Artandgallery
Milano
via Arese, 5
02 6071991 FAX 02 6072458
WEB
Paura
dal 15/3/2005 al 15/5/2005
02 6071991 FAX 02 6072458
WEB
Segnalato da

Silvia Palombi




 
calendario eventi  :: 




15/3/2005

Paura

Artandgallery, Milano

Video, installazioni, fotografie di artisti da varie parti del mondo. Le loro immagini, assemblate e centrifugate, non sono cronaca, non si fermano alla retina o alla superficie dello schermo. Non creano assuefazione all'orrore, ma sono una testimonianza, a meta' tra il videoclip e il documentario. A cura di Manuela Gandini


comunicato stampa

Video ­ Installazioni - Fotografie
di
Guglielmo Aschieri Emilio - Tania Bruguera - Michelangelo Consani - Sejla Kameric - Venera Kastrati - Timur Makarevic & Amer Mrzljak - Libera Mazzoleni ­ Cecilia Parsberg - William Pope.L - Arend Roelink - Adi Sarajlic & Sasa Kaljanac - Jean Toche - Vered Zaykovsky - Jasmila Zbanic - Xu Zhen.

A cura di Manuela Gandini

"Di cosa hai paura?" - chiede Jasmila Zbanic (Bosnia) ai bambini di una scuola elementare di Sarajevo, nel video 'After After' (1997) - "della strega" risponde uno, "ho visto morire mio zio", risponde un altro, "ho visto la tomba di mia mamma e di mio papà: lei è morta in casa per una granata, lui al fronte di Borije"...
PAURA è il titolo della mostra curata da Manuela Gandini, che si inaugura Mercoledì, 16 Marzo alle h. 19.00 ad Artandgallery, in via Arese 5, e coinvolge artisti di varie parti del mondo su un sentimento intimo, biblico, mediatico. Il generale Ratko Mladic e il generale Radovan Karadzic guardano la mostra dall'alto come dalla collina. Nell'opera di Sejla Kameric (Bosnia), i loro volti riprodotti sui manifesti non riportano la scritta wanted: ricercati, ma warrant: autorizzati. I due criminali di guerra, a dieci anni dalla fine dell'offensiva serba, camminano liberamente per strada. Le immagini di Sarajevo, nel video di Timur Makarevic & Amer Mrzljak (Bosnia), sono sfocate. Tra le case bombardate del quartiere Dobrinja un cane nero abbaia, il suono si sdoppia, un bambino piange. Il cane ­ in questa favola spaventosamente vera - diventa un lupo e il bambino un agnello. Cecilia Parlsberg (Svezia), in uno dei suoi viaggi alla ricerca di una realtà non mediata, ha chiesto a dei bambini, figli di coloni israeliani residenti lungo la striscia di Gaza, di disegnare cosa vedessero al di là del muro attraverso un buco. Nel loro immaginario, anziché kamikaze e disperazione, c'era il paradiso. Realtà o terrore inconscio?
Il black artist americano William Pope.L realizza, per Paura, una performance, intitolata Black bag piece a Lewiston nel Maine. Abbandona sulla strada un'enorme valigia nera fuori dimensione contenente una persona. L'unico testimone è l'occhio della videocamera. Ciò che si genera attorno all'oggetto è un sentimento di panico. Il performer, dai tratti somatici non wasp, è esso stesso in pericolo nel vulnerabile clima americano di sospetto. Come un eremita, nella sua cucina o in soggiorno o a culo nudo, Jean Toche (Usa) usa l'autoscatto per produrre ossessivamente cartoline, che spedisce agli amici, con commenti caustici sulla politica Usa e sulla falsificazione dei media. La sua individuale ricerca di lucidità arriva ogni mattina nella cassetta delle lettere.
Se Eight people, sono otto soldati a grandezza naturale, realizzati da Xu Zhen (Cina), accovacciati uno accanto all'altro in preda al panico, gli strumenti di tortura, realizzati da Tania Bruguera (Cuba), sono oggetti antichi come l'uomo e contemporanei come Abu Ghraib. E l'uso del terrore, nella politica delle democrazie, è oggetto delle installazioni di Arend Roelink (Olanda) che analizza modalità militari economiche industriali di colonizzazione. Guglielmo Aschieri Emilio ritrae, all'opposto, l'emorragia dei clandestini verso Occidente, sostituendo alla "Zattera della Medusa" di Theodore Géricault, un gommone zeppo di clandestini.
Ma la paura è affrontata anche come micro-catastrofe individuale: bitch, alone, heaven sono parole tatuate dentro le labbra di giovani berlinesi, fotografati da Michelangelo Consani. Disagio, impotenza, panico ai limiti dell'autismo collettivo. La parola 'ingoiata' è paura, paura del mondo. Anche nel video di Venera Kastrati (Albania) si percepisce una disperata fatica a crescere, il timore di trasformare l'infanzia in una coriacea divisa militare.
Un muro divide due gruppi di immagini spaventose nell'installazione di Vered Zaykovsky (Israele), intitolata "D-Visione". Le foto sono diverse ma simmetriche: di qua Israele, di là Palestina. Le une non vedono le altre, le une non conoscono le altre, il cemento cade, gli autobus saltano, le persone muoiono. La paura dell'altro è nel sangue, nella non conoscenza, nel buio pesto della ragione e sfocia in una violenza senza limite in Medioriente come ovunque.
Un muro di stoffa multicolore, costruito da Libera Mazzoleni, ricorda, come un insieme di lapidi morbide e quadrate, le date e i luoghi di tragedie collettive e individuali: Bhopal, Beslan, Piazza Fontana, Rhumas Sarajevo chiude la mostra con "Streets of fire" (1997), un film di Adi Sarajlic & Sasa Kaljanac. Le loro immagini, assemblate e centrifugate, non sono cronaca, non si fermano alla retina o alla superficie dello schermo. Non creano assuefazione all'orrore, ma sono una testimonianza, a metà tra il videoclip e il documentario, che immortala la storia nell'anima.

Inaugurazione: Mercoledì 16 Marzo 2005, h. 19.00 ­23.00

Artandgallery, via Arese 5, Milano, tel.02.6071991
Orario: Tutti i giorni 15.00-21.00

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