Il Giardino del The
Prato
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Ignazio Fresu
dal 14/1/2005 al 30/1/2005
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Segnalato da

Ignazio Fresu



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Ignazio Fresu



 
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14/1/2005

Ignazio Fresu

Il Giardino del The, Prato

Frammenti di de-composizione. ''Quando ci guardiamo intorno cercando di capire il nostro tempo, ci si convince abbastanza presto che la decomposizione e' il nostro destino. I lavori che presento sono 'ectipi': modelli derivati da qualcosa di cui si e' cancellata e dimenticata l'origine. Stele per l'uomo sopraffatto e soffocato dai residui dei suoi consumi.''


comunicato stampa

“FRAMMENTI DI DE-COMPOSIZIONE”

Quando ci guardiamo intorno cercando di capire il nostro tempo, ci si convince abbastanza presto che la decomposizione è il nostro destino. Restano solo frammenti da ricomporre e reinterpretare nel tentativo di non separarci dalle nostre cose, dalla nostra vita. Attraverso l'alchemica trasformazione della disgregazione entropica in frammenti, frughiamo tra le scorie, tra piccoli pezzi come tra residui dei propri sogni, alla ricerca della ''pietra filosofale'', o meglio della ferraglia esistenziale di una nascosta interiorità presente in ogni frammento, brandello di icastici simulacri.
I lavori che presento sono ''ectipi'': modelli derivati da qualcosa di cui si è cancellata, dimenticata l'origine. Stele per l'uomo sopraffatto e soffocato dai residui dei suoi consumi. La nostra è una società in cui si tende con incredibile e spaventosa disinvoltura a rottamare, gettare, eliminare, dimenticare, disperdere, riciclare tutto ciò che non è più nuovo, che non è più efficiente, che non è più perfetto e giovane, lucido, integro e integrabile in un sistema che gravita intorno a un consumismo alienante, sfrenato, esagerato, schiavo del dio denaro, che sta uccidendo l'anima, sta cancellando il nostro tempo per osservare, per apprezzare, per pensare, per meditare, il tempo dell'essenza dell'uomo

