inaugurazione: sabato 6 marzo, ore 11

Ufficio Stampa Fondazione Ambrosetti: Emanuela Filippi - 02.4547.9017

Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea
Palazzo Panella, Palazzolo s/O

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