Fondazione Querini Stampalia
Venezia
Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252
041 2711411 FAX 041 2711445
WEB
Due mostre
dal 7/6/2005 al 11/9/2005
041 2711411 FAX 041 2711445
WEB
Segnalato da

Ufficio stampa Querini Stampalia




 
calendario eventi  :: 




7/6/2005

Due mostre

Fondazione Querini Stampalia, Venezia

Kiki Smith: Homespun Tales - Storie di occupazione domestica, nuovo progetto in cui l'artista costruisce una struggente storia che riprende elementi della dimora nobiliare veneziana e si ispira alle tradizioni americane, a partire dall'epoca coloniale, attraverso gli anni '20 e '30 fino al presente. Emendatio: l'arte contemporanea Nativa Americana rappresentata da James Luna. La nuova installazione esplora le relazioni tra Roma, Venezia e California con oggetti rinvenuti ed elementi multimediali


comunicato stampa

Kiki Smith
Homespun Tales - Storie di occupazione domestica
A cura di Chiara Bertola

Con il patrocinio della 51. Esposizione Internazionale d'arte de La Biennale di Venezia

L'artista americana di origine tedesca Kiki Smith presenta, alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia il suo nuovo progetto Homespun Tales. Storie di occupazione domestica.

La mostra, a cura di Chiara Bertola, verrà inaugurata mercoledì 8 giugno alle 18 e fa parte degli eventi nell'ambito della 51. Esposizione Internazionale d arte de La Biennale di Venezia. Il progetto si avvale della sponsorizzazione di Montblanc ed è stato realizzato con il supporto della galleria Pace Wildenstein di New York.

Il progetto
Al terzo piano della Fondazione Querini Stampalia Kiki Smith propone Homespun Tales, una personale riflessione sulla casa veneziana. Traendo ispirazione dalla ricca collezione di ritratti di Pietro Longhi, Antonio Canova, Giovanni Bellini e altri artisti collocata al piano sottostante, nelle stanze in cui duecento anni fa viveva il Conte Giovanni Querini, Kiki Smith cuce insieme frammenti di una struggente storia domestica. Riprendendo elementi caratteristici della dimora nobiliare veneziana -dipinti, mobili, specchi- e ispirandosi alle tradizioni estetiche americane, a partire dall'epoca coloniale, attraverso gli anni Venti e gli anni Trenta fino al presente, l'artista crea una nuova narrazione capace di mettere in luce l'intraprendenza di un bricolage casalingo.
In un gioco di continui richiami, mimando e imitando diversi elementi presenti nella collezione, Kiki Smith dipana la sua personale e apparentemente disordinata storia di nostalgia di una vita domestica, un habitat tessuto a mano in cui è possibile udire l'eco di tempi e luoghi del passato, in cui si può rintracciare il fascino dell insonnia, disordine e decorativo squallore, storie di vita precaria e di occupanti abusivi, di donne pensionanti e senza fissa dimora.

Brevi cenni biografici sull'artista
Kiki Smith nasce a Norimberga in Germania nel 1954. Figlia dell'artista americano Tony Smith e della cantante Jane Lawrence, Kiki Smith cresce nel New Jersey. Il suo linguaggio, fortemente evocativo e capace di esprimere la vita contemporanea, affonda le radici nelle rappresentazioni anatomiche del corpo umano così come nei racconti mitologici, nei bestiari e nelle cosmologie, in atmosfere medievali e fiabesche, in oggetti di culto appartenenti alle più diverse culture, nella storia e nel femminismo.
Innovativa e indipendente, nei suoi lavori Kiki Smith utilizza i più diversi supporti e materiali: dal vetro al gesso, dalla porcellana alla ceramica, dal bronzo alla carta e attraverso questa attività occupa ormai da tempo un posto di rilevo nel panorama dell arte contemporanea. Una sua grande mostra retrospettiva dal titolo Kiki Smith: Prints, Books and Things si è tenuta tra il 2003 e il 2004 al Museum of Modern Art - Queens di New York.
Tra le mostre previste nel corso di quest'anno si segnalano: Kiki Smith, presso la galleria Pace Wildenstein di New York (autunno 2005), un installazione permanente al De Young Museum di San Francisco, e Kiki Smith, organizzata dal Walker Art Center di Minneapolis che sarà poi esposta anche a San Francisco al Museum of Modern Art (novembre 2005 - gennaio 2006), al Walker Art Center di Minneapolis (febbraio - marzo 2006); al Contemporary Arts Museum di Houston (luglio 2006 - settembre 2007) e al Whitney Museum of American Art di New York (ottobre - gennaio 2007). Innumerevoli le pubblicazioni, i libri e le riviste che trattano la sua opera, tra cui si segnalano: Kiki Smith, a cura di Helen Posner, New York 1998; Kiki Smith. All Creatures Great and Small, a cura di Carl Haenlein con testo di Carsten Ahrens, Zurigo 1999.

