Craigie Horsfield presenta 20 nuove opere fotografiche in bianco e nero e a colori. La mostra ha come centro focale un gruppo di ritratti provenienti dal nuovo film epico che Horsfield sta preparando per il 2006. Nella Project Room Andrea Sala con Mairea, progetto e' dedicato ad Alvar Aalto. L'artista crea oggetti e installazioni scomponendo e reinterpretando progetti di architettura o design, depurati da cio' che conduce alla loro funzione.
Siamo felici di annunciare la mostra personale di Craigie Horsfield, in cui
presenteremo venti nuove opere fotografiche in bianco e nero e a colori.
Craigie Horsfield è conosciuto soprattutto per le straordinarie fotografie
in bianco e nero di grandi dimensioni e grande intensità e per il film "El
Hierro Conversation" mostrato a Documenta 11 e all'ultimo Whitney Biennal a
New York. Solo nel 2003 ha cominciato ad utilizzare anche la fotografia a
colori, stampando le sue fotografie con la nuova tecnica "dry print". Dry
prints sono stampe a getto d'inchiostro modificate, in questo caso
realizzate su carta da disegno. Le opere sono il risultato di un processo
lungo e complesso elaborato negli anni. Il colore è di grande intensità e
profondità e gli oggetti riprodotti ottengono una presenza quasi
inquietante.
La mostra è ideata come un insieme che fluttua tra inquietudine e quiete e
ha come centro focale un gruppo di ritratti provenienti dal nuovo film epico
che Horsfield sta preparando per il 2006.
Le opere riguardano attenzione e distrazione, inquietudine e
contemplazione. Le immagini oscillano tra questi significati: tra ritratti
in movimento e immagini di oggetti o di paesaggio che richiedono un tempo
prolungato. Sono il risultato di riflessioni sui temi centrali della
produzione artistica di Horsfield: il tempo nel suo trascorrere lento, la
storia e il presente, il racconto e il ritratto. La quiete è concepita come
una durata amata del presente, un tempo lento di attenzione e
contemplazione. La semplicità delle immagini è ingannevole: in quanto
riflessioni su essere e rappresentazione, sul mezzo e sul materiale
utilizzato, queste opere implicano piccoli spostamenti di attenzione che
hanno grandi conseguenze di significato. Come nelle precedenti fotografie in
bianco e nero, le superfici sono fragili e tenaci e i segni di azioni
ripetute e di lenta disintegrazione sono onnipresenti. A questi continui
spostamenti strutturali si accompagnano trame parallele di racconti storici
di ansietà e quiete, familiari ed estranei al contempo, che rimandano al
nostro vissuto, all'arte del passato ed alla letteratura. Le fotografie ci
parlano del presente, ma la composizione sovente si ricollega a momenti
della storia dell'arte come il Rinascimento italiano o la pittura fiamminga.
Nato a Cambridge in Gran Bretagna nel 1949, Craigie Horsfield studia alla
St.Martin's School di Londra dal 1967 al 1971. E' tra i primi giovani
artisti a passare alla fotografia, intuendone le grandi potenzialità di
rappresentazione non solo del reale, ma anche delle emozioni. Seguendo le
sue convinzioni socialiste dal 1972 al 1979 vive a Cracovia in Polonia. In
questo periodo realizza fotografie che sottolineano il ruolo dell'individuo
nella storia e nella cultura di un luogo; il presente viene visto come
momento che dura nel tempo, che contiene passato e futuro. Stampa in grande
formato solo più tardi, dopo essere rientrato a Londra nel 1980. Nel 1987 il
suo lavoro viene scoperto da Jean-Francois Chevrier e James Lingwood, che lo
invitano a partecipare alla mostra ormai storica "Un'altra obiettività "
(Centre National des Arts Plastiques, Parigi e Museo Pecci, Prato, 1989)
insieme agli artisti fotografi Robert Adams, Bernd e Hilla Becher, Thomas
Struth, Jeff Wall e altri. Seguono le mostre personali all'ICA di Londra nel
1991, allo Stedelijk di Amsterdam e alla Kunsthalle di Zurigo nel 1992, al
Walker Art Center di Minneapolis nel 1993 ed al Carnegie Museum di
Pittsburgh nel 1994.
