Museo d'Arte Contemporanea di Lissone MAC
Lissone (MB)
viale Padania, 6
039 2145174 FAX 039 461523
WEB
Due mostre
dal 22/5/2015 al 19/9/2015

Segnalato da

CLP Relazioni Pubbliche




 
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22/5/2015

Due mostre

Museo d'Arte Contemporanea di Lissone MAC, Lissone (MB)

Il reale non basta: la storia del Premio Lissone, coprendo un arco temporale compreso tra il 1946 e il 1967. Il percorso espositivo, suddiviso per gruppi e correnti artistiche, e' arricchito da un ampio apparato di documenti, fotografie, disegni, documenti. Contemporaneamente inaugura "Le leggi dell'attrazione - Design & affini:1985-2015.


comunicato stampa

1946-1967
IL REALE NON BASTA
IL PREMIO LISSONE

a cura di ALBERTO ZANCHETTA

Lissone celebra l'evento culturale che, all'indomani della fine della Seconda guerra mondiale, ha posto il centro brianzolo nel cuore del dibattito artistico europeo. Nelle sale del Museo d'Arte Contemporanea i visitatori potranno ripercorrere la storia del Premio Lissone, coprendo un arco temporale compreso tra il 1946 e il 1967, date che segnano l'inizio e il termine della manifestazione la cui "natura polemica e di estrema avanguardia" ne aveva fatto uno snodo fondamentale per tutta la pittura del secolo scorso.
Il Premio Lissone ha infatti ricoperto un ruolo di primo piano, grazie soprattutto ai premi assegnati da giurie d'eccellenza così come alla capacità degli organizzatori di sapersi aggiornare in tempo reale sull'arte di quegli anni. La mostra si pone quindi l'obiettivo di gettare uno sguardo ampio e variegato sulle vicende del Premio, occasione che permetterà agli spettatori di conoscere e apprezzare un concorso che ha contribuito a scrivere un importante capitolo della storia dell'arte italiana e non solo.

Il percorso espositivo, suddiviso per gruppi e correnti artistiche, è arricchito da un ampio apparato di documenti, fotografie, disegni, carteggi, manifesti, inviti, locandine e altro materiale propagandistico che attesta l'importanza della manifestazione, nelle cui fila si sono alternate giurie composte dai più celebrati critici e storici dell'arte, tra cui spiccano i nomi di Giulio Carlo Argan, Giuseppe Marchiori, Marco Valsecchi, Francesco Arcangeli, Guido Ballo, Umbro Apollonio, Pierre Restany, Will Grohmann, Jean Leymarie e Pierre Janlet.

Il Premio Lissone, la cui notorietà rivaleggiava con la Biennale di Venezia, ha rispecchiato le tendenze più innovative nella pittura del ventennio postbellico, accogliendo correnti che andavano dal Neorealismo al post-cubismo, dall'astrazione geometrica all'Abstraction Lyrique, dal gruppo degli Otto a quello di Corrente, da Origine a Cobra,
dallo Spazialismo al Movimento Nucleare, dall'Informale all'Espressionismo astratto, dal Nouveau Réalisme al Neodadaismo, dalla Pop Art alla Nuova Figurazione, fino all'Arte cinetica e programmata.

Nell'intento di valorizzare e divulgare le sperimentazioni della pittura a livello internazionale, il Premio ha permesso di acquisire molte opere che ancor oggi fanno parte delle collezioni permanenti del MAC di Lissone, cui si aggiunge il comodato della Famiglia Artistica Lissonese che include i dipinti premiati nelle prime edizioni. La mostra al Museo d'Arte Contemporanea ospita 48 opere - per la prima volta radunate nel loro complesso - che recano le firme diValerio Adami, Karel Appel, Claude Bellegarde, Renato Birolli, Mark Boyle, Aldo Brizzi, Peter Brüning, Samuel Buri, Cheval-Bertrand, William Crozier, Horia Damian, Giuseppe De Gregorio, Piero Dorazio, François Dufrêne, Ernst Faesi, Luis Feito, Gianfranco Ferroni, Franco Francese, Josep Guinovart, Patrick Hughes, Nikos Kessanlis, Peter Klasen, André Marfaing, Mattia Moreni, Ennio Morlotti, Edo Murtić, Achille Perilli, Gianni Pisani, Mauro Reggiani, Sergio Romiti, Piero Ruggeri, Emilio Scanavino, Mario Schifano, Gerard Schneider, Giacomo Soffiantino, Antoni Tàpies, Fred Thieler, Eugenio Tomiolo, Guido Trentini, Emilio Vedova, Aat Verhoog, Vittorio Viviani, Theodor Werner.

Accompagna l'esposizione un libro di 300 pagine stampato da Arti Grafiche Meroni di Lissone. Il volume comprende i saggi introduttivi di Bianca Trevisan e Alberto Zanchetta, un regesto storico e un ricco apparato iconografico con schede critiche di Chatia Cicero, Silvia Conta, Bianca Trevisan e Alberto Zanchetta.

