Catartica Arte Contemporanea
Torino
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Rosemarie Sansonetti
dal 28/9/2005 al 13/11/2005
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Segnalato da

Vito Raimondi




 
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28/9/2005

Rosemarie Sansonetti

Catartica Arte Contemporanea, Torino

La luce dell'anima. E' l'anima degli oggetti quotidiani a trasmettere un'emozione sottile, quasi sussurrata, e l'artista con la sua estrema sensibilita' agisce da tramite attraverso un lavoro di 'sublimazione': fotografa l'oggetto, ne elabora l'immagine, sfiora l'astrazione e ne fa poesia.


comunicato stampa

La luce dell'anima

L'artista barese, giovane, sebbene vanti già un esperienza notevole con numerose mostre in Italia e all'estero dal 1982 ad oggi, porta a Torino questa sua personale accompagnata dall'omonimo libro di recente pubblicazione.

Nei lavori di Rosemarie Sansonetti è l’anima degli oggetti quotidiani a trasmettere un’emozione sottile, quasi sussurrata, e l’artista con la sua estrema sensibilità agisce da tramite attraverso un lavoro di “sublimazione”: fotografa l’oggetto, ne elabora l’immagine, sfiora con abilità l’astrazione, e ne fa poesia.

Scrive Lucrezia De Domizio Durini:''(...) Nei suoi ultimi lavori (Rosemarie Sansonetti) estrae la luce come oggetto fisico e, da alchimista, la capta e la manipola; fotografa e dissolve l'immagine e la riproduce sulla superficie trasparente del plexigas per donarla al mondo come proiezione allargata delle articolazioni spirituali del sapere (...).

“L’intero suo lavoro, dagli oggetti che accompagnano l’inizio della sua ricerca alle affascinanti installazioni, ai brevi segnali luminosi poggiati su spazi e luoghi anomali, ai quadri raggianti di apparente luce propria, fino ad arrivare alle sue ultime creazioni di immagini fotografiche, che si adagiano, come ali al vento, su lastre di plexigas, tutto sembra sospendersi magicamente; ogni sua opera sembra galleggiare su un mare profondo di luce. E’ l’immaterialità della luce che sostiene la materialità dell’opera (…).

“Rosemarie Sansonetti possiede una creatività armonica, costante, equilibrata, induttiva, luminosa. Una creatività che indica un impegno di vita, una maturazione, una speciale creatività, capace di vedere nuovi rapporti, di produrre idee e intuizioni insolite, di allontanarsi da schemi di pensieri tradizionali, per toccare quell’area del corpo che Platone chiama Anima (…)”.

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Testo critico
di Lucrezia De Domizio Durini
estratto dal libro “La luce dell’anima”
(Ed. Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, Milano - 2005)

Oltreluce
L’arte non deve riprodurre il visibile, ma illuminare il visibile (Paul Klee)

