Centro Arte Moderna e Contemporanea - CAMeC
La Spezia
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Tinguely e Munari. Opere in azione
dal 21/5/2004 al 3/10/2004
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Segnalato da

Alessandra Pozzi ufficio stampa Mazzotta




 
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21/5/2004

Tinguely e Munari. Opere in azione

Centro Arte Moderna e Contemporanea - CAMeC, La Spezia

Apre il nuovo Centro d'Arte Moderna e Contemporanea che sara' diretto da Bruno Cora'. In questa occasione, accanto all'esposizione delle raccolte di arte moderna e contemporanea formatesi nel XX secolo con il Premio del Golfo, la collezione Cozzani, la collezione Bettolini e ad altre iniziative, e' stata ideata la grande mostra. Il progetto si basa in larga parte sulla condivisa qualita' e gli interessi poetici dei due artisti che, pur di diversa generazione, occupano un posto centrale nelle espressioni artistiche determinatesi nella seconda meta' del 900 per la loro attivita' assolutamente pioneristica nell'ambito dell'arte cinetica. Esposte circa 50 opere, anche di grandi dimensioni, per ciascun artista


comunicato stampa

Progetto di Bruno Corà e Pietro Bellasi
A cura di Bruno Corà, Pietro Bellasi, Alberto Fiz e Guido Magnaguagno

Apre a La Spezia sabato 22 maggio 2004 il nuovo Centro d'Arte Moderna e Contemporanea, diretto da Bruno Corà e realizzato per volontà dell'Amministrazione comunale insieme con la Provincia, la Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia, la Camera di Commercio, l'Azienda Promozione Turistica e l'Istituzione Servizi Culturali del Comune della Spezia.

La Spezia, importante centro marittimo situato nel suggestivo Golfo dei Poeti, così definito per la straordinaria tradizione di presenze che lo hanno abitato, da Shelley a Byron, da Marinetti a Montale, è meta di migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo. L'evento, in sé significativo, riveste particolare importanza se si considera che la nuova struttura culturale prende avvio nel 2004, anno in cui Genova riveste il ruolo di Capitale Europea della Cultura.

La Spezia, pertanto, dotata dei suoi noti musei cittadini (Museo Amedeo Lia, Museo Diocesano, Museo Archeologico, Palazzina delle Arti, Museo del Sigillo), con la nuova istituzione intende rispondere a una esigenza non più ignorabile di interlocutorietà con le analoghe strutture europee per l'arte contemporanea, svolgendo un ruolo attivo di nell'impegno italiano per la cultura visiva internazionale.

Per tale occasione, accanto all'esposizione delle proprie raccolte di arte moderna e contemporanea formatesi nel XX° secolo con il Premio del Golfo, la collezione Cozzani e la collezione Bettolini e ad altre iniziative, è stato ideato il grande evento TINGUELY E MUNARI. Opere in azione, di particolare rilevanza artistico-scientifica, che costituirà un grande richiamo a livello internazionale, oltre che per la città stessa.

Il progetto della mostra TINGUELY E MUNARI si basa in larga parte sulla condivisa qualità e gli interessi poetici dei due artisti che, pur di diversa generazione, occupano un posto centrale nelle espressioni artistiche determinatesi nella seconda metà del XX secolo per la loro attività assolutamente pioneristica nell'ambito dell'arte cinetica.

Infatti, se Munari inizia precocemente il suo innovativo percorso artistico più o meno negli anni in cui Tinguely viene alla luce, sarà quest'ultimo che, vedendo incoraggiata e fortemente stimolata la propria vocazione dall'incontro con l'artista italiano imprimerà all'esperienza dell'arte in movimento una sua propria cifra inconfondibile, giungendo a ''un tipo di arte moderna, dinamica, gioiosa, deliberatamente sconcertante, ironica, critica, suggestiva e satirica'' (Hulten).

