Studio La Citta'
Verona
via Lungadige Galtarossa, 21
045 597549 FAX 045 597028
WEB
Quattro mostre
dal 12/12/2014 al 30/1/2015
mar- sab 9-13 / 15-19

Segnalato da

Studio la Citta'




 
calendario eventi  :: 




12/12/2014

Quattro mostre

Studio La Citta', Verona

Emil Lukas in 'Large Curtain' presenta lavori tridimensionali, costituiti da diversi strati sovrapposti. In esposizione le opere che compongono gli ultimi cicli di Hiroyuki Masuyama. Shaun Gladwell indaga la sua esperienza personale e quella legata alla storia dell'arte. Il lavoro di Greta Rento e' ispirato al suo paese di origine.


comunicato stampa

Emil Lukas
Large Curtain

Dopo l’ultima mostra dell’artista statunitense Emil Lukas, proposta da Studio la Città nel 2012, dove, a farla da protagonista era la grandissima installazione meccanomorfa “Curvature”, ora l’artista torna a Verona con una personale in cui saranno presentati cinque lavori totalmente diversi e appositamente studiati dall’artista per il nostro spazio espositivo: cinque opere composte da una policroma trama di fili inchiodati sulla tela.

Emil Lukas utilizza una vasta gamma di materiali che vanno dal gesso, al legno, alla tela e ai rifiuti. Le opere di Lukas, tuttavia, non possono essere propriamente catalogate come scultura o pittura: sono piuttosto lavori tridimensionali, costituiti da diversi strati sovrapposti in cui interno e esterno, superficie e supporto perdono la loro distinzione gerarchica per assumere uguale importanza Il linguaggio astratto di Emil Lukas è vario e complesso dal momento che usa tecniche impersonali sempre diverse tra loro: tirare un migliaio di fili su un telaio sino a ottenere magnifici effetti di luce e dissolvenza cromatica - come nel caso di questa mostra -, oppure sfruttare l'energia cieca di larve di insetti, che muovendosi su gocce di colore stese sulla carta formano reticoli affascinanti oppure imprimere fogli di pluriball nel gesso e nella resina ottenendo calchi dai colori fantastici.

Come afferma l’artista stesso durante un’intervista di Harry Philbrick, lo scorso anno: "Sono stato inizialmente attratto dai fili durante il mio viaggio in Germania, alla fine degli anni ’80. A quel tempo, l’industria tessile Gütermann esponeva nelle vetrine dei negozi enormi scaffali con più di settecento rocchetti di filo in diversi colori. L’intenso effetto visivo mi affascinava. Ora ho un simile espositore nel mio granaio. Però, mentre i fili di Gütermann erano in poliestere, io sono sempre stato affascinato dalla seta. Nel 2011, sono stato così fortunato da incontrare Ermenegildo Zegna, che ha acquistato uno dei miei “thread paintings”. Mi ha invitato a visitare l’azienda Zegna a Triviero, commissionandomi degli altri lavori. Sono rimasto impressionato dalla fabbrica e dai suoi archivi, che raccoglievano ricerche scientifiche su fibre, colori, consistenza delle stoffe e motivi decorativi. Ho portato via un bancale di fili di seta con cui ho creato molti quadri, tra cui quelli per Zegna e uno che ora si trova nelle collezioni del Crystal Bridges Museum of American Art. La seta è molto più fine, sottile e trasparente rispetto al filo di poliestere, e questi suoi pregi mi permettono di creare opere dall’aspetto più morbido ed etereo".

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A cura di Marco Meneguzzo
Hiroyuki Masuyama

La mostra di Hiroyuki Masuyama che Studio la Città inaugura il 12 dicembre riveste una particolare importanza sia per la galleria che, soprattutto, per l’artista: da un lato infatti si ribadisce una collaborazione che dura ormai dal 2002, dall’altro si espone una sorta di “summa” dell’ opera dell’artista, suggellata da un libro che diventa il punto fermo, il documento narrativo di un’attività ormai pluridecennale. In mostra saranno esposte opere degli ultimi cicli dell’artista giapponese, noto per le sue geniali sovrapposizioni tra luoghi dipinti e luoghi fotografati. Alle vedute di J.W.M.Turner si affiancano oggi quelle di Caspar David Friedrich (1774-1840), di Caspar Wolf (1735-1783), ma anche quelle di cartoline d’inizio del secolo scorso, in un amalgama che vede Masuyama sovrapporsi volutamente al vero e proprio “punto di vista” degli altri. Questa tecnica ovviamente è lo specchio del suo pensiero estetico ed esistenziale, che si manifesta nel rispetto verso il passato e il suo linguaggio, e nell’aggiunta di un ulteriore punto di vista – il suo – alla miriade di sguardi codificati dall’arte e dalla fotografia. Il discorso di Masuyama, allora, coinvolge il linguaggio, ma anche il tempo, e persino il “proprio” tempo, quando ad esempio, nel nuovissimo ciclo “Moving viewpoint” (2014), l’immagine è il risultato di una camminata tra le montagne, sintetizzata sino a “contenere” tutto il viaggio.

