Ecomuseo dell'Alabastro
Castellina Marittima (PI)
piazza Mazzini, 4 (ex Palazzo Carrai)
050 694111 FAX 050 694112
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Giovanni Boffa
dal 8/7/2005 al 28/7/2005
0586 260837
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Segnalato da

Raffaela Maria Sateriale



approfondimenti

Giovanni Boffa



 
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8/7/2005

Giovanni Boffa

Ecomuseo dell'Alabastro, Castellina Marittima (PI)

Ipotesi di Vita. Dalle ricerche sui fiori, l'artista approda negli ultimi anni alle 'Ipotesi di scrittura': segni appartenenti agli alfabeti piu' antichi, ibridati con simboli fantastici.


comunicato stampa

Ipotesi di vita

Sabato 9 luglio apre i battenti l’antologica di Giovanni Boffa, artista piemontese di nascita ma ormai toscano di adozione. Nella splendida cornice dell’Ecomuseo dell’Alabastro di Castellina Marittima (PI) prende vita e si concretizza (fino al 28 agosto) il progetto di una mostra volta a illustrare la parabola artistica – ancora in pieno fermento – del pittore e, nel contempo, la vita di un uomo che ha nella pittura la sua stessa ragion d’essere. La mostra, organizzata dalla Caesar Onlus, consente quindi di analizzare il percorso stilistico di Boffa – dagli esordi fino ai nostri giorni - e di conoscere più da vicino questo settantenne assai singolare: i capelli canuti raccolti in una coda a mo’ di capo-tribù indiano conferiscono alla sua figura un’aura di spiritualità e misticismo che pervade, a ben vedere, l’intera sua produzione.

Giovanni Boffa nasce a Torino nel 1935. A undici anni inizia a frequentare l’atelier del prof. Bacchetta dove esegue copie dai grandi maestri del passato, anche se per lui sarà determinante l’incontro con Felice Casorati. Su consiglio di quest’ultimo Boffa si iscrive al liceo artistico di Torino, senza tuttavia riuscire a portarlo a termine. Infatti, sin dalla più tenera età, l’artista si pone di fronte al mondo come spirito libero, insofferente della disciplina, degli orari, delle regole imposte sia nella vita reale che in campo artistico. Pertanto negli anni successivi Boffa prosegue la propria formazione artistica prevalentemente come autodidatta: rifiuta con fermezza schemi e linguaggi prefissati, dando pieno sfogo al proprio genio creativo. Dietro alla trasgressione e alla ribellione ostentate sembra tuttavia celarsi la volontà di distinguersi a tutti i costi, nel tentativo di sfuggire a quel crudele meccanismo di omologazione e standardizzazione in atto nella società e nella cultura contemporanea, secondo dinamiche perverse imposte dal sistema e soprattutto dai mezzi di comunicazione massmediale. E proprio attraverso la pittura Boffa cerca in primis di affermare se stesso: le sue numerosissime opere sono portatrici di una Weltanschauung strettamente personale e privata.

Arte e vita appaiono inestricabilmente intrecciate, sono l’una lo specchio dell’altra: Sesto continente è la serie di fondali marini filtrati dallo sguardo trasognato del pittore anche subacqueo provetto; i dipinti delle Reminescenze realizzati di ritorno dall’Africa sono la trasposizione - reale e fantastica insieme – di città desertiche dominate da ruderi, architetture in rovina, nella totale assenza dell’uomo; le Radiazioni, immagini di una terra devastata da inarrestabili eruzioni vulcaniche che sembrano preannunciare l’imminente scomparsa dell’essere umano, sono chiaramente portatrici di una visione apocalittica. Questo pessimismo di stampo leopardiano subisce tuttavia una battuta d’arresto con le Ipotesi vitali: forme geometriche investite da contrasti chiaroscurali sono le protagoniste assolute di paesaggi surreali, partoriti dalla mente di un Boffa sempre più pittore visionario. Le Ipotesi floreali e i Fiori della carne mostrano proprio una progressiva tendenza all’astrazione; dal pennello di Boffa sbocciano fiori assai particolari, dalle cromie dense e pastose, soggetti a metamorfosi quasi umane. Dalle ricerche sui fiori, che non saranno mai completamente abbandonate, l’artista approda negli ultimi anni alle Ipotesi di scrittura: segni appartenenti agli alfabeti più antichi - per esempio quello egiziano, maya o azteco – ibridati con simboli fantastici danno vita alla scrittura boffiana che, nella sua unicità e originalità, vuole essere una sorta di “scrittura dell’anima”. Boffa, pittore e poeta a un tempo, sceglie il linguaggio assai enigmatico dei segni per raccontare se stesso, trascinando lo spettatore in quella famosa “foresta di simboli” di baudelairiana memoria.

Dunque la vita diventa arte, l’arte diventa vita, tanto che Claudio Di Scalzo, operando un curioso rovesciamento, ha definito Giovanni Boffa come “l’artista che dai quadri si fece dipingere come personaggio”:

Da scrittore mi piace vedere il pittore Boffa inventato dapprima dall’oceano e poi dalle città misteriose e poi ideato dal fiore nelle sue alterne e memorabili fioriture e, infine, quasi al termine di un vacillamento durato cinquanta anni, scritto da uno spazio che gli ha dato l’ordine di un nome e il disordine della fantasia inesausta perché firmasse i quadri che noi ammiriamo. (C. Di Scalzo)

Un’avventura, quella di Boffa, all’insegna proprio di una fantasia inesauribile che lo spinge ancora oggi, chiuso tra le mura del suo studio nella famosa piazza del mercatino americano a Livorno, a dipingere i propri sogni, continuando a far sognare tutti noi.
(Elisa Bonannini)

Ecomuseo dell’Alabastro
Piazza Cavour - Castellina Marittima (PI)

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