La mostra, realizzata in collaborazione con le Fondazioni e le Istituzioni museali responsabili della tutela dell'opera degli artisti – in particolare il Musée Jean Tinguely di Basilea - annovera circa 50 opere di Tinguely di dimensioni medio grandi e altrettante di Munari.

Questa prima importante iniziativa, che da maggio a ottobre 2004 avvia ufficialmente l'attività negli ambienti del Centro d'Arte Moderna e Contemporanea situato nel cuore della Spezia è ideata e progettata da Bruno Corà, direttore del Centro, e da Pietro Bellasi, e si avvale della curatela degli stessi ideatori, di Alberto Fiz e di Guido Magnaguagno, direttore del Musée Jean Tinguely di Basilea.

Un'originale e significativa pubblicazione, edita da Mazzotta, verrà realizzata per la circostanza e comprenderà, oltre a una folta documentazione fotografica delle opere e degli artisti, le loro biografie, numerosi saggi critici dei curatori e una nutrita serie di apparati.

'' [...] lo so [...] quello che faccio corrisponde a qualcosa che è nell'aria [...] l'assurdità totale, l'aspetto folle, autodistruttivo, ripetitivo, giocoso delle macchine condannate al loro vai - e – vieni [...] sento proprio di far parte di questa società [...] '' (Jean Tinguely).

La ricerca e l'interpretazione causticamente satirica, irrispettosa, ludica e spesso anche drammatica del macchinismo e, più in generale, della tecnologia e della sua onnipotente razionalità occupano la vita appassionata di Jean Tinguely fino dalla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso e sono ampiamente rappresentate nella mostra della Spezia con circa 50 opere anche di grandi dimensioni. Dalle prime composizioni semoventi d'ispirazione più costruttivista dove i movimenti lenti introducono l'idea della ''casualità'' e della ''inutilità funzionale'' accompagnate da una straordinaria raffinatezza formale (Blanc Jaune er noir, Méta-Malevitch); alle vere e proprie ''macchine'', come quelle che disegnano automaticamente (Méta-Matic No. 14). La serie dei Baluba dell'inizio degli anni Sessanta, per l'eterogeneità dei loro materiali (piume, stracci, brandelli di pelliccia, ferraglia varia) e per la scompostezza dei loro movimenti costituiscono senza dubbio le opere più ''anarchiche'' e irridenti nei confronti della fredda e disumana operatività tecnologica. Un po' come le altre macchine ''prigioniere'' dei loro movimenti che Tinguely sviluppa fino a tutti gli anni Settanta e che sono ampiamente rappresentate in mostra con le loro sorprendenti, affascinanti ''trovate'' (Char MK, Bosch No. 2, Incitation à la Création, ecc.). I 10 metri del fantasmagorico e divertente Maschinenbar (1960-1985) invita i visitatori a scegliere il loro grottesco e inquietante ''giocattolino'' come si fa con gli aperitivi. É una delle grandi composizioni che il nuovo Museo di La Spezia ospiterà. Come i giganteschi marchingegni degli anni Ottanta: Pit-Stop e Viva Ferrari; questi due ultimi che testimoniano la grande passione dell'artista svizzero per l'automobilismo e per i leggendari bolidi di Maranello. Una sala della mostra sarà totalmente dedicata alle sculture semoventi che rappresentano grandi filosofi trasformati in macchine concettuali: Friedrich Engels, Wedekind, Pjotr Kropotkin, Martin Heidegger, Jacob Burckhardt.

Non mancheranno opere mai esposte prima come le bizarre lampade, le sedie e i tavoli recentemente ritrovati, progettati nel 1987 per un ritrovo di Kyoto.

Sulla terrazza, da dove si gode una vista straordinaria della città, ma anche delle Apuane e dello splendido Golfo dei Poeti, dialogheranno due particolari opere di Tinguely e Munari dedicate agli elementi naturali: una Fontana dell'artista svizzero e Un Giocattolo per il vento dell'italiano.

