Gio' Marconi (vecchia sede)
Milano
via Tadino, 15
02 29404373 FAX 02 29405573
WEB
Alexander Calder
dal 13/4/2005 al 7/5/2005
02 29404373 FAX 02 29405573
WEB
Segnalato da

Cristina Pariset



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Alexander Calder



 
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13/4/2005

Alexander Calder

Gio' Marconi (vecchia sede), Milano

1960–1970. In mostra sculture cinetiche, curiose strutture di lamine di metallo dalle forme astratte e colorate, tenute insieme tramite fili di ferro e sospese, oscillanti a ogni minimo spostamento d'aria. Forme ibride fluide e agili costituite da parti liberamente sospese e da una base scultorea astratta. Esposte una ventina di opere provenienti dall’Estate Calder di New York, tra cui 3 mobiles, 5 stabiles e una decina di gouaches. A latere viene proiettato 'Calder a Torino', un film prodotto in occasione della piu' importante mostra dedicata all'artista realizzata a Torino nel 1983.


comunicato stampa

1960–1970

Il 14 aprile 2005 la galleria Giò Marconi presenta al pubblico un omaggio ad Alexander Calder (Lawnton, Pennsylvania 1898-New York 1976).

Suddivise tra il primo ed il secondo piano saranno esposte una ventina di opere degli anni Sessanta e Settanta provenienti dall’Estate Calder di New York, tra cui 3 mobiles, 5 stabiles e una decina di gouaches. Nel sotterraneo sarà proiettato “Calder a Torino”, un film della durata di circa un’ora prodotto in occasione della più importante mostra dedicata a Calder realizzata a Torino a Palazzo a Vela nel 1983.

Tra le opere in mostra gli hanging mobiles Blind saw fish (1976) e Frange (1976); lo stabile Apertures (1956) e lo standing mobile The Poof (1973): sculture cinetiche, curiose strutture di lamine di metallo dalle forme astratte e colorate, tenute insieme tramite fili di ferro e sospese, oscillanti a ogni minimo spostamento d’aria. Forme ibride fluide e agili costituite da parti liberamente sospese e da una base scultorea astratta. Il titolo di mobiles alle sue sculture filiformi e disarticolate che all’inizio (anni Trenta) Calder muove con le mani o con l’elettricità glielo suggerisce Marcel Duchamp. Anni dopo Arp troverà il nome di stabiles per le altre sue sculture ferme.

Arte come gioco e lavoro di fabbro: “..Quando ero piccolo possedevo molti giocattoli, ma non ero mai soddisfatto. Ogni giorno li ingrandivo e li abbellivo aggiungendo filo di ferro, rame e altri materiali... Più tardi ho giocato con giocattoli un po’ più complicati, ricchi di meccanismi...”.
A completamento della mostra una decina di gouaches, i cui soggetti e temi rimandano alle due settimane trascorse da Calder in un circo facendo una serie di schizzi: per lo più ritratti satirici e soggetti circensi. L’esperienza all’interno del circo è determinante per la sua produzione. In alcune delle gouaches esposte si ritrovano piccoli animali e personaggi disarticolati di un piccolo circo caricaturale: il leone, il clown, il canguro. In esse, in un'esplosione di colori e di contrasti cromatici, le figure di Calder mostrano l'ironia, la freschezza, la gioia infantile di un'arte astratta e fantasiosa, pervasa da un amore sincero per la vita, per la natura e per l'universo, “...un poema che danza con l'allegria e la sorpresa della vita": come l'artista stesso ha definito la sua produzione.

Negli anni 1935-1940 alle figure geometriche Calder accosta poi forme ispirate al mondo organico: il ferro diventa farfalla, foglia, ragnatela, corolla, striscia come un serpente, si impenna come un uccello (Squalo e balena, 1933, Musée National d’Art Moderne, Parigi), ed utilizza anche materiali naturali, come rami d’albero e pietre. Nello stesso tempo elabora i primi mobiles destinati all’esterno, come Steel-Fish (1934, collezione privata). Nel 1943, una retrospettiva della sua opera allestita dal Museum of Modern Art di New York gli dà la consacrazione internazionale. Tra i pezzi più famosi degli anni Quaranta e Cinquanta, in cui si nota un’evoluzione verso modelli plastici sempre più equilibrati, vanno ricordati Mobile (1941, Collezione Peggy Guggenheim, Venezia), la serie dei Sumac (Sumac V, 1953, Collezione Maeght), Mobile su due piani (1955, Centre Georges Pompidou, Parigi). Nel 1952 riceve il Gran Premio di scultura alla Biennale di Venezia. Dal 1958 al 1960 Calder realizza delle litografie, negli anni successivi, contemporaneamente ai suoi gioielli e sculture, anche incisioni, arazzi, dipinti e tempere. Realizza 4 éléments (10 metri di altezza) mossi da motori per il Moderna Museet di Stoccolma. Anche nella loro staticità gli stabiles traggono dall’aria e dalla luce la loro vita, anzi se ne lasciano penetrare, fino al punto che la vita pratica e il traffico cittadino li percorre, come accade al Teodelapio (1962), (18 metri di altezza) lo stabile eretto alle porte di Spoleto e donato alla città, dentro il quale scorrono passanti e veicoli. E’ del 1964 Renforts, uno stabile per la Fondazione Maeght, e nello stesso anno una grande retrospettiva lo celebra al Musée National d’Art Moderne a Parigi. A partire dalla fine degli anni 60 Calder lavora sempre più frequentemente a progetti su commissione su larga scala, stabiles giganti. Per l’Esposizione Universale di Montreal (1967) realizza Homme di 22 metri di altezza. Il più grande stabile mai realizzato (24 metri) Soleil Rouge è posto nella piazza di Città del Messico davanti allo stadio olimpico. Le sue sculture disegnano lo spazio più che occuparlo e la leggerezza che esse possiedono e comunicano deriva dalla proporzione che Calder sa imporre alle linee e ai piani, alle sospensioni e ai minimi urti cui esse rispondono. A volte c’è anche il colore, antenne e superfici colorate: è allora che questa mobilità e leggerezza si espande e accresce il numero delle variazioni con le diverse apparizioni delle macchie colorate. Nel 1976 poche settimane dopo aver presenziato all’inaugurazione della sua grande retrospettiva al Whitney Museum di New York Alexander Calder si spegne all’età di 78 anni ponendo fine alla più innovativa e prolifica carriera artistica del XX secolo.

Ufficio Stampa: Cristina Pariset cristina.pariset@libero.it tel +39 02 4812584

Immagine: ALEXANDER CALDER
Fafnir-Dragon II [maquette]
1969
Standing Mobile
Lamiera, filo di ferro e pittura
74 x 95 x 40 cm
Note: Questo lavoro è la maquette per Fafnir-Dragon II. Maquette realizzata nel 1969 ma fu firmata, datata e dipinta quando tornò dalla fonderia nel 1970.

Inaugurazione: Giovedì 14 aprile 2005 ore 19

Gio Marconi
VIA TADINO, 15
20124 MILANO
Orario di apertura: da martedì a sabato ore 10:30-12:30 e 15:30-19

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