Gio' Marconi (vecchia sede)
Milano
via Tadino, 15
02 29404373 FAX 02 29405573
WEB
Tre mostre
dal 6/6/2005 al 30/7/2005
02 29404373 FAX 02 29405573
WEB
Segnalato da

Simona Saffioti




 
calendario eventi  :: 




6/6/2005

Tre mostre

Gio' Marconi (vecchia sede), Milano

Sharon Lockhart: la mostra include una monumentale opera costituita da 4 foto a colori che rende omaggio alla scultura di Duane Hanson 'Lunch Break' che ritrae tre operai edili che si godono la pausa pranzo. Markus Schinwald: Protesi e congegni meccanici nei suoi film trasformano il corpo umano in un manufatto culturale; in mostra '1st part conditional'. Nathalie Djurberg: 'Why Do I Have The Urge to Do These Things Over and Over Again?', alcune recenti video animazioni, brevi storie dai contenuti apertamente scioccanti o piu' sottilmente inquietanti.


comunicato stampa

SHARON LOCKHART

La galleria Giò Marconi è lieta di presentare al pubblico una nuova personale dell'artista americana Sharon LOCKHART.

La mostra include una monumentale opera costituita da quattro foto a colori di grande formato che rende omaggio alla maestosa scultura di Duane Hanson 'Lunch Break' (1989) che ritrae tre operai edili che si godono la pausa pranzo tra le impalcature e le scale da cui sono appena scesi; le foto in mostra ritraggono due installatori del museo, oltre agli operai, impegnati nel montaggio dell'opera. La scelta della Lockhart di collocare i due addetti museali vicino alla scultura mette in evidenza la stretta relazione tra tutti coloro che sono coinvolti nel maneggio dell opera, aprendo un discorso sul concetto di operaio-lavoratore, distinguendo tra lavoratore edile, museale, fino ad arrivare in primis all'idea del lavoro dell'artista stesso. Questa attenta analisi si evince dalle foto, quasi a grandezza naturale, che ritraggono la scultura e la sua complessa fisicità vista da tutti e quattro i lati sullo sfondo del bianco candido dello spazio museale, nel tentativo di mettere in evidenza ciò che di solito è nascosto, l'opera dietro l'opera. Le fotografie contengono l'enormità dei dettagli all'interno della scultura stessa, che non sempre sono bene visibili e immediatamente percepibili.

"Maja and Elodie" è un grande dittico nel quale una donna interagisce con la più intima scultura di Hanson "Child with a Puzzle" (1978) che ritrae una ragazza seduta su un tappetino mentre sta componendo un puzzle; nelle due fotografie della Lockhart la giovane donna è ritratta seduta di fronte alla scultura ed il suo sguardo tenero nei confronti della bambina trasmette un senso di profonda intimità tra queste due figure femminili. Le due foto sono pressochè identiche tranne che nella seconda la giovane donna solleva un pezzo del puzzle dal tappeto creando una lieve ombra sotto di esso.

La fotografia "Boy with guitar" rientra nel progetto Pine Flat, di cui fanno parte un film 16mm ed una serie di 30 foto, a cui la Lockhart ha dedicato quasi due anni di studio.
L'artista ha osservato, filmato e fotografato alcuni adolescenti di Pine Flat, villaggio rurale situato sulle colline ai piedi della Sierra Nevada in California, impegnati in svariate attività (l'attesa del bus, un pianto, la lettura di un libro, un gioco, la caccia) mettendo in evidenza la complessità dei loro comportamenti e dell'interagire tra il gruppo e, raggiungendo uno stato di profonda intimità con questi ragazzi, trasmette al suo pubblico una seppur vaga idea dello stile di vita dell America rurale, un mondo al tempo stesso molto lontano tuttavia intimamente legato allo stile cittadino attraverso cui si definisce la vita dell'America contemporanea.