La Fondazione Querini Stampalia e l'Arte Contemporanea
La Fondazione Querini Stampalia, centenaria e prestigiosa istituzione veneziana, famosa per la sua storica Biblioteca e per la Casa-Museo della famiglia Querini Stampalia, ha sviluppato negli ultimi anni una forte e costante sensibilità verso l'arte contemporanea, nella convinzione che lo sguardo degli artisti più interessanti e più sensibili possa aiutare a capire non soltanto il tempo in cui viviamo, ma anche a vedere in modo diverso il nostro stesso passato. Agli artisti viene chiesto di lavorare a partire da un luogo segnato dal tempo, un luogo che è immenso serbatoio di memoria, su spazi architettonici in cui convivono, stratificati con l'edificio del Cinquecento, gli interventi di Carlo Scarpa e di Mario Botta. Un luogo al cui interno -come in un gioco di scatole cinesi- si aprono spazi sempre diversi e insospettabili oltre e dentro quello storicamente dato.
Nel 2000 Kiki Smith riceve la Skowhegan Medal per la scultura e nello stesso anno viene introdotta all America Academy of Art and Letters.
I suoi lavori sono presenti nelle collezioni di molti musei, tra cui il Museum of Modern Art e il Metropolitan Museum of Art di New York, il Musée National d Art Moderne Centre Georges Pompidou di Parigi e il Museo di Arti Applicate di Vienna.
Kiki Smith vive e lavora a New York.

Collaborazione
Furla per l'Arte,
Bologna Gondrand Spa, Torino
Grafiche Veneziane, Venezia
Pace Wildenstein Gallery, New York
Un grazie particolare a Assicurazioni Generali, Venezia
Cantine Bonotto delle Tezze, Treviso
Galleria Raffaella Cortese, Milano
Gruppo Fallani, Venezia
Galleria Barbara Gross, Monaco
Galleria Lorcan O'Neill, Roma

Per informazioni Fondazione Querini Stampalia tel. centralino 041 2711411, ufficio stampa 041 2711441 Ufficio Stampa Montblanc Attila & Co Giulia Baragiola, tel 0234970756

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James Luna
Emendatio

La nuova opera di James Luna esplora le relazioni tra Roma, Venezia e California. Facendo ricorso alla performance dal vivo, all'installazione, a oggetti rinvenuti e a elementi multimediali, l'artista ci mette di fronte alla comune percezione dei nativi americani.

CURATORI: Truman Lowe e Paul Chaat Smith del National Museum of the American Indian della Smithsonian Institution.

