''Ho scelto lavori di sei fotografi di diverse estrazioni geografiche e filosofiche, con differenti approcci alla fotografia. Sono italiani, francesi e americani. Questa mostra e' composta d'immagini impresse su pellicola che provengono da punti diversi dello spazio e del tempo.'' David L. Learn
Artisti: P. Boisvert - P. Darphin - A.Dubois - S. Stoja - R.A. Stoner - S. Varazzani
A cura di D. L. Learn
con testi di Maria Francesca Saibene e Luca Scarabelli
Dichiarazione del curatore
"The Absence of Presence"
Un luogo
Una situazione
Un tempo...
dove s'indovina una certa presenza. Una presenza passata, o la possibilità di una presenza attuale, non vista ma percepita, oppure una presenza ancora di là da venire.
Umana
Animale
Naturale
Spirituale...
Ho scelto lavori di sei fotografi di diverse estrazioni geografiche e filosofiche, con differenti approcci alla fotografia. Sono italiani, francesi e americani.
Questa mostra è composta d'immagini impresse su pellicola che provengono da punti diversi dello spazio e del tempo. Alcune sono state create apposta per la mostra, altre le ho scelte tra immagini già esistenti.
Il concetto si basa su un tema comune, anche se non comune è la scelta di questo tema; che concede, provoca, intriga. Spero che possiate lasciarvi intrigare, illuminare, da quello che vedrete.
David L. Learn
L’assenza di una presenza implica l’eventualità - passata o futura - di una esistenza.
Per le arti figurative, del resto, pittura e fotografia soprattutto, è forse più semplice la rappresentazione dell’assenza rispetto a quella di una presenza che, in due dimensioni, si può solo evocare, una presenza che, invece, ci aspetteremmo coinvolgesse tutte le dimensioni, tutti i sensi. È significativo che in questa carrellata di fotografie si alluda più frequentemente ad una presenza umana, attraverso i prodotti o i rifiuti che la civiltà si lascia inevitabilmente alle spalle; anche là dove non si può proprio vedere l’uomo - il deserto, il luogo dello schianto del volo 93, l’11 settembre 2001 - egli è comunque presente: è l’autore che vuole testimoniare la sua scelta di quel luogo, di quel tempo, di quel fatto. Dove c’è l’arte, insomma, non si può parlare di assenza vera e totale…
Pur nella varietà di approcci metodologici e concettuali, questa è la caratteristica comune di queste fotografie, oltre all’uniformità data dall’attenta selezione del curatore che ha saputo soppesare le opere in base alle modulazioni - o ai contrasti netti - di bianco e nero, affinché nessuna opera, nessun autore soffocasse gli altri.
Maria Francesca Saibene
Ci sono paesaggi, siano essi città , luoghi deserti, paesaggi montani, o tratti costieri, che reclamano a gran voce una storia. Essi evocano le "loro storie", se le creano. I paesaggi possono essere veramente personaggi e le persone che vi compaiono semplici comparse. Questo pensiero di Wim Wenders sembra abbracciare pienamente la poetica del progetto di The absence of presence, sia per l'aspetto propriamente visivo delle immagini che per i contenuti "nascosti". Mi piace pensare a questi paesaggi naturali ed urbani come a delle finestre aperte su molteplici storie, alcune descrittive da leggere semplicemente, altre da inventare e re-inventare a partire dalle suggestioni emotive e psicologiche.
E ancora mi piace pensare che si può anche invertire tranquillamente l'assunto wendersiano senza perderne l'efficacia. E considerato che in questo caso tutte le proposte sono mediate dal classico bianco e nero, anch'esso molto amato dal regista, la possibilità che le storie galleggino in superficie è molto alta.
Il bianco e nero è più "reale" del colore, sicuramente più evocativo e selettivo. Il bianco e nero è la nostra storia.
Gii artisti proposti in questa mostra, pur essendo eterogenei d'origine e formazione, hanno un fattore comune che li lega: lo sguardo e l'attenzione posta sulla lateralità delle cose. Hanno la capacità di sorvolare sopra le apparenze per far crescere le storie, anche a partire da minimi particolari, semplici reperti, gesti comuni. Questo senza essere "etnografi", ma semplicemente scrittori che usano la luce, poeti dell'immagine. Nobilitano, attraverso il loro "sparare" fotografie, anche le cose più banali.
L'assenza del titolo di questa mostra non è il nulla. L'assenza ci investe invece di pensieri per ciò che manca. L'assenza, per la mente fantastica e poetica, può essere una presenza in potenza. Stoner, Dubois, Stoja, Boisvert, Darphin e Varazzani si muovono sulle potenze secondo visioni e poetiche personali, privilegiando chi gli aspetti documentativi, chi i momenti più evocativi ed espressivi, ma comunque si muovono tutti come fantasmi, inteso questo come apparizione fantastica (“fantasma†è legato etimologicamente con “fantasiaâ€, che ha nella sua radice il verbo greco phainomai, cioè io mostro).
L'orizzonte del deserto o l'imbocco di una galleria fotografata dal treno in corsa, l'architettura abbandonata registrata con gusto strutturalista e il particolare di una scritta sul muro, la memoria di una croce e il triste paesaggio testimone di un disastro aereo sono avventure, racconti sempre in evoluzione.
La fotografia non è muta.
Luca Scarabelli
Inaugurazione sabato 30 ottobre ore 21.00
Villa Scalabrino - via Carducci - Mozzate (CO)
Orario: lun - merc - ven - sab - dom 13.00 - 18.00