"Boy with guitar", che ritrae Balam Garcia, adolescente tredicenne, che ha imparato da sé a suonare la chitarra e a cantare, verrà presentato in mostra con una particolare installazione: appesa alla parete la foto, su una base in mezzo alla stanza ci sarà un record player anni '80 con la registrazione della voce del ragazzo che canta una vecchia canzone dei Beatles. L'artista con il ragazzo ha infatti registrato le canzoni preferite del giovane per la composizione di un intero album, includendo musiche dei Beatles, Zep, White Stripes, Red Hot Chilli Peppers. Sulla parete opposta della stanza uno scaffale, contenente circa duecento dischi.

Tra le sue mostre personali: Sharon Lockhart, Museum Boijmans van Beuningen, Rotterdam (1999), Kunstmuseum Wolfsburg, Germania (2000); Kunsthalle Zurich, Svizzera (2000); Wako Works of Art, Tokyo (2000); 2000 Biennial Exhibition, Whitney Museum of American Art, New York (2000); Sharon Lockhart, Museum of Conteporary Art, San Diego, CA (2001); Sharon Lockhart, Bilbao (2005); Sharon Lockhart, Fogg Art Museum, Cambridge, MA (2005). Tra le collettive: Life Cycles, Galerie fur Zeitgenossische Kunst, Lipsia (1999); Elysian Fields Centre George Pompidou, Parigi (2000); New Heimat , Kunstverein Frankfurt, Germania (2001); Public Offerings, MOCA, Los Angeles (2001); Exit, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2002); People See Paintings, Museum of Contemporary Art, Chicago (2002); Ninos/Children, Centro de Arte de Salamanca (2003); Fast Forward: Media Art/Sammlung Goetz, ZKM, Karlsruhe (2003); The Reality, De Vleeshal, Middelburg, Holland (2004), Video Dreams: Betweeen the Cinematic and Theatrical, Kunsthaus Graz (2004); Made in Mexico, Institute of Contemporary Art, Boston, Hammer Museum, Los Angeles (2004); 2004 Biennial Exhibition, Whitney Museum of American Art, New York (2004); Universal Experience: Art, Life, and the Tourist s Eye, MCA, Chicago (2005).

Sharon LOCKHART, nata nel 1964 a Norwood, Massachusetts, vive e lavora a Los Angeles.

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NATHALIE DJURBERG
Why Do I Have The Urge to Do These Things Over and Over Again?

Presentata da Caroline Corbetta

L'artista svedese Nathalie Djurberg realizza intriganti animazioni in cui personaggi plasmati con la plastilina abitano scenari realizzati, altrettanto artigianalmente, con cartoncini colorati, fil di ferro, cotone e altri materiali di recupero.
Attraverso questo linguaggio apparentemente semplice, se non addirittura naif, Nathalie Djurberg racconta brevi storie dai contenuti apertamente scioccanti o più sottilmente inquietanti. Vicende grottesche in cui i personaggi - spesso ragazzine dall aria innocente - sono, di volta in volta, vittime malinconiche o carnefici dai sadici impulsi.
Guardando alla tradizione della pittura e del cinema occidentale, ma anche all'immaginario dei cartoni animati giapponesi e americani, Nathalie Djurberg tratteggia un affresco cupo, alleggerito sempre, però, da tocchi di umorismo e bellezza, dell'ineluttabile inclinazione umana al male. In bilico tra malinconia e ironia, desiderio e disperazione, l'effetto spiazzante di queste narrazioni è accentuato dalle colonne sonore realizzate dall'artista in stretta collaborazione con il musicista Hans Berg.

Alla galleria Giò Marconi Nathalie Djurberg presenta alcune recenti video animazioni.

Nathalie Djurberg è nata a Lysekil (Svezia) nel 1978. Attualmente vive e lavora a Berlino.
Diplomata all'Accademia di Malmo nel 2004, ha presentato il suo lavoro in diverse sedi espositive europee tra cui Färgfabriken, Stoccolma e Sparwasser HQ, Berlino. Nel 2004 ha partecipato collettive quali Momentum, the Nordic Festival of Cotemporary Art, Moss (Norvegia), Malm 1 alla Malmö Konsthall, "Nordic light" al Museum Küppersmule di Duisburg, a Circular Domus allo Stadio Meazza, Milano. In agosto inaugura una sua personale al Moderna Museet di Stoccolma.

