Nt Art Gallery (vecchia sede)
Bologna
via dal Luzzo 6/c
051 237722 FAX 051 2914014
WEB
Davide Grazioli
dal 30/3/2005 al 22/4/2005
051 237722 FAX 051 2914014
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Nt Art Gallery



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Davide Grazioli



 
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30/3/2005

Davide Grazioli

Nt Art Gallery (vecchia sede), Bologna

Accidental Occidental. L'artista rappresenta il viaggio come moderna meditazione, come tecnica per spogliarsi dell'individualita' iniziale e accedere a un territorio dove la coscienza sia piu' libera da condizionamenti e possa assorbire le esperienze di popolazioni apparentemente distanti.


comunicato stampa

Accidental Occidental

Davide Grazioli divide il suo tempo tra Asia ed Europa, constatando ora i sottili legami che uniscono, ora le abissali differenze che separano i popoli d’Oriente e d’Occidente.
L’artista ama mettere in relazione il viaggio con le esperienze trascendenti, in cui l’identità del singolo si riduce fino a fondersi nel Tutto.
Il viaggio viene quindi rappresentato come moderna meditazione, come ulteriore tecnica per spogliarsi dell’individualità iniziale ed accedere ad un territorio dove la coscienza sia più libera da condizionamenti e possa assorbire le esperienze di popolazioni apparentemente distanti (percorrendo ciò che Hermann Hesse definiva i ponti magici). Viaggio quindi come stato di grazia, come accrescimento interiore, come ineguagliabile possibilità di bilanciamento, come costante possibilità di distaccarsi dal sé condizionato per raggiungere ciò che i teosofi definiscono unborn self ereditando antichi credo buddisti e indù.

Per l’artista è inevitabile quindi che il suo sguardo altaleni tra Oriente e Occidente ora con occhio ingenuo e stupito del fantastico legame tutto indiano alla terra ed alla tradizione, ora velato di brivido per la velocità con la quale l’Asia evolve. Ora incantato turista nell’India magica e meravigliosa che si emoziona nell’attingere a forme semplici della natura quotidiana intrisa di spiritualità, come nella serie di quadri sull’albero banyan e sulle statue fulcro delle attività dei templi. Ora come deciso difensore di un’indianità alla quale negli anni egli stesso si è indissolubilmente legato, come quando eleva l’auto Ambassador o il rickshaw a simboli per antonomasia di un’India classica ma impetuosamente contemporanea, oppure ancora come quando sceglie come soggetto lo scintillante gradino di ottone che separa dal mondo il sacello interno del tempio indù, quello stesso gradino che gli occidentali non possono e non devono oltrepassare.
Ma la scelta più importante è quella di realizzare tutti i dipinti con un processo che imita concettualmente quella riduzione di soggettività alla quale l’artista allude. Nel caso della mostra di Madras lo stratagemma è stato quello di coinvolgere nella produzione pittorica i famosi hoarding painters – pittori di insegne pubblicitarie e cinematografiche –, trasformandoli in un vero e proprio medium, “cercavo un’ulteriore traduzione che rendesse sempre meno evidente il mio punto di vista individuale” – dice l’artista. Ma la scelta è doppiamente interessante perché nello stemperare la propria identità, l’artista mette in primo piano i pittori di insegne cogliendo l’ultima possibilità di fotografare una realtà indiana proprio nel momento di suo massimo rischio di estinzione.
Anche la comparsa sul pavimento di un’enorme quantità di foglie di palma intrecciata che rallenta ed ostacola il passo dei visitatori nella galleria della Lalit Kala Akademi, è da intendersi come un ulteriore simbolo della realtà rurale che stride con la velocissima contemporaneità indiana, quella realtà dalla quale nasce la serie di fotografie “Spontaneous Installations” che riproducono immagini quotidiane ironizzando sulla loro
eleggibilità ad installazioni artistiche.

