De Architectura. Le sue figure alterate, dilatate e compresse, inebriate e folli si confrontano con gli spazi architettonici. A cura di Maria Campitelli.
a cura di Maria Campitelli
Il composito mondo di Isabel Carafi si rinnova ed arricchisce ancora. Le sue figure
alterate, dilatate e compresse, inebriate e folli si confrontano con gli spazi
architettonici. Di recente l’artista ha riflettuto sulla potenza strutturale
dell’architettura, specie quella storica e chiesastica, sul concetto della costruzione
come tale, sull’aspetto positivo, concreto, stabilizzante che inevitabilmente
comporta, in confronto con l’effimero, le situazioni fluttuanti e destabilizzanti che
per altri versi distinguono la nostra società attuale. E l’architettura si è infiltrata nelle
sue composizioni, naturalmente con gli esiti fantasmagorici ed esuberanti, ironici e
divertiti che le sono propri, dove figure e strutture spesso si incrociano e fondono
creando abilissime composizioni, infiniti arabeschi decorativi, giochi cromatici e
lineari, evocativi, a volte, di antiche culture.
Per far ciò si serve di dimensioni,
supporti, tecniche diverse. Carta, legno e marmo che incide (quest’ultimo con
raffinate invenzioni puramente astratte, dove ramificazioni e geometrie intrecciano
racconti efficacemente concisi), ceramica, quindi con aspirazioni tridimensionali, e
sculture vere e proprie. Un campo d’azione vastissimo in cui l’artista senza posa
effonde i suoi corpi metamorfici, il suoi ibridi umano/oggettuali/architettonici, per lo
più volanti, spesso muniti di ombrellini per ridurre l’effetto della forza gravitazionale, dichiarando un fervore inventivo inesauribile. Le architetture sono spesso gotiche con la loro potenza ascensionale e le fitte nervature portanti sui cui si abbarbica un’umanità stralunata. Nelle piccole pittura su carta questa curiosa umanità, espansa e contratta insieme, s’infila tra i fantastici snodi strutturali che a volte si tramutano in espansioni organiche e producono straordinari accostamenti
cromatici : rosso sangue, ad esempio ed azzurro trasparente. E minuscole tele si
animano di presenze accomunate a bici, scale, abiti facendo un tutt’uno in
un’improbabile quanto travolgente dinamismo esistenziale. Nelle ceramiche su
legno coppie incastrate e rastremate trasudano un’intensa pulsione erotica. Le figure si ribaltano sulle architetture e nelle grandi tele quest’ultime si incorporano nelle figure. Un mondo esplosivo e stravolto parallelo allo spazio articolato e sublime dell’architettura, inseguito nelle sue più nobili realizzazioni medioevali,rinascimentali e anche moderne.
Inaugurazione venerdì 8 maggio ore 18.30
Museo d'Arte Moderna Ugo Carà
via Roma 9 - 34015 Muggia (TS)
lun-ven 17-19, sab 10-12 e 17-19, dom e festivi 10-12
ingresso libero