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MARKUS SCHINWWALD
1st part conditional

La galleria Giò Marconi è lieta di presentare al pubblico la prima personale in Italia dell'artista austriaco Markus Schinwald.

Nelle sue opere l'artista fa riferimento in maniera molto personale ai miti storici, alla psicoanalisi, alle teorie culturali. La sua attenzione si focalizza sul significato del corpo, le sue molteplici sfaccettature storiche e culturali, e la sua messa in scena. Protesi e congegni meccanici spesso costringono i protagonisti dei suoi films (attori-danzatori) a muoversi come delle marionette, trasformando il corpo umano in un manufatto culturale. Nelle sue installazioni che sembrano dei veri e propri allestimenti scenici, con l'utilizzo di articoli di vestiario, nelle sue opere fotografiche o filmiche, Schinwald lavora con un ampia varietà di tecniche artistiche adattando le rispettive estetiche alle sue storie per creare degli ambienti mistici speciali.
"1st part conditional" è un film 35mm nel quale in un appartamento malandato arredato in stile vittoriano due personaggi si librano in silenzio nell aria; il loro movimento si coordina ma talvolta sembra un ondeggiare emotivamente irrequieto, a tratti inquietante.
Ad intervalli irregolari per tutta la durata del film si ascolta la lettura di un testo, in parte serio e talvolta frivolo; un ambiguità originata dal fatto che le due strane figure e le scene tutt'intorno all apparenza sono rese contorte e nulle da una profonda tortuosità interiore. Crolla un armadio; il corpo di un uomo che suda, una donna trema alla luce del sole che diventa poco a poco intensa e poi svanisce.
Il film parte dall'idea che una qualsiasi condizione emozionale intensa può trasformarsi in un movimento o una contorsione fisica, come se la mente umana e la sua condizione potesse costringere il corpo a comunicare l'equivalente fisico.
In mostra ci saranno anche "Prostheses for undefined cases (The portraits)": una serie di ritratti che Schinwald ha abilmente riprodotto su stampa manipolando originali vecchie pitture a olio ritraenti busti di illustri uomini politici dell'800 e inserendo delle protesi grottesche sul volto che ne hanno cambiato la fisionomia: l'hanno compresso, coperto, addirittura privato di una parte. Ma le protesi non diventano un ostacolo al corpo, al contrario entrano in simbiosi con esso fino ad assumerne quasi la caratteristica principale.

Tra le mostre personali più importanti: tableau twain, Frankfurter Kunstverein, Francoforte (2004); dictio pii, Sprengel Museum, Hannover (2004) e Moderna Museet, Stoccolma (2001); Gap, Museum Fridericianum, Kassel (1999). Tra le collettive: I still believe in miracles II, Museé d Art Moderne, Parigi (2005); Lebt und Arbeit in Wien II, Kunsthalle, Vienna (2005); 3- condensed information, Schirn Kunsthalle, Francoforte (2004). Ha inoltre partecipato a Manifesta 5, San Sebastian (2004); alla Biennale di Venezia (2003); alla Biennale di Berlino (1998). Quest anno partecipa alla Biennale di Praga. In programma tra il 2005 e il 2006 ci sono mostre all ICA di Londra, all Argos di Bruxelles e al CAC di Bretigny, in Francia.

Markus Schinwald, nato a Salisburgo nel 1973, vive e lavora a Vienna.

Immagine: Nathalie Djurberg, dal video Florentin

Inaugurazioni: martedì 7 giugno 2005 ore 19

Galleria Giò Marconi
via Tadino 15 Milano 20124
Orari: da lunedì a venerdì 10:30-12:30, 15:30-19
t. 02 29404373
f. 02 29405573
Ufficio stampa: Cristina Pariset t. 02 4812584 f. 02 4812486

IN ARCHIVIO [65]
Annette Kelm
dal 17/9/2014 al 31/10/2014

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