Galleria Ca' di Fra'
Milano
via Carlo Farini, 2 (secondo cortile)
02 29002108 FAX 02 29002108

Nobuyoshi Araki
dal 29/6/2005 al 28/7/2005
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Segnalato da

Claudio Composti



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Nobuyoshi Araki



 
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29/6/2005

Nobuyoshi Araki

Galleria Ca' di Fra', Milano

Polaroids. Il lavoro dell'artista e' un continuo rimando ad una tradizione, quella giapponese di teatro (kabuki) ed erotismo (le shunga), la sua ricerca e' un'ossessione privata avvolta in un velo di grande poesia. Concentrata nella rappresentazione simbolico-rituale della sessualita', la sua arte e' ricca di sfumature e affronta temi quali l'amore e la femminilita', ma anche il dolore della perdita e la morte.


comunicato stampa

Polaroids

Il nudo nell’arte ha sempre suscitato scalpore e rifiuto nella committenza e nel pubblico. Pensiamo ad esempi illustri come Caravaggio, nella “Morte della Vergine”, dove il raffigurare la Madonna scalza era stato considerato un’oltraggio inaccettabile, tanto da essere rifiutato dai committenti o, qualche secolo dopo, pensiamo a Courbet con “l’Origine du Monde” in cui un pube in primissimo piano rappresentava qualcosa di riprovevole da mostrare. Anche nel “moderno” XX sec, il pudore perbenista non ha accettato ancora il nudo da vedere come prova naturale del nostro “essere al mondo”: pensiamo alle “Damoiselle d’Avignon” di Picasso o alle splendide foto di nudi, così contemporanei, di Man Ray o ai nudi di Modigliani, la cui prima mostra a Parigi fu chiusa per ordine del prefetto per oltraggio a pubblico pudore!

Nobuyoshi Araki, classe 1940, continua la tradizione artistica del nudo “provocatore”. Nel 1968 conosce Yoko Aoki, la sua futura moglie, figura simbolica e centrale nella sua attività artistica e nel suo percorso umano. I due si sposano nel 1971. E’ proprio questo evento privato che segna il momento dell’esplosione internazionale del suo indiscutibile talento. Si interessa sempre più all’erotismo e al nudo femminile, tema che in Giappone affonda le radici nel XVII sec. nelle “shunga” (le stampe erotiche giapponesi) legate alle stampe ukiyo-e (“immagini del mondo che fluttua”) che avevano il compito di trasporre in figura quel mondo privo di alti ideali e teso al godimento più effimero (“che fluttua” appunto).

Araki pubblica molti volumi tra cui quello che lo rende famoso, il significativo Sentimental Journey, libro dedicato agli scatti intimi fatti con la moglie durante la loro luna di miele. La ricerca di Araki è complessa, multiforme, articolata. Concentrata nella rappresentazione simbolico-rituale della sessualità, la sua arte è ricca di sfumature: la plasticità dell’amplesso, il volto delle donne, le strade e la vita quotidiana a Tokyo, la bellezza cromatica dei fiori, i cieli giapponesi. In tutte queste variazioni di contenuti e forme, Araki trova il modo di confrontarsi con le tematiche a lui più care: l’amore, il sesso, la femminilità, ma anche il dolore della perdita e la morte. Nel suo caso, quello della sua adorata moglie con cui ha condiviso vent’anni d’esperienze lavorative prima in Sentimental Journey e poi nel successivo Winter Journey, nel quale si congeda dalla compagna morente stringendole dolcemente la mano mentre è distesa sul letto della sua agonia.

Questo senso di perdita, viene ricreato ed esorcizzato simbolicamente da Araki mettendo in scena quasi una pièce teatrale con le sue modelle, legandole e appendendole nel vuoto. Anche nella tradizione dei tarocchi,infatti, l’appeso o l’impiccato rimanda alla perdita di una persona cara.

La sessualità che le vede protagoniste tuttavia non è mai violenta e prevaricatrice, neanche nelle situazioni di bondage feticistico e sadomasochistico. La serie delle Polaroids a colori, mosaico fittissimo di piccole opere autonome, può essere considerata forse la parte più sincera di tutta la sua arte. Nude, colte durante l’esplosione del piacere sessuale, messe in posa, immortalate per strada, inseguite nel privato, persino raffigurate nella loro bara, le modelle di Araki possiedono una forza iconica dirompente che si stempera nella bellezza delle linee del corpo e nella dolcezza dell’espressione del viso.

Oggi, come sempre, il lavoro di Araki può suscitare, ad una lettura superficiale, un rifiuto moralista e (finto) perbenista, ma basterà guardare la “bulimica” produzione specie nella serie delle polaroids per capire che il suo lavoro è un continuo rimando ad una tradizione, quella giapponese di teatro (kabuki) ed erotismo (le shunga) e che la sua ricerca è un’ossessione privata avvolta in un velo di grande poesia.

Galleria Ca' di Fra'
Via Farini 2 - Milano

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