Centro Culturale Candiani
Mestre (VE)
piazzale Candiani, 7
041 2386111 FAX 041 2386112
WEB
Leonard Freed
dal 19/11/2014 al 31/1/2015
merc - dom 16-20, la biglietteria chiude mezz'ora prima, aperto 8 dicembre e 6 gennaio

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Centro Culturale Candiani



approfondimenti

Leonard Freed
Enrica Vigano'



 
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19/11/2014

Leonard Freed

Centro Culturale Candiani, Mestre (VE)

Io amo l'Italia. Fotografie. Freed non lavorava seguendo i fatti dell'attualita', cercava piuttosto una dimensione piu' contemplativa che gli permettesse di raccogliere impressioni, sentimenti ed atmosfere.


comunicato stampa

a cura di Enrica Viganò
In collaborazione con Associazione Culturale Admira+ e Associazione Culturale CivicoCinque

Leonard Freed si poneva molte domande, nei suoi diari fitti fitti appuntava la profonda ricerca che stava svolgendo sull’esistenza e sulle motivazioni del vivere umano. Il suo strumento era la macchina fotografica, il suo talento era la comprensione istintiva delle forme visive, il suo impegno era tutto dedicato alle persone e, di conseguenza, alla madre di tutte le domande: chi siamo?
Osservava il mondo cercando una risposta universale e capillare allo stesso tempo. Sceglieva lui stesso i temi su cui lavorare e si immergeva fino alle radici, fino alla linfa genitrice dei comportamenti umani. E ogni volta spiegava qualcosa di più dei soggetti ritratti, ovviamente, ma anche di noi stessi e soprattutto del suo sé: “La mia macchina fotografica è il mio lettino dello psichiatra”.
Ma la sua sfida poderosa la lanciò alla quarta dimensione: il tempo. “La cosa che sto cercando di mettere nelle mie fotografie è l’elemento del tempo. Il tempo passa e noi abbiamo bisogno di esserne consapevoli. La fotografia ci può dare questa consapevolezza”. Probabilmente questa diventa una componente determinante del suo innamoramento per l’Italia, un luogo dove presente e passato convivono e interagiscono in maniera tangibile e metamorfica.
Di fatto il suo amore, verbalizzato in ogni occasione, testimoniato da più di quarantacinque viaggi nel nostro paese ed espresso in migliaia di negativi, è una love story con la gente che popola la penisola e che rendeva ogni sua visita un’esperienza unica e irripetibile. Il suo pellegrinaggio italico, durato a più riprese quasi 50 anni, era per lui fonte di vita, arricchiva il suo spirito e gli dava infinita materia per il suo studio puntuale della natura umana, di cui gli italiani, secondo lui, ne rappresentavano una delle migliori manifestazioni.
Leonard Freed non lavorava seguendo i fatti dell’attualità, cercava piuttosto una dimensione più contemplativa che gli permettesse di raccogliere impressioni, sentimenti ed atmosfere rivelatrici di una verità soggettiva, ma suggerente. “Fondamentalmente penso che ci siano fotografie ‘informative’ e fotografie ‘emotive’. Io non faccio fotografie informative, non sono un fotogiornalista, sono un autore, non sono interessato ai fatti. Io voglio mostrare atmosfere”.
Determinato e insaziabile camminava nel mondo alla ricerca di se stesso, collezionando momenti che metteva anche a nostra disposizione, umilmente, senza pretesa di risposte assolute, ma col desiderio di porgere elementi di un tutto: il tempo, le origini, le aspirazioni, gli errori, le relazioni tra le persone, le religioni, le culture e i popoli.
Enrica Viganò

Leonard Freed nasce il 23 ottobre 1929 a Brooklyn, in una famiglia ebrea di origine russa e di classe operaia. A diciannove anni la sua passione per la pittura lo spinge a iscriversi a una scuola di disegno e grafica e in seguito ad organizzare nella cantina dei genitori il suo studio d’artista, mentre lavora come grafico presso una tipografia. Nel 1952 parte per l’Europa dove si fermerà per un paio d’anni girando per diversi paesi, ma è in Italia che avviene la folgorazione che segnerà la sua vita professionale e non solo. Visita il nostro paese in compagnia di un amico pittore che si guadagna da vivere realizzando fotografie e capisce che anche per lui questa soluzione sarebbe ideale per coniugare la sua curiosità e il suo desiderio di viaggiare, di conoscere il mondo e se stesso. Torna negli Stati Uniti con il progetto di diventare fotografo professionista e cerca i suoi primi soggetti proprio a Little Italy, dove la vitalità e le tradizioni degli italoamericani catturano il suo sguardo e la sua simpatia per sempre. Convinto che la fotografia possa essere strumento di indagine del sociale e di approfondita ricerca sulla natura umana, nel 1954 Freed inizia a studiare con il suo obiettivo le proprie radici ebraiche, prima a New York e poi in ogni dove (Olanda, Germania, Israele) seguendo le tracce di un popolo senza pace, ma fiero delle proprie origini. Molti anni dopo, nel 1984, le immagini saranno raccolte nel libro La Danse des fidèles. Nel 1958 si trasferisce in Olanda, dove sposa la tedesca Brigitte Klück, conosciuta due anni prima a Roma. Quando nel 1963 rientra negli Stati Uniti il tema della discriminazione razziale lo coinvolge visceralmente: segue la marcia su Washington e i suoi protagonisti, ma anche la vita quotidiana degli afroamericani nel quartiere nero della sua Brooklyn. Dalla documentazione del movimento per i diritti civili nasce nel 1965 il potentissimo libro Black in White America. Freed cura personalmente ogni dettaglio del libro: “Volevo che fosse duro, così da rispecchiare la mia esperienza”. Nel 1972 Freed diventa socio della prestigiosa agenzia Magnum. All’inizio degli anni ’70 si dedica intensamente a quello che lui stesso ha definito uno studio sociologico sulla Polizia: “Volevo capire che cosa fanno e perché sono indispensabili. I poliziotti sono dei proletari. Volevo essere coinvolto nelle loro vite”. Il risultato è un reportage approfondito che verrà pubblicato su numerose importanti testate in tutto il mondo. Innumerevoli le mostre personali a lui dedicate, e significative anche le sue partecipazioni a mostre collettive: tra tutte ricordiamo quella del 1967 alla mitica raccolta The Concerned Photographer curata da Cornell Capa. Le sue opere sono presenti nelle principali collezioni museali in tutto il mondo. Leonard Freed si spegne il 20 novembre 2006 nella città dove abitava dal 1975, Garrison (New York). Fino all’ultimo ha lavorato instancabilmente a nuovi progetti tra cui un libro dedicato all’Italia, il suo grande amore.

Inaugurazione mostra su invito giovedì 20 novembre, ore 18.00

Centro Culturale Candiani
sala espositiva secondo piano
piazzale Candiani, 7 Mestre (VE)
Orario: dal mercoledì alla domenica 16.00 - 20.00
aperture straordinarie: 8 dicembre e 6 gennaio 16.00 – 20.00
Ingresso: intero 5 euro – ridotto 3 euro (Candiani Card, Cinema Più, IMG Card, studenti)
Il servizio di biglietteria termina mezz’ora prima della chiusura

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