Immagine: Renato Birolli, Ondulazione Marina, 1955

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LE LEGGI DELL'ATTRAZIONE
DESIGN&AFFINI:1985-2015

a cura di ALBERTO ZANCHETTA

Nell'ambito della XVII Triennale di Milano, l'Ente Comunale del Mobile di Lissone aveva organizzato una mostra destinata a lasciare un segno, non soltanto per l'importanza degli autori coinvolti ma anche per il ruolo svolto nella cultura del design. Carlo Guenzi, curatore de Le affinità elettive, definiva l'esposizione «come un lungo viaggio alla scoperta delle idee e dei sentimenti nel territorio delle finezze operative, delle tradizioni tecniche, delle invenzioni». Di fatto, Le affinità elettive intendevano stabilire una consanguineità tra la ricerca intellettuale e la plurisecolare sapienza esecutiva della manifattura lissonese che si pregiava della denominazione di "Primo Centro Italiano del Mobile". Impegnata in progetti provenienti da mezzo mondo e sensibile ai temi della collaborazione tra cultura e produzione, la comunità mobiliera di Lissone si era mobilitata per promuovere e finanziare l'evento (concepito nell'estate del 1983 e protrattosi per venti lunghi mesi) con l'auspicio di perseguire le "affinità tra i progettisti e i produttori". Presentate al Palazzo dell'arte il 24 febbraio 1985, le 21 proposte per l'arredo del Duemila, elaborate da architetti provenienti da 9 diversi Paesi e realizzate nei laboratori brianzoli, riscossero sin da subito un successo che non si è mai esaurito.

L'esposizione al Museo d'Arte Contemporanea riporta alla luce i progetti che avevano sancito il connubio tra la "capitale" lissonese e il design internazionale. Con il passare del tempo, quei progetti sono diventati degli importanti documenti storici, grazie ai quali è possibile riflettere sui riferimenti culturali e le "affinità" di un'epoca che si inseriva a pieno titolo nel clima del Postmoderno.

Concepiti all'insegna della ricerca e della sperimentazione, i disegni conservati presso gli archivi della Biblioteca di Lissone vengono riproposti al grande pubblico, che da allora non ha più avuto l'occasione di ammirarli in tutta la loro carica dirompente e visionaria. Come in una capsula del tempo, i fruitori del MAC ritroveranno le idee e gli schizzi che presiedono alla realizzazione dei ventun prototipi attualmente dispersi in collezioni private, oggetti "transfert" che comprendono la rigogliosa Library in the Garden di Emilio Ambasz, La scatola armonica di Gae Aulenti ispirata alle piramidi di Menfi, le Trasparenze dello studiolo di Mario Botta, l'armadio-scatola-torre Okuspokus di Pierluigi Cerri, lo spazio condiviso in His and Hers di Peter Cook ,l'esperienza contro-razionale di Cite Un Seen II progettata da Peter Eisenman, la Dining Chair e il Dining Table con cui Michael Graves riaffermava il rituale del lavoro preindustriale, il Palus Feni Articus di Simo Heikkilä che attingeva alla tradizione contadina finlandese, la Devil's Chair concepita da John Hejduk come una torretta di guardia per il paesaggio litorale, il divano Berggasse 19 che Hans Hollein aveva ripreso dallo studio di Sigmund Freud. Alla cultura del tatami e del futon si ricollegava il Floor=Furniture di Arata Isozaki, Nodi e cerniere di Luigi Massoni sviluppava invece un sistema di contenitori e cardini mentre il Mobile bar di Alessandro Mendini rispecchiava i precetti del Gruppo Alchimia. Seguono quindi la dimora de El viaje paralelo del libro y de la vida di Rafael Moneo, il guscio-grembo che Adolfo Natalini aveva battezzato con il nome di Torri d'avorio su terremoti, l'oggetto totemico de Il centro senza centro di Tobia Scarpa e la sedia-finestra Apocalypse/Utopia del collettivo Site. Alla struttura architettonica del Cabinet Tower ideato da Oswald Mathias Ungers si contrappone la Città del sogno che Paolo Portoghesi aveva elaborato a guisa di "macchina per dormire", infine, all'Esercizio formale Nr.3 disegnato da Ettore Sottsass nel periodo trascorso a Palm Spring fa da contraltare la scrivania A Bureau in William and Mary Style con cui Robert Venturi riproponeva l'estetica dell'arredamento in voga nell'Inghilterra del Settecento.

A distanza di trent'anni, Le affinità elettive sono ricordate per il loro impegno nel ripensare le forme dell'abitare, fulgido esempio di una attractio electiva duplex da cui prendere esempio ancor oggi.

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco Tel. +39 02 36755700 - anna.defrancesco@clponline.it

Inaugurazione: sabato 23 maggio 2015 ore 18:30

Museo d'Arte Contemporanea
viale Padania, 6 20851 Lissone (MB)
Orari
Mercoledì, Venerdì h 10-13
Giovedì h 16-23
Sabato e Domenica h 10-12 / 15-19

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