Così, nelle sale della galleria si assiste a un’ulteriore sovrapposizione, che è quella di un ciclo ad un altro ciclo, in una specie di coerenza circolare che si ritrova in tutto il lavoro di Masuyama, dai suoi lavori maturati alla fine del secolo scorso, alla sfera praticabile “Breath” (2014, questa non presente in mostra) che non è altro che l’immagine di un mondo che metaforicamente “respira”: una continuità circolare, che forse è la concretizzazione artistica di un tempo circolare, che costituisce e costruisce il mondo di Masuyama. ampiamente illustrato anche nel volume che accompagna la mostra, curato – come la rassegna - da Marco Meneguzzo. La collaborazione col Kallmann Museum, di Ismaning, in cui l’artista esporrà nel febbraio 2015, si esplicita anche nel volume che accompagna la mostra veronese – curati entrambi da Marco Meneguzzo – con un testo del direttore Rasmus Kleine e con una edizione bilingue.

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Shaun Gladwell
Bmx Channel

Shaun Gladwell è fra i più riconosciuti artisti australiani, la sua pratica coinvolge criticamente l’esperienza personale e un’ampia speculazione sulla storia dell’arte e le dinamiche della cultura contemporanea attraverso performance, video, pittura, fotografia e scultura. Il suo lavoro si sviluppa attraverso l’utilizzo di forme di espressione urbana come skateboarding, hiphop, graffiti, BMX bike riding, break-dancing e sport estremi. I suoi progetti video si fondano sullo studio del corpo umano all’interno dello spazio, con chiari riferimenti all’arte del passato. I soggetti dei suoi lavori sono spesso figure culturali contemporanee come lo skateboarder, il pilota di motocross, il pilota freestyle di BMX, il graffitista, il free-runner ed altri performers. L’investigazione dello spazio ha portato Gladwell a cimentarsi via via con differenti formati video, sperimentando il multicanale e utilizzando superfici architettoniche come aree di proiezione. Il lavoro dell’artista australiano inoltre, accosta alcuni tradizionali generi artistici del passato (ad esempio il sublime o la rappresentazione del panorama romantico) alle più attuali tendenze culturali come come lo skateboarding o la break dance.

Tuttavia, il suo linguaggio artistico non mira né ad aggiornare né a recuperare modelli artistici tradizionali. Al contrario, queste due tendenze si contaminano l’un l’altra innalzando alla categoria di “arte” anche le performance di 'strada' o le varie attività sottoculturali delle periferie urbane. Shaun Gladwell estende il suo interesse nei confronti del paesaggio e della nozione di “sublime contemporaneo” attraverso il video BMX Channel. Il ciclista scozzese Matti Hemmings è stato l’inventore di un particolare stile di guida delle biciclette BMX, definito “flatland”. Le manovre intricate e danzanti di Hemmings sono rese in slow motion e incorniciate da un colonnato Edoardiano - una struttura situata dentro l’inquadratura della video installazione. Nella composizione la bandiera del Regno Unito ricopre un ruolo centrale. Questa bandiera definisce chiaramente come “britannico” il paesaggio che vediamo sul video. Sotto il ciclista si staglia il canale della Manica e, al di là di esso, la Francia – la nebbia rende sfocata la linea dell’orizzonte tra cielo e mare. La colonna sonora elettronica-ambient offre un’interpretazione musicale degli elementi spaziali che caratterizzano la performance, come ad esempio la dissolvenza dell’orizzonte, la nebbia e la grazia delle evoluzioni di Hemmings nella sua BMX.

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Greta Rento

From 13 December 2014, a room in Studio la Città will be hosting works by the young artist Greta Rento: a summary of contemporary art and design in a project involving materials, nature, the strength of humanity, and the passing of time. All of Greta Rento's works are highly autobiographical and strongly marked by the mysticism of the Feltre mountains among which she was born and raised. These works present themselves as those by a contemporary demiurge who, by handling the material, has given them a spiritual aura underlined by the warmth and luminous fascination of the candles which, together with stone, are essential elements of Greta's brilliant sculptures.

As the artist herself says:
My work is immersed in the mysticism and nature of the places I grew up in. Most of the objects I create are in stone, due to a family tradition, and involve a variety of other different materials, among which steel, bronze, and wood, and I rely on artisanal, artistic, and technological abilities. Through my work I explore the interconnections between elements - cosmic, terrestrial, conscious and subconscious, past and future, scientific and spiritual - as well as the relationship between handcraft traditions and new technological processes. I create objects that, through their forms and colours, celebrate everyday beauty and evoke nature, tradition and rituals. These are timeless pieces made to be used and enjoyed; they are also made to express the great fascination that material, together with the demanding yet meditative process of a unique work made by hand, has always had for me.

In the show will be works created over two years: a large-scale installation consisting of over three hundred pieces, unique works in pale stone containing small lamps (Lucciola, 2013), and two installations with works in dark-coloured stone inspired by the finding of a single dolomite rock; these contain a sea that has literally been "fossilized" inside (Forever, 2014, and Il mare dentro, 2014). Greta Rento was born in Feltre in 1986. After graduating in literature and philosophy from Padua university in 2009, she went to London where she frequented the Central Saint Martins school, where she studied jewellery design, and worked as a production manager for an avant-garde London brand. In 2013 she came back to Italy to work in the field of artisanal sculpture, following a family tradition. She opened a workshop in her city of birth where she works at her personal art project, of which this exhibition is an example.

Ufficio stampa
Marta Fraccarolo
Ufficio Stampa – Studio la Città
ufficiostampa@studiolacitta.it, T. +39.045597549

Inaugurazione 13 dicembre ore 11.30

Studio La Citta'
via Lungadige Galtarossa, 21 Verona
Orario: mar- sab 9-13 / 15-19
ingresso libero

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