Museo Civico del Santo
Padova
piazza del Santo 12
049 8757893 FAX 049 8753259
WEB
Due soli
dal 22/9/2000 al 17/12/2000
WEB
Segnalato da

Studio Esseci



approfondimenti

Luciano Schifano



 
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22/9/2000

Due soli

Museo Civico del Santo, Padova

Tre città, due Soli, un artista, per una suggestiva mostra che unisce i tempi, accompagnando alle opere di oggi testimonianze archeologiche di epoca romana, paleocristiana e medioevale. Questa, in sintesi, la grande esposizione che il Museo Civico di Piazza del Santo, per iniziativa dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, propone dal 23 settembre al 17 dicembre 2000, intorno all'arte di Luciano Schifano.


comunicato stampa

Tre città, due Soli, un artista, per una suggestiva mostra che unisce i tempi, accompagnando alle opere di oggi testimonianze archeologiche di epoca romana, paleocristiana e medioevale.

Questa, in sintesi, la grande esposizione che il Museo Civico di Piazza del Santo, per iniziativa dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, propone dal 23 settembre al 17 dicembre 2000, intorno all'arte di Luciano Schifano.

Assisi, Firenze e Padova, le tre città, artisticamente accomunate nel nome di Giotto, trovano ulteriore legame nella comune tradizione francescana che ha nei santi Francesco a Antonio i due Soli ed in Luciano Schifano il maggiore interprete contemporaneo. Ripercorrendo i modernissimi ed eterni valori che Francesco e Antonio otto secoli fa lanciavano al mondo, Schifano rivive il cristianesimo primigenio che si incentra sullo slancio della fratellanza, mutuando i valori del messaggio francescano nel linguaggio universale dell'arte con il suo inconfondibile stile. Esemplari, in questo senso, sono le 24 suggestive vetrate della cripta di Santa Croce, la chiesa francescana di Firenze, realizzate dal maestro e collocate nel 1995.

Per Schifano, i numerosi critici che di lui si sono più volte occupati - da Flavio Caroli a Luciano Cabuti, Franco Cardini, Francesco Gurrieri, Gastone Favaro, Bruno Santi, Pier Giorgio Solinas, Toti Carpentieri... hanno evidenziato, via via, richiami ai Fauves, all'Impressionismo, alla pittura classica, alla Transavanguardia.

Schifano "nel suo svolgere con senso altamente decorativo temi nei quali la radice figurativa risulta affidata soprattutto alla scelta dei colori puri e brillanti provocatoriamente accordati con geometrismi piatti che non concedono sfumature tridimensionali, si raccorda senza timori riverenziali e con piglio forte e sicuro ad illustri referenti e a grandi movimenti culturali scevri di inflessioni provinciali, sempre tuttavia senza farsene inglobare. E anzi, conservando integra e riconoscibile la propria individualità fatta appunto di classicismo e di umori popolareschi, di grandi finezze liriche e di eccitanti violenze, di sottile e quasi sempre struggente poesia, ma anche di corposa e vibrante carnalità" (Dal catalogo "Immaginiamo un tema sacro", 1983).

La sua è stata definita come "ossessiva, trasognata, talora delirante ricerca di autenticità, nella drammatica volontà, umana prima ancora che artistica, morale prima ancora che estetica, di scavare i significati profondi dell'esistenza e nello sforzo sempre continuo, sofferto, urlato, di comunicarli all'esterno di sé, affidandoli, sembrerebbe quasi casualmente, ad operazioni manuali, gestuali sempre perfette, ineccepibili, ma drammaticamente provocatorie, che alla fine si adeguano alla realtà delle strutture formali rappacificando il rapporto in raggiungimenti mai indifferenti o usuali".

Ma forse la definizione più autentica è quella di Flavio Caroli che definisce Schifano "pittore nato".

Nella mostra che a lui dedica la città di Padova, con la direzione di Gianfranco Martinoni, Schifano indaga la simbologia francescana, da vita ai personaggi del Cantico delle Creature ma compie anche una sottile e suggestiva indagine all'interno della origine universale di questa iconografia. Lo fa attraverso il confronto con poche, sceltissime, opere dell'arte romana, paleocristiana e medioevale, simboli più che elementi di una indagine organica e, in quanto simboli, sentiti ed espressi dall'artista.

Di epoca romana, concessa dalla Soprintendenza Archeologica per il Veneto, è la stupenda immagine di Mercurio, affresco del secondo secolo, proveniente dal ninfeo di una domus veronese. Il dio del commercio vi è raffigurato in "gaudente nudità" e Schifano ha visto in questa iconografia "una allusione alla vita giovanile di Francesco, caratterizzata dall'appartenenza alla classe mercantile, non priva anche nel Medio Evo di quella ricchezza e di quegli agi ai quali Francesco, nato e cresciuto in una famiglia di ricchi mercanti, rinunciò per indossare il saio".

Il secondo reperto è di epoca imperiale ed è la rappresentazione della "Pesca di San Pietro", "momento iniziale della militanza del Principe degli Apostoli". Il sarcofago proviene da Pirri, oggi sobborgo di Cagliari.

Ancora da Cagliari provengono i vasi in maiolica, impreziositi da motivi decorativi simbolici, rinvenuti nello scavo del Convento delle Clarisse. Risalgono all'epoca della vista di Francesco e provengono dal Maghreb (?), una scelta, questa, con cui Schifano rende omaggio all'Africa sahariana, sua terra di origine e agli scambi lungo le rotte del Mediterraneo.

L'azzurro di questo mare, i colori solari delle terre che lo circondano, il vitalissimi crogiolo di culture e di sensazioni si risentono tutti intensamente nella pittura di Schifano. La dominano, ne sono l'humus vitale, la fonte di ispirazione, intridono la meravigliosa tavolozza dei suoi colori.

"DUE SOLI. Luciano Schifano, Francesco e Antonio". Padova, Museo Civico di Piazza del Santo, Piazza del Santo 12. Dal 23 settembre al 17 dicembre 2000. Direzione della mostra Gianfranco Martinoni. Orario: 10.00 - 13.00 / 15.30 - 18.30. Chiuso lunedì. Ingresso: interi lire 5.000, ridotti lire 3.000. Catalogo Bandecchi e Vivaldi editori, con presentazioni di Franco Cardini. Segreteria organizzativa: Fiorenza Scarpa, Tel. 049 820.45.44 - Fax 049 820.45.45.

Ufficio stampa: Studio Esseci, Tel. 049.66.34.99 fax 049.655098 Email esseci@protec.it

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