RESIDUI SINTETICI O SINTATTICI? di Tiziana Presi
Condivisibile sembra l'affermazione di Ignazio Fresu quando asserisce che la ''de-composizione'' appartiene al nostro destino, essendo un'evoluzione geneticamente necessaria della Materia.
S'intende qui la Materia in senso lato, data come sostanza trasmutante nell'incessante farsi e disfarsi di tutte le cose: Vita e Morte d'ogni singola esistenza, che s'intrecciano mescolandosi in un movimento eterno.
Le leggi governanti la Materia, che noi vorremmo riuscire a comprendere in tutta la loro ampiezza, non sono ancora state totalmente disvelate nei contemporanei laboratori di ricerca.
La Materia rimane attualmente un arcano, capace di accompagnarci lungo un margine ove rimanere in bilico osmotico tra l'Essere e il Non Essere.
Grazie a ciò possiamo continuare a porci nuovi interrogativi, ridefinendo quei sistemi d'interpretazione che vorrebbero dotare di senso la Realtà che quotidianamente ci avviluppa nelle suo intricato tessuto, condensandosi nella Materia che ci circonda e di cui noi stessi siamo partecipi.
Su questo terreno fertile cresce e si nutre la ricerca di Ignazio Fresu, che si pone quindi in un orizzonte dinamico, in cui evita di definire seccamente ''stati di cose'', proponendoci, invece, una serie di passaggi in atto''.
Fresu riesce ad accostarsi alle dinamiche intrinseche della Materia del Reale e ce le ripropone sottoforma di produzioni dotate di una loro specificità fenomenica.
Le azioni di questo artista potrebbero tuttavia definirsi anche ''apparentemente spaziali'', poiché occupano uno spazio, che rinnegano subito dopo, evidenziando in tal modo la loro intima essenza: il decantare dell'Essere nella Materia, che non abbandona la propria dimora, ma la trasfigura in relitto, carcassa, frammento, detrito, scarto.
Fresu predilige lo scarto e il frammento, che ci regala nella loro scarna evidenza: ovvero come brandelli di cose, presenze terminali della fenomenologia della Materia, che si porta al Nulla per rigenerarsi, forse, altrove.
''I miei lavori sono ectipi'' ci dice ''cioè modelli derivati da qualcosa di cui si è cancellata l'origine''.
Possiamo aggiungere che è proprio l'abbandono di quell'origine che li fa esistere ancora in tutta la loro asciutta individualità.
Nell'orizzonte fresiano, l'origine dello scarto potrebbe essere vista quasi come una limitazione, poiché è proprio come ''scarto'' che il frammento diviene la traccia del processo che l'artista ci rivela: il rifluire della manifestazione dell'Essere nella Materia, come metamorfosi della stessa.
Può esserci allora un paragone tra la ricerca condotta da Ignazio Fresu e quella portata avanti, a suo tempo, da Alberto Giacometti.
Giacometti, come Fresu, non temeva il dialogo costante con il Nulla.
L'artista svizzero ha cercato infatti di dare l'ultima sembianza d'individualità a ciò che vedeva disgregarsi inesorabilmente dentro le pieghe dell'Ignoto, ma tentava ugualmente di trattenere la Materia nel suo ultimo punto d'individuazione possibile: ovvero il punto di congiunzione di tutte le forze che tengono insieme i frammenti di qualcosa (un uomo, un paesaggio, un volto familiare), prima che l'Ignoto ne cancelli per sempre l'origine.
Ignazio Fresu compie un passaggio ulteriore e getta uno sguardo coraggioso sulla disgregazione di tutti quei frammenti che, dimentichi della loro origine, transitano singolarmente innanzi alla nostra coscienza.
Le dinamiche della ricerca giacomettiana potrebbero definirsi ''centripete'', poiché cercano di trattenere le forze convergenti della Materia nella cosa.
Le prospettive di Ignazio Fresu, viceversa, sono ''centrifughe'', perché sviluppano il senso della cosa abbracciando la disgregazione della Materia, donando così un'ultima identità al frammento.
Possiamo definire ''poetiche'' le operazioni di Ignazio Fresu, se le leggiamo come una serena accettazione del volgere ad altro della Materia, come un modo per far mente locale sul comune destino di ogni cosa esistente.
Direi, comunque, che non è esclusivamente sull'onda emozionale, che Fresu si dirige verso il frammento, manifestando egli un'attenzione particolare verso la sua morfologia più profonda,cioè alla forma che esso assume ponendosi al limite tra lo spazio e il tempo.
I lavori di Ignazio Fresu stanno davanti a noi occupando il nostro spazio, ma parimenti ci conducono oltre quella dimensione, invitandoci a spostare un poco il nostro asse temporale.
Queste ''aggregazioni di frammenti in de-composizione'', mentre rinnegano lo spazio che le ospita, ci invitano, delicatamente, ad entrare nel loro tempo.
Al cospetto delle ''impermanenze'', siamo partecipi del loro itinerario, cioè dell'atto lento ed inesorabile della loro trasformazione in cristalli minutissimi di polvere.
In quel momento noi stessi ci ritroviamo, esattamente come loro, alle propaggini dell'Essere.
Le morfologie scoperte da Fresu sono forme della de-strutturazione, che manifestano l'incedere dell'Essere verso l'Ignoto.
Egli riesce a ricavare queste neo-strutture, date nei loro relativi morfosistemi, rendendo visibile un momento delicatissimo della fenomenologia della Materia, che lui individua in un'immagine tout court.
Diverso il discorso sulle ''Stele'', che sembrano corteggiare più esplicitamente la dimensione del mistero: straordinarie presenze apparentemente mute, nei loro alfabeti somiglianti a vedute archeo-futuristiche di antiche civiltà perdute.
Ecco riemergere il problema del linguaggio e dell'interpretazione dei segni.
Le ''Stele'' di Ignazio Fresu possono essere viste come un memento del costante tentativo dell'uomo di visualizzare, comprendere e, parzialmente, esorcizzare il Reale nella sua componente ignota ed imprevedibile.
Fresu però non intende effettuare esorcismi di alcun genere, perché non chiude il Reale in un orizzonte limitativo, ma lo apre elasticamente all'eventualità, mai scontata, dell'esistenza.
In questo senso anche l' ''interpretazione'' dei segni della Materia, non sfocia necessariamente in una loro completa comprensione.
Se è vero che Ignazio Fresu parte dal frammento-scarto, perché sente la società in cui vive come apportatrice di un'idolatria del nuovo e di una conseguente deleteria etica dello scarto, che si vorrebbe recuperabile in extremis. Se non è negabile che egli avverte nella società ''produttiva'' l'inganno della presenza rinnegata e dell'assenza conclamata dello scarto, che non ''sparisce'' affatto come vorrebbero farci credere le statistiche fasulle e le politiche ruffiane.
La ricerca artistica di Ignazio Fresu medita sull''emergenza dello scarto per allargare il suo senso ''civile'' verso un panorama più ricco, che ci fa riflettere sull'eventualità della nostra esistenza, sul senso di tutte le tracce che noi stessi lasciamo al nostro passaggio e su quelli che incrociamo fortuitamente durante il nostro transito.
Questo singolare e acuto osservatore di ciò che non degniamo di una giusta attenzione, si affianca a noi e con impalpabile discrezione ci invita cogliere almeno per un attimo l'impermanenza della Materia, che conduce ogni cosa lontano dalla propria origine, spingendola verso nuove ed inconcepibili origini ulteriori.
Tiziana Presi.

Vernissage sabato 15 gennaio 2005 alle 17h00

Il Giardino del The
piazza Mercatale 45 Prato
Orari: dalle 15,30 alle 19,30 e dalle 21,00 alle 01,00; tutti i giorni compreso i festivi

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