La sezione della mostra dedicata a Bruno Munari presenta anch'essa circa 50 opere incentrate sul concetto della macchina, il tema che che più influenzò Jean Tinguely il quale, più volte, si rivolse a lui definendolo suo maestro. Tra i due artisti ci fu uno scambio intellettuale molto intenso e non va dimenticato che le macchine inutili, realizzate da Munari sin dalla metà degli anni Trenta, così come le macchine aritmiche, rappresentarono un punto di riferimento imprescindibile per la successiva indagine condotta dallo scultore svizzero.

Il tema della macchina nell'opera di Munari viene affrontato per la prima volta nella sua globalità in questa rassegna di La Spezia che presenta le macchine inutili, le macchine aritmiche, le alte tensioni, ma anche le sensitive, i concavi-convessi, i flexi e le sculture da viaggio. Un posto di rilievo, poi, spettano alle proiezioni dirette e alle proiezioni a luce polarizzata che pongono Munari come uno degli anticipatori del concetto moderno di videoinstallazione.

In questa circostanza, dunque, la macchina non va intesa nel suo significato tradizionale, ma come indagine psicologica del movimento, come meccanismo che mette in moto un processo percettivo. L'arte per Munari entra nella vita per sviluppare un nuovo rapporto con la conoscenza dove il senso unitario passa attraverso la convivenza degli opposti, siano esso il concavo e il convesso, il ritmo che contempla l'aritmia come nel caso delle macchine aritmiche o la funzionalità trasformata in una macchina inutile.

La mostra presenta, inoltre, alcune opere emblematiche dell'iter artistico di Munari provenienti da collezioni italiane e straniere tra cui due macchine inutili del 1947 e 1948 mai esposte in precedenza in Italia, la Sensitiva del 1940, la Tavola tattile del 1938, e la Macchina inutile del 1934 in guscio di zucca, bacchette e alluminio. Quest'ultima rappresenta il punto di partenza di una creazione che prende in contropiede il futurismo, movimento a cui lo stesso Munari ha preso parte e l'accademismo novecentesco. ''Io, con le mie macchine inutili, facevo proprio ridere, tanto più che questi oggetti erano costruiti con sagome di cartoncino dipinto a tinte piatte e qualche volta una palla di vetro soffiato; il tutto tenuto assieme da bastoncini di legno fragilissimo e fili di seta. L'insieme doveva essere molto leggero per girare con l'aria e il filo di seta andava benissimo per disperdere la torsione'', scriveva Munari ricordando la prima volta che espose le sue macchine inutili alla galleria Pesaro di Milano nel 1933.

GLI ARTISTI

Jean Tinguely (1925-1991) nasce a Fribourg in Svizzera, ma la sua famiglia si trasferisce presto a Basilea, dove frequenta una scuola d'arti applicate.

Tra il 1937 e il 1939 realizza le sue prime opere ''méta-mécaniques'', ruote idrauliche con effetti sonori. Negli anni seguenti continua la sperimentazione dell'utilizzo di materiali diversi combinandoli con il movimento. Incontra Daniel Spoerri, con il quale inizia una collaborazione e realizza alcune messe in scena per i teatro e per il balletto. Crea una serie di piccole sculture in filo di ferro, Moulins à priére, e nel 1954 apre la sua prima personale alla galleria Arnaud di Parigi e allo Studio d'Architettura b24 di Milano. Dopo l'incontro con Pontus Hulten, nel 1955 partecipa alla celebre mostra '' Le mouvement '' nella galleria di Denise Réné a Parigi. Nello stesso anno stringe un'amicizia duratura con Yves Klein, assieme al quale realizza esperienze di smaterializzazione dell'oggetto (Vitesse pure et stabilité monochrome).

A Parigi, aderisce al gruppo di artisti che fanno parte del Nouveau Réalisme, fondato da Pierre Restany. Allo stesso gruppo si unirà poco più tardi Niki de Saint Phalle, con la quale stabilisce un forte legame affettivo e professionale.

Nel 1969 inizia la costruzione di un'opera gigantesca in collaborazione con altri 25 artisti, La tête, a Milly-la-Forêt, nei dintorni di Parigi. Il Centro nazionale d'arte contemporanea di Parigi gli dedica nel 1971 una retrospettiva (esposizione itinerante: Kunsthalle, Basilea; Kestner-Gesellschaft, Hannover ; Moderna Museet, Stockholm; Louisiana Museet, Humlebaek; Stedelijk Museum, Amsterdam, 1972-1973).

Nel 1977 costruisce, con la collaborazione di Bernhard Luginbuhl, il Crocrodrome, una scultura gigantesca situata nell'atrio del Centre Georges Pompidou a Parigi. Nello stesso anno inaugura la fontana costruita per la città di Basilea, composta di dieci sculture con l'impiego di acqua. Una seconda fontana, dedicata a Stravinsky e realizzata con Niki de Saint Phalle, è installata presso il Centre Georges Pompidou (1983).

Nel 1985 collabora alla grande opera che sta realizzando Niki de Saint Phalle, Il giardino dei Tarocchi, a Capalbio, vicino Grosseto.
Muore nell'agosto 1991 a Berna.

Bruno Munari (1907-1998) nasce a Milano. A diciotto anni comincia a lavorare negli studi di grafica. Appena ventenne, entra in contatto con i futuristi ''della seconda ondata'', con i quali tra il 1927 e il 1932 espone in numerose collettive. Tra il 1936 e il '40 partecipa ad alcune edizioni della Biennale di Venezia (1930, 1934 e 1936), alla Quadriennale di Roma (1935) e alla Triennale di Milano (dal 1936 al 1940). Annunciata da una sua prima scultura ''aerea'' del 1930, dal 1933 prende avvio la celebre serie delle sue Macchine inutili, fondamentali all'interno della sua poetica e che in seguito rappresenteranno lo spunto per un fortunato libro edito negli anni successivi per Einaudi, Le macchine di Munari. Dopo la seconda guerra mondiale, insieme a Gillo Dorfles, Gianni Monnet e Atanasio Soldati, è tra i fondatori del Movimento Arte Concreta (MAC) per il quale progetta bollettini informativi realizzati secondo le sue tipiche idee trasgressive sull'oggetto-libro, e presenta i suoi Libri illeggibili (1950). Dal 1952 si intensifica la sua attività di progettazione di oggetti di industrial design, soprattutto con la ditta Danese di Milano, per i quali riceve premi e riconoscimenti, come il ''Compasso d'oro'' (1954 e 1979). Nel 1962 organizza presso Olivetti di Milano e Roma la mostra ''Arte programmata'', mentre nel 1967 è invitato alla Harvard University per un corso di comunicazione visiva.

La sua attività viene riconosciuta con premi e menzioni d'onore ricevuti in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone, fino al conferimento nel 1988 del Premio dell'Accademia dei Lincei per la grafica e nel 1989 della laurea ad honorem in architettura dall'Università di Genova.

La sua attività di artista prosegue nel frattempo con mostre collettive (nel 1986 è di nuovo alla Biennale di Venezia) e prestigiose personali a Milano, Gerusalemme, Tokyo, Parigi e Zurigo.
Muore a Milano nel settembre del 1998 all'età di 91 anni.


Nel Dipartimento Educazione del Centro, durante i mesi di apertura della mostra, sono previsti seminari e laboratori, oltre che conferenze sull'opera dei due grandi artisti.

Immagine: Jean Tinguely, Méta-mécanique (Méta-Herbin)

Catalogo con testi in italiano e inglese. Edizioni Gabriele Mazzotta (pp. 288, ill. 216)

Vernice stampa: sabato 22 maggio ore 11 – 15

Inaugurazione: sabato 22 maggio ore 18

Ufficio stampa: Alessandra Pozzi - Edizioni Gabriele Mazzotta Tel. 02.8055803, Fax 02.8693046

CAMeC - Centro Arte Moderna e Contemporanea, Piazza Cesare Battisti 1 La Spezia

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