Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Torino
via Modane, 16
011 3797600 FAX 011 3797601
WEB
Diego Perrone
dal 31/1/2005 al 10/3/2005
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31/1/2005

Diego Perrone

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino

Toto' nudo e la fusione della campana. Il lavoro di Perrone crea suggestioni con immagini che trasmettono il senso incombente della storia. I suoi esercizi di pensiero si traducono in fotografie, sculture e video in cui unisce la leggerezza dell'ironia alla pesantezza di riflessioni immanenti. Il suo interesse ricade su tematiche ingombranti come la vita, la vecchiaia e la morte o la piccolezza dell'uomo di fronte al cosmo. A cura di Francesco Bonami


comunicato stampa

Totò nudo e la fusione della campana

A cura di: Francesco Bonami

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo prosegue il suo impegno a favore dell'arte contemporanea italiana e negli spazi di Torino presenta dal 1 febbraio al 10 marzo la mostra personale di Diego Perrone, a cura di Francesco Bonami: "Totò nudo e la Fusione della campana".

"Sostenere gli artisti italiani è uno degli obiettivi della Fondazione che da anni segue il lavoro di Diego Perrone presente nel 2000 a Guarene Arte e al Premio Regione Piemonte e nel 2002 a Exit, la mostra di apertura degli spazi di Torino", afferma Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione. Si tratta di un viaggio attraverso l'universo immaginario di questo giovane artista invitato alla 50° edizione della Biennale di Venezia nel 2003 e a Manifesta 3 nel 2000, e che ha esposto in spazi internazionali come il Centre Pompidou di Parigi, la Fondazione Trussardi di Milano, il MART di Trento, il PS1 di New York.

Nato ad Asti nel 1970, Perrone vive e lavora tra Asti e Berlino. Il suo lavoro non racconta storie, crea suggestioni con immagini che trasmettono al pubblico il senso incombente della storia. I suoi esercizi di pensiero si traducono in fotografie, sculture e video virtuali in cui unisce la leggerezza dell'ironia alla pesantezza di riflessioni immanenti, come il passare del tempo e la precarietà della vita umana. I suoi personaggi non sono mai spettacolari, ma svelati nella loro umanità più profonda, come Totò visto in tutta la sua fragilità. Perrone si confronta con l'inafferrabilità dello spazio e del tempo e si sofferma su imprese ciclopiche, come scavare buchi e catturarne il vuoto, costruire una campana con catrame fuso, perché il suo interesse ricade su tematiche ingombranti come la vita, la vecchiaia e la morte o la piccolezza dell'uomo di fronte al cosmo.

I lavori in mostra sono:
"Totò nudo" un lavoro inedito, un'animazione digitale della durata di 5' circa, in cui Totò, integralmente ricostruito in 3d, senza nessun motivo apparente, si spoglia rimanendo completamente nudo. L'atmosfera non è comica, ma piuttosto fredda, Totò non risulta un attore, ma un vecchio che si sveste e trasmette compassione.

"La fusione della campana" è una scultura nuova, realizzata in vetroresina e ricoperta di catrame fuso del diametro di m 3.50 circa. La campana evoca paesaggi apocalittici e l'atmosfera di una distruzione nucleare. "La fusione della campana" è stata pensata dall'artista come la rappresentazione simultanea dei tre momenti legati alla lavorazione di una campana : scavo della fornace, costruzione della falsa campana con mantello di copertura, riempimento in terra della fornace e fusione.

"I Pensatori di buchi" del 2002 e del 2004, una serie di 11 immagini fotografiche che ritraggono gigantesche voragini scavate dall'artista, mostrata integralmente per la prima volta in Italia. "Vicino a Torino muore un cane vecchio", il video dell'agonia di un cane morente simulata al computer e presentato da Diego Perrone alla Biennale di Venezia del 2003 nella sezione La Zona.

L'opera di Diego Perrone affronta con lucidità e intensità poetica una meditazione sul tempo presente e le diverse identità culturali e antropologiche che ne costituiscono il paesaggio.
Fondamentalmente orientato verso la fotografia e il video, il suo percorso è composto da prove di grande suggestione che sin da subito propongono la cifra concentrata e rarefatta che ne caratterizza il lavoro più recente. Da La periferia va in battaglia (un video del 1998 in cui una coppia di anziani è ripresa in inquadratura fissa mentre delle tartarughe passano con estenuante lentezza di fronte a loro) a Come suggestionati da quello che dietro di loro rimane fermo (2000), un gruppo di fotografie in cui dei vecchi reggono tra le mani grandi corna e teschi di animali, fino a lavori più recenti come I pensatori di buchi (2002), una serie fotografica in cui sono ripresi grandi fori sul terreno insieme a figure solitarie in meditazione, o Vicino a Torino muore un cane vecchio (2003), una videoanimazione che presenta la cruda agonia di un cane, il lavoro di Diego Perrone ha messo sempre in mostra con grande intensità la dialettica violenta tra modernità e tradizione, tra due ritmi della vicenda umana che dialogano con la dimensione immemoriale della durata, della lentezza e dell'accumulo, e quella rapida e spietata dell'immediatezza, della velocità e della dissipazione. Proprio questa capacità della sua opera di situarsi alla confluenza di grandi flussi storici e problematici, cogliendone con sottigliezza gli aspetti insieme più lirici e più aspramente realistici, di offrire in definitiva un'acuta meditazione epica e poetica sulla condizione contemporanea, fa di Diego Perrone un interprete sottile e personalissimo dell'arte dei nostri giorni. Il suo immaginario fortemente legato alla tradizione culturale italiana e aperto al tempo stesso ai più innovativi fermenti internazionali, la qualità esplicita e diretta delle sue immagini, lo stesso forte impatto emotivo delle sue "storie", si pongono infatti come altrettanti elementi decisivi per un proficuo confronto con un contesto culturale attraversato da contrasti nuovi, come il difficile adattamento dell'eredità culturale alle condizioni imposte dall'economia globalizzata, e ai disequilibri e alle tensioni che ne sono drammatica conseguenza.

