Babylon Zoo - Evolution revolution. L'artista ricrea i mutamenti e le contraddizioni di un mondo attuale in evoluzione/rivoluzione tra guerre e incomprensioni. Cagol lo fa ritraendo le metropoli contemporanee, i suoni frenetici, i flussi umani in una sorta di re-mix video, tra architettura e struttura urbana e sociale di 3 realta' lontane tra loro geograficamente, per storia e per cultura: Roma, Tokyo e New York.
Babylon Zoo - Evolution revolution
Villaggio globale o Babilonia? Entrambi. Nella mostra personale BABYLON ZOO. Evolution revolution, Stefano Cagol ricrea i mutamenti e le contraddizioni di un mondo attuale in
evoluzione/rivoluzione tra guerre e incomprensioni. Cagol lo fa ritraendo le metropoli contemporanee, i suoni frenetici, i flussi umani in una sorta di re-mix video, tra archiettura e struttura urbana e sociale di tre realtà lontane tra loro geograficamente, per storia e per cultura: Roma, Tokyo e New York. Lo fa nelle opere video,
fotografiche e nelle installazioni allestite nella galleria romana Oredaria innescando il senso di
vertigine, tra attrazione e fuga, cambi di direzione ed inversione del punto di vista, attraverso lo
sdoppiamento e la moltiplicazione dell’immagine.
Lungo l’esteso percorso espositivo orizzonti metropolitani spesso familiari o distanti sono sconvolti da
punti di vista nuovi, da immagini ravvicinate e ripetute, ma rimangono riconoscibili nella contrapposizione
tra città diverse, strutture architettoniche e substrati sociali opposti. Da una parte c’è Roma, la cittÃ
storica ed antica per antonomasia, dall’altra New York, simbolo della cultura occidentale attuale, e poi
Tokyo, megalopoli del contrasto tra oriente e occidente, passato e futuro.
Ogni metropoli torna nelle video installazioni inedite e nelle opere fotografiche come evocazione - e non
pura documentazione - di un luogo. Le modalità espressive utilizzate dall’artista si rincorrono nei diversi
spostamenti, giocate sull’inversione, la rotazione, lo sdoppiamento, la frammentazione dell’immagine. A
questa articolazione di livelli visivi contemporanei in evoluzione corrisponde una stratificazione di
istantaneità temporali; la velocità dei video è inoltre alterata, come il suono.
Roma, i suoi monumenti, le rovine romane colme di turisti, i paesaggi da cartolina, sono riletti senza
retorica nel video ZOOROME. (Flying Roma), realizzato appositamente. Il punto di vista dall’alto, come
attraverso un diorama, rende un’inquadratura inedita. Mura, palazzi, vie, il colosseo, i fori imperiali,
l’altare della patria sono protagonisti assoluti, unici testimoni del passato, del continuo cambiamento,
mentre la presenza umana è spodestata da una idea antropocentrica.
La megalopoli di Tokyo - vissuta da Cagol per il work in progress Tokyospace nel settembre 2004 -
risulta mai uguale a sé stessa e incessantemente sottoposta a mutazioni sia visive che emotive, capaci
di riflettere una quotidianità sempre eccezionale. Con gli incroci iper-affollati del centro del quartiere
Shibuya, i perimetri infiniti, le piccole vie colme di negozietti come una volta e il venditore che grida
imbracciando una bandiera per attirare l’attenzione in mezzo ad una folla da grande magazzino.
E infine Babilonia, evocata da un simbolo atavico di potere, e da un’installazione che mischia ordine e
caos.
In questa continua tensione tra una visione estetica e una vertigine disorientante e caleodoscopica, il
percorso espositivo, evolve secondo un climax di unitarietà mai narrativa. Momento risolutivo, anello
spezzato di questo procedere, di questo viaggio è il video Lies (2004), realizzata per la personale nel
project space Platform di Londra in gennaio 2005. Qui il simbolo della bandiera americana è riletto a
formare evocativi profili come macchie di Rorschach, in certi momenti rassicuranti, altrove minacciose.
L’opera video è la tappa di un percorso che prende la bandiera come elemento simbolico della difficile
realtà attuale internazionale, iniziato alla Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento con il video
Stars & Stripes (2000-2002) e pronto a proseguire con una serie di interventi site-specific in strutture
museali a Tokyo e New York. La bandiera come simbolo del delirio della decadenza, della separazione,
dell’incomprensione. Fino alla caduta degli dei.
Stefano Cagol, nato a Trento nel ’69, ha vissuto dieci anni a Berna e cinque a Milano. Attualmente vive
a Trento e spesso lavora a New York. Utilizza le modalità di video e fotografia.
Tra le sue personali ricordiamo quella in gennaio a Londra da Platform (catalogo con testo critico di
Mami Kataoka), nel 2004 il work in progress da Superdeluxe a Tokyo (testo critico di Letizia Ragaglia) e
la project room da Stefan Stux a New York (a cura di David Hunt), l’intervento di arte pubblica per “Ponti
d’artista a Bolzano nel 2002, e la personale al Mart Museo di Arte Moderna e Contemporanea di
Trento e Bolzano nel 2000 (a cura di Belli, Cerizza, Nicoletti, catalogo Skira).
Tra le collettive, nel 2004 è stato presente alla Artcore Gallery di Toronto e alla Luxe Gallery di New
York. Nel 2003 al Museo di Villa Croce di Genova (a cura di Matteo Fochessati) e all’IKOB di Eupen,
Bruxelles in occasione di Europalia (a cura di Angelo Capasso). Nel 2002 al Festival Internazionale di
Fotografia di Roma ed a Nuovo Spazio Italiano alla Galleria Civica di Trento (a cura di Cavallucci,
Verzotti, Nicoletti). Nel 2001 a Strategies Against Architecture alla Galleria Zanutti di Milano (a cura di
Luca Beatrice). Nel ‘99 alla Trans Hudson Gallery di New York e ad Atlante al Centro Masedu di
Sassari. Nel ‘97 alla Triennale di Milano a Generazione Media. Nel ‘96 a Video Forum all’Art Fair di
Basilea.
Inoltre, tra i progetti, si segnala che dall’8 al 13 giugno 2005 una sua installazione site-specific sarÃ
allestita nell’atrio della Facoltà di Sociologia a Trento, dove hanno esposto Loris Cecchini (2003) e
Maurizio Cattelan (2004). Cagol è stato invitato a realizzare un progetto specifico nell’ambito del
convegno internazionale The passion of learning and knowing.
Sito web dell’artista: http://www.stefanocagol.com
La galleria OREDARIA, situata a Roma a pochi metri dal MACRO, è diretta da Marina Covi Celli. Ha
inaugurato nell’autunno 2003 i suoi trecento metri quadrati espositivi, ai quali si aggiunge un’ulteriore
spazio esterno. Fino ad ora ha realizzato mostre personali di artisti consolidati come Pistoletto, Zorio,
Pirri, affiancate da una serie di nomi giovani internazionali, come il norvegese Setter Hepsø e l’israeliano
Gilad Efrat.
Opening: 16 giugno 2005, h 19 - 21
Presentazione catalogo: venerdì 16 settembre 2005, h 19
OREDARIA. arti contemporanee
Via Reggio Emilia 22-24 - Roma
Orario: martedì - sabato 10-13 16-19.30