E’ la luce dell’anima che imprime un marchio comune alla religione, alla costituzione politica, all’etica sociale, al sistema giuridico, ai costumi, ma anche alla scienza, alle capacità tecnologiche e, ancora molto di più, all’Arte, come sentiero che illumina e conduce l’uomo verso quelle forze elevate, mediante il cui aiuto, l’uomo artista potenzia le sue energie creative, resiste alle pressioni del mondo e spiritualizza l’intera vita.
L’arte è una forma alternativa dell’esistenza umana; il luogo dell’essenzialità e delle tensioni assolute, dove l’artista non riproduce il visibile ma rende visibile, attraverso vari linguaggi, la sua stessa anima, facendo folgorante un messaggio divino di pace e di collaborazione tra gli uomini.
L’artista oggi ha un ruolo importantissimo, un ruolo chiave per la trasformazione culturale e sociale. Una responsabilità enorme che dimostra la propria sostanziale necessità. Un potere che coglie, trattiene e dà forma all’umanità.
E’ questo il compito dell’artista, poiché egli si nutre di ciò che la società condanna, esclude, accantona e dimentica.
Dobbiamo produrre per il nostro futuro una luce, perché il nostro pensiero è luce. E’ l’artista che più di ogni altro uomo possiede il potere di irradiare luce folgorante su tutti gli uomini della terra.
Parlare della luce, soprattutto nei suoi riflessi antropologici, culturali, religiosi, scientifici, significa non solo fare riferimento alla storia dell’uomo, bensì anche alla storia dell’universo, specialmente se si analizzano quegli aspetti che l’arte ha tramandato nei secoli. Quindi il tema della luce è uno tra i più coinvolgenti argomenti dell’universo cosmologico-scientifico e nel contempo attuale, poiché interessa la funzionalità dell’odierna vita quotidiana di ogni uomo che abita il pianeta terra.
Se pensiamo al concetto di “luce” formulato da Ibn-Haytham Alkazen, fisico della Scuola Araba vissuto tra il X e l’XI secolo, ricordiamo che egli aveva dimostrato che l’occhio soffre guardando un oggetto splendente, e scopriamo anche che i corpi diafani non alterano la luce, mentre i corpi “densi”, ovvero opachi, producono effetti non sempre semplici da spiegare. Il colore dei corpi illuminati cambia con il mutare della luce. Questi spunti che risalgono a circa mille anni fa, potrebbero già condurre ad una lettura “diversa”, più approfondita sulla tematica della luce, soprattutto da parte di coloro che operano nel mondo dell’arte e della cultura.
Non c’è dubbio che sia stato molto importante il contributo teorico di Isaac Newton, che ha organizzato i suoi esperimenti per dimostrare che la luce bianca è prodotta dalla combinazione dei colori dello spettro. Egli quindi ha aperto la via alla comprensione dei colori e ci ha fatto intuire che non è la luce in sé a essere colorata, bensì essa provoca la percezione del colore. Un punto essenziale, anche concettualmente, consiste nel fatto che i nostri segnali sensoriali non sono adatti ad ottenere percezioni immediate e certe, cosicchè per “vedere” gli oggetti, è necessario che sia l’intelletto a formulare determinate “ipotesi”. Il compito del cervello non è quello di vedere le immagini retiniche, ma di collegare i segnali che vanno dagli occhi agli oggetti del mondo esterno, così come li riconosciamo sia materialmente sia in forma di metafora trascendentale.
Luce, suono ed elettricità sono tre grandi fenomeni rimasti per molti secoli misteriosi.
Le leggi che li governano sono state svelate dal duro lavoro di grandi ricercatori e, quindi, l’uomo le ha potute sfruttare per costruire molti strumenti che popolano la nostra vita, rendendo sempre più affascinante e luminoso questo strano mondo in cui viviamo.

(…) Bisognerebbe riflettere: la luce non indica una direzione, ma ogni scintilla è un miraggio. Ed è proprio in questa rifrazione trascendentale che le opere dell’artista Rosemarie Sansonetti si innalzano sull’orizzonte della mente come una seducente visione di rinnovamento sociale, proprio come è stato osservato da studiosi francesi in Africa, quando si verifica nel deserto l’apparizione di un lago con immagini riflesse e capovolte di piante, dune e capanne. La luce dell’artista, quindi, non va letta solamente da un punto di vista estetico, decorativo o tecnologico, ma è necessario vederla unicamente secondo la propria ermeneutica intellettiva, contenuta nell’intera ricerca di un pensiero forte, dove ogni atto, ogni gesto, ogni percezione o sensazione contiene un messaggio innovativo rivolto all’illuminazione del fare umano.
In questo crocevia di infinite estensioni si pone la ricerca artistica di Rosemarie Sansonetti, una donna, un’artista, che ha dedicato la sua intera esistenza a leggere nella luce il raggio luminoso del pensiero umano.

La Luce dell’Anima
Il significato di ogni creazione bella dipende ugualmente da chi l’accoglie come da chi l’ha creata. E forse è l’osservatore che più di ogni altro presta all’opera migliaia di significati. La fa miracolosa e la mette in relazione con l’epoca, così che diventa parte della nostra vita. (Oscar Wilde)

Il pensiero è un atto dell’anima attraverso il quale essa è conscