Prometeogallery
Lucca
piazza San Matteo, 3 (Chiesa di San Matteo)
02 26924450 FAX 02 26924450
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Frederic Moser/Philippe Schwinger
dal 22/10/2004 al 9/1/2005
348 7394163 FAX 0583 471464
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Segnalato da

Ida Pisani




 
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22/10/2004

Frederic Moser/Philippe Schwinger

Prometeogallery, Lucca

Non chiamateli civili. Autori di film e di videoinstallazioni, gli artisti mettono in scena da anni una sorta di 'macchina della rappresentazione' in cui si sovrappongono reciprocamente i ruoli dell'attore e dello spettatore, lo spazio scenico e quello reale dell'azione. E' come se i differenti ruoli sociali e le loro relazioni fossero riproposti ad un livello di stilizzazione tale da trasformarsi in teatro. Non a caso punto di partenza di ogni loro lavoro e', di volta in volta, un frammento di film del passato, una seduta di teatro-terapia anni '60 o una performance di gruppo di un collettivo anni '70. Mostra a cura di Marco Scotini


comunicato stampa

Non chiamateli civili

a cura di Marco Scotini

Con la mostra "Non chiamateli civili" Prometeo, Associazione per l'arte contemporanea, inaugura la nuova stagione espositiva presentando la prima personale italiana dei due artisti svizzeri Frédéric Moser e Philippe Schwinger.
Di ritorno dalla Biennale di San Paolo e noti per le importanti antologiche presso il Centre PasquArt di Bienne e il Centre pour l'image contemporaine Saint-Gervais di Ginevra, Frédéric Moser e Philippe Schwinger presentano in questa occasione due lavori dedicati alla guerra del Vietnam.

Autori di film e di videoinstallazioni, Frédéric Moser e Philippe Schwinger mettono in scena da anni una sorta di "macchina della rappresentazione" in cui si sovrappongono reciprocamente i ruoli dell'attore e dello spettatore, lo spazio scenico e quello reale dell'azione. E' come se i differenti ruoli sociali e le loro relazioni fossero riproposti ad un livello di stilizzazione tale da trasformarsi in teatro.
Non a caso punto di partenza di ogni loro lavoro è, di volta in volta, un frammento di film del passato, una seduta di teatro-terapia anni '60 o una performance di gruppo di un collettivo anni '70.

"Non chiamateli civili"presenta "Capitulation Project", una videoinstallazione a grande scala in cui si giustappongono proiezione filmica e ricostruzione del set, assieme al film "Acting Facts". "Le mie foto sono pubblicate su 'Life'. Puoi vedere cadaveri e sangue", dice un personaggio in "Capitulation Project". Le foto a cui si fa riferimento sono quelle notissime e drammatiche di Ron Haeberle che riproducono il massacro di centinaia di vietnamiti nel villaggio di My Lai del 16 marzo 1968. Ma nel film le foto sono solo evocate perché "Capitulation Project" riproduce un'azione messa in scena a New York nel febbraio del 1971 dalla compagnia "Performance Group" in cui l'audience era invitata ad intervenire mentre gli attori improvvisavano ruoli di soldati, reporter e civili.

"Acting Facts" è invece una sorta di monologo. Racconta la storia dello stesso massacro di My Lai attaverso un attore che - camicia a maniche corte color kaki e di fronte un bosco di pini che gli fa da sfondo - si rivolge agli spettatori mimando il ruolo di diversi personaggi che, nei giorni della carneficina, parteciparono all'azione.

Un critico del calibro di Raymond Bellour ha paragonato "Acting Facts" ad un film come "Elephant" di Gus van Sant per la capacità di decostruzione della violenza e della sua rappresentazione, contro ogni enfasi cinematografica.

Con questi due lavori Frédéric Moser e Philippe Schwinger rispondono in maniera lucida al "mercato mondiale dell'emozione" con cui i media propongono guerre filmate e blitz in diretta. Più che deprecare i fatti, "Non chiamateli civili" diventa una forte denuncia dell'amnesia occidentale. In questo senso si spiega la necessità di un rituale come quello teatrale: questo ripetere sempre qualcosa, far ritornare dei gesti, delle figure, ciò che è stato visto almeno una volta (visto bene, visto male, non visto)

La mostra "Non chiamateli civili" nasce in collaborazione con la Galleria Play di Berlino

Opening sabato 23 ottobre 2004 ore 18.00

PROMETEO
Associazione Culturale per l'Arte Contemporanea
Chiesa di San Matteo, Piazza San Matteo 3, I-55100 Lucca

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