Nei lavori di Diego Perrone una linea quasi impercettibile segna il confine tra parola e immagine. I video così come le fotografie sono racconti senza parole, sospesi tra la favola e la farsa. La lentezza dei movimenti che si intuisce nelle fotografie e che si vede nei video, i gesti ripetuti in modo ossessivo e ipnotico, riflettono su come il tempo venga vissuto nella quotidianità; sono immagini in cui la sensazione quasi fisica del tempo privilegia la lentezza alla velocità, l'imprevisto al successo. Instabili e precari sono i gesti dei suoi personaggi e per estensione l'atto artistico. Il concedersi dell'artista tanto all'immagine quanto al racconto si unisce a una forma di disinteresse per il linguaggio, di cui sembrano affetti, anche, i suoi personaggi. Nei video La periferia va in battaglia del 1998, in cui una coppia di anziani immobile è inquadrata insieme a tre tartarughe - controtendenza della velocità quotidiana -; La terra piatta è una dimensione lirica del luogo, come se regredire fosse inventare del 1999; il cartone animato I verdi giorni del 2000 - sul luogo comune dell'innocenza dei bambini -; e nei lavori fotografici Come suggestionati da quello che dietro loro rimane fermo - ritratti di persone anziane che reggono in mano grandi corna, tracce di animali ormai scomparsi che evocano la forza primordiale e l'estensione del passato nel presente -, assistiamo sempre a una mancanza dell'evento per incapacità, inadeguatezza o sfiducia dei protagonisti verso il linguaggio come veicolo di senso e di condivisione della realtà.

Eventi paralleli
Visioni in viaggio, a cura di Emanuela De Cecco:
Incontro con Diego Perrone il 3/2 alle ore 21
quattro proiezioni il 17/2, 24/2, 3/3, 10/3 alle ore 21
nell'auditorium con ingresso libero.
La rassegna trae spunto dagli stimoli offerti dai lavori in mostra e si propone come strumento di approfondimento e di riflessione non didascalico, ma più predisposto ad interagire con il paesaggio mentale messo in gioco dall'artista

In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo con testi di Francesco Bonami e Diego Perrone.

Ufficio stampa FSRR: Angiola Maria Gili 011 19831610
Marcella Laterza 011 19831632

Inaugurazione: martedì 1 febbraio, ore 19

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LA SOGLIA – vita, carcere, teatro
Martedì 1 febbraio 2005 – ore 18. Auditorium e Bookshop

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ospita negli spazi del Bookshop dal 1 febbraio al 6 marzo 2005 la mostra fotografica di Paolo Ranzani dal titolo La Soglia (ingresso libero). Le immagini in mostra sono una selezione del libro fotografico di Paolo Ranzani, La Soglia, edito da Gribaudo con l’aiuto e il patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia di Cuneo e del Comune di Saluzzo. Il progetto verrà presentato presso l’Auditorium della Fondazione alle 18 del 1 febbraio 2005. La Soglia è uno spettacolo teatrale diretto da Koji Miyazaki, che ha dato spunto al laboratorio teatrale della Casa di Reclusione di Saluzzo coordinato da Grazia Isoardi, e voluto da Marta Costantino, Direttore della Casa di Reclusione di Saluzzo. Le immagini in mostra documentano e illustrano la genesi di uno spettacolo teatrale e di vita reale. Da una parte la quotidianità della vita in carcere, il lento ripetersi delle ore, le giornate scandite da rituali ben precisi, dall’altra energia, volontà, entusiasmo. Il libro è in vendita in tutte le librerie al costo di 20 euro e il ricavato verrà devoluto per la realizzazione delle attività del laboratorio teatrale.

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Via Modane 16, Torino
Orario: Da martedì a domenica dalle 12 alle 20.
Giovedì dalle 12 alle 23. Lunedì chiuso.
Intero euro 5 , Gruppi euro 4, Ridotto euro 3

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Adrian Villar Rojas
dal 3/11/2015 al 27/2/2016

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