Il progetto
James Luna, nato nel 1950, è uno degli artisti nativi più rappresentativi e provocatori della sua generazione. Attraverso performance e installazioni di forte impatto emotivo, Luna ha ampliato in modo significativo gli orizzonti, la capacità espressiva, il linguaggio e le possibilità artistiche degli Indiani d’America. Le sue opere mettono in discussione e sfidano le credenze comuni sui Nativi Americani. Le testimonianze di Luna sulla dura vita delle riserve indiane, permeate di humour, ironia e profondità di analisi, vengono arricchite da filmati, musica e video. I suoi racconti sono unici, come unica è la sua riserva di La Jolla, eppure sufficientemente universali da affascinare il pubblico di Tokyo, New York, oppure di Saskatoon.
L’opera creata da Luna per la Biennale di Venezia 2005 si intitola “Emendatio”, parola latina che in inglese viene tradotta con “emendation” e che significa letteralmente ”l’atto di cambiare in meglio, o di correggere ciò che è sbagliato o imperfetto. Miglioramento, eliminazione di errori o imperfezioni”.
L’opera è suddivisa in tre parti: una performance e due installazioni.
La performance si svolgerà nel giardino della Fondazione Querini Stampalia il giorno 8 giugno e verrà replicata successivamente fino al 12 giugno, nelle giornate inaugurali della Biennale. In questa performance l’artista si esprime adottando una modalità rituale, con il supporto di tecnologie audiovisive.
Nello spazio dedicato alla performance, Luna crea e “benedice” un grande cerchio rituale, costituito da pietre, fiale, siringhe e scorte alimentari provenienti da aiuti governativi, ricordando in questo modo i gravi problemi sanitari che affliggono tante popolazioni indigene in tutto il mondo. Luna inizia poi a danzare all’interno del cerchio e prosegue nella sua danza per ben 4 ore consecutive, replicando successivamente la performance per 4 giorni, in una sorta di rituale sacrificale.
Nel corso della performance, Luna dà vita a diversi personaggi e coinvolge direttamente il pubblico sollecitando un’attiva partecipazione alla rappresentazione, partecipazione che può concretizzarsi recitando una preghiera, offrendo un oggetto o, addirittura, unendosi alla sua danza.

James Luna è un artista che realizza performance e installazioni multimediali. Le sue opere, nelle quali impiega con grande efficacia e in modo provocatorio ironia e umorismo, mettono in discussione e "sfidano" le idee comunemente diffuse sugli Indiani Nativi Americani. Questo approccio ne fa uno degli artisti più provocatori, intuitivi e influenti esistenti oggi in Nord America. Membro di "La Jolla Band of Mission (Luiseno) Indians" della California del Sud, vive nella riserva indiana di La Jolla. Ha conseguito il Bachelor of Fine Arts degree presso la University of California di Irvine, e una specializzazione in legge presso la San Diego State University in California. L’artista si basa sulla propria esperienza personale e sul proprio punto di vista per rappresentare le difficoltà della vita all’interno delle riserve indiane, una vita oppressa da malnutrizione e diabete, tossicodipendenza, conflitti e isolamento culturale. Luna si è esibito in sedi prestigiose quali lo Studio Museum di Harlem a New York ("The Artifact Piece",1990), il Whitney Museum of American Art ("Take a Picture with a Real Indian", 1991) sempre a New York; il Museum of Modern Art di San Francisco ("A.A Meeting/Art History" e "Wake/Velorio-He’s Resting Now",1991); l’Armand Hammer Museum di UCLA a Los Angeles ("The Tribal Identity",1997), la National Gallery of Canada a Ottawa ("The Sacred Colors",1992) e in molti altri musei

Organizzazione Smithsonian's National Museum of the American Indian (NMAI) http://www.americanindian.si.edu

Il National Museum of the American Indian della Smithsonian Institution.
Fondato nel 1989 con un atto del Congresso, il National Museum of the American Indian della Smithsonian Institution è una istituzione di culture viventi dedicato alla vita, alle lingue, alla letteratura, alla storia e all’arte dei Popoli Nativi dell’emisfero occidentale. Il Museo comprende il nuovo National Museum of the American Indian sul National Mall a Washington, D.C., inaugurato il 21 settembre 2004; lo George Gustav Heye Center, sede espositiva permanente nel Lower Manhattan a New York; ed il Cultural Resources Center, una struttura che ospita il centro di ricerca e le collezioni, a Suitland, in Maryland. Con l’inaugurazione del National Museum of the American Indian sul National Mall, la Smithsonian Institution si compone di diciotto musei e gallerie e di uno Zoo Nazionale.

Immagine: Kiki Smith

Inaugurazioni 8 Giugno 2005 ore 17

Fondazione Querini Stampalia, Venezia, Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252
orario dalle 10 alle 18. Il venerdì e sabato dalle 10 fino alle 22.
Chiuso il lunedì
ingresso intero 6 euro, ridotto 4 euro

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