Ma descrivere l’Asia per l’artista equivale a trattare un tema ricorrente e più che mai occidentale come quello del recupero dell’anima dopo quei secoli di eccessivo determinismo che sempre più mostra i propri limiti. Davide Grazioli cita il “daimon” di James Hillmann come simbolo del riflusso delle scienze e discipline occidentali verso posizioni sempre più vicine alla spiritualità e sempre meno in antitesi con essa. La scelta
dell’artista milanese ricade perciò sull’Asia come inevitabile luogo in cui la spiritualità riesce a trovare posto nel quotidiano.

Davide Grazioli nasce il 18 luglio del 1972 a Milano. E’ durante gli studi universitari di scienza della comunicazione, già dipingendo attivamente, che l’artista approfondisce i temi della storia dell’arte, della semiotica e dei linguaggi e metalinguaggi visivi in particolare. Emerge presto in lui la natura del viaggiatore di lunga distanza che diventerà poi uno dei connotati centrali della sua eterogenea produzione.
E’ fondamentale l’incontro del 1998 col Maestro Aldo Mondino del quale successivamente diviene assistente ed allievo e col quale vive e lavora in Monferrato fino al 2000. In questo periodo che termina con un viaggio mostra in India del Maestro si radica ulteriormente nell’artista l’approccio eclettico ai linguaggi e il suo riconoscimento nella definizione di visual artist.

L’amore di Grazioli per l’Asia e per l’India in particolare è ormai conclamato. Sono da questo punto in poi sempre più frequenti i lunghi soggiorni dell’artista in India dove lavora ed espone, a cui fanno seguito altrettanto importanti viaggi in Sri Lanka e Thailandia.
L’India diventa il parametro del trascendente e dell’invisibile al quale l’artista guarda in stretta relazione alla sotterranea, ma sempre presente spiritualità occidentale. E’ in quest’ottica che vede il viaggio stesso come opera d’arte, come ponte magico (citando Hermann Hesse) tra oriente e occidente. Ma in quella che potrebbe apparire come una mera rappresentazione di un altrove esotico si trova invece una doppia riflessione sulla centralità dell’ego nel mondo occidentale contemporaneo. E’ infatti nella riduzione dell’individualità che gli indiani vedono una delle porte di accesso al divino, che al tempo stesso mette in contatto con tutte le cose viventi. L’artista constata il significativo riflusso delle discipline più meccaniciste d’occidente, come quelle psicologiche, verso posizioni più ancestrali e in questo senso più “orientali”, citando in questo ambito la Sincronicità di Jung e il “Daimon” di James Hillman . Tutto ciò senza rinunciare a descrive il pulsante mondo asiatico che vive incredibili cambiamenti e contrasti riflettendo una realtà che si muove con mille velocità diverse al suo interno. Nell’ultima serie di opere nate a Madras (India del sud) il lavoro di Grazioli si carica di riflessioni scaturite dal suo continuo spostamento tra questi due mondi dando vita ad Accidental-Occidental la mostra personale che, inaugurata a Madras nel 2003, attraversa i linguaggi più disparati, dalla pittura alla fotografia, dalla scultura in bronzo all’immagine digitale. Centrale per simboleggiare la riduzione dell’individualità, è la serie di dipinti che Davide Grazioli ha realizzato con la collaborazione dei pittori di insegne pubblicitarie indiane, che trasformati in un nuovo medium, hanno dato vita, sul tipico supporto di lamiera dei cartelloni del cinema di Bollywood, ad immagini che testimoniano un mondo in velocissima trasformazione ed al tempo stesso pieno di spiritualità.

Principali mostre:
1998 Cohn & Wolfe, Milano
1999 LT, Milano
2000 Cohn & Wolfe, Milano
2000 Nun, Milano
2001 La Posteria, Milano
2001 Potenza ltd, Londra
2002 Private Banking UniCredito Italiano, Milano
2003 Accidental/Occidental, Lalit Kala Akademi, Madras, India
2003 Il Leone di Giuda – collettiva - Galleria Piemonte Artistico Culturale, Torino
2004 Accidental/Occidental, Inter Nos, Milano
2005 Accidental/Occidental – nt art gallery Bologna

Inaugurazione: 31 marzo, ore 18.30

Nt Art Gallery
via dal Luzzo 6/C - Bologna
Orario: 10:00-13:00 / 16:00 -19:30 Chiusi: Dom/Lun

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