Dal 1993 Horsfield cerca di fondere la sua percezione artistica alla realtÃ
sociale, e realizza progetti che indagano il tema della relazione tra
individuo e collettività . I suoi interventi nascono ora dalla
collaborazione e dal coinvolgimento di altre persone e attraverso l'uso di
mezzi diversificati: non solo la fotografia ma anche film, video,
performance e installazioni sonore. Tra questi progetti ricordiamo
"Barcelona: La Ciutad de la Gent" (1993-1995), "The Rotterdam Conversation:
City and Community" (1997-1998), "Brussels Summer" (2000) e "El Hierro
Conversation" (2001-2002). Il Jeu de Paume di Parigi sta preparando una
retrospettiva di Craigie Horsfield per gennaio 2006.
Le opere di Craigie Horsfield sono state esposte ed acquisite da importanti
musei europei e americani. Sia nel 1997 e che nel 2002 ha partecipato a
Documenta a Kassel.
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Andrea Sala
Mairea
Nella Project Room presentiamo il giovane artista italiano Andrea Sala.
Sala crea oggetti e installazioni scomponendo e reinterpretando progetti di
architettura o design, depurandoli da tutto ciò che conduce alla loro
funzione. La forma che ne deriva, sottoposta dall'artista ad una variazione
di scala e volume, viene in seguito rimodellata con materiali comunemente
usati per realizzare prototipi e plastici architettonici, come legno, il pvc
pressato, plaster o polvere di marmo. L'oggetto ottenuto da questo processo
di sublimazione è pronto a suggerire nuove e inaspettate possibilità di
dialogo con lo spazio.
Il progetto ideato da Sala per la galleria si intitola Mairea ed è dedicato
alla poetica di Alvar Aalto. L'intervento reinterpreta e trasforma
sottilmente lo spazio espositivo e gli uffici della galleria ed è al
contempo una riflessione sull'estetica dell'architetto finlandese, la sua
passione per il piano ondulato e le sue possibili fonti d'ispirazione, dai
laghi della Finlandia alla sezione di un albero. In alcuni disegni, Sala
sviluppa il profilo del vaso Savoy con la stessa libertà con cui, di fronte
ad un paesaggio, si disegna con immediatezza un particolare profilo
montuoso.
Nel 2004 Andrea Sala ha presentato una grande installazione alla IX Biennale
di Architettura di Venezia, in cui ha ricoperto il soffitto di uno spazio
del Padiglione Italia di bianche forme organiche irregolari e luminose. Il
punto di partenza in questo caso era dato dall'allestimento dei fratelli
Castiglioni per la X Triennale del 1954, composto da 21 lampade in tessuto
di forma circolare. Concentrandosi sull'aspetto luminoso dell'intervento e
trasformando le forme regolari in forme irregolari, Sala ha creato una sorta
di paesaggio luminoso diverso dall'originale di cinquant'anni fa.
Alla mostra "Exit" curata da Bonami alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
di Torino, Sala ha presentato un modello della Villa Savoye di Le Corbusier
in scala 1:17 trasformato in libreria in legno di betulla. Cambia così la
funzione senza perdere la qualità dello spazio architettonico dell'oggetto e
riutilizza concretamente il concetto di modulo alla base della produzione di
Le Corbusier.
Andrea Sala è nato a Como nel 1976. Vive e lavora a Mariano Comense.
Principale mostre colletive: 2004: Notizie dall'interno, IX Biennale di
Architettura, Venezia; 2003: (F)art in dreams, Centro Culturale la Rada,
Locarno; Ratio, Galleria Comunale, Monfalcone (Go); Fragments d'un discours
italien, Mamco, Ginevra; Prototipi 02, Fondazione Olivetti, Roma; 2002:
Exit, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; 2001: Almost famous,
Castel San Pietro (Bo); 2000: Emporio, Via Farini, Milano; Junge Kunst aus
Italien, Documenta Halle, Kassel; Mind the Gap, Akademie Galerie, Monaco.
Immagine: Craigie Horsfield
Inaugurazioni mercoledì 25 maggio 2005 ore 19.00
Monica De Cardenas - Via F. Viganò 4 - 20124 Milano
Orario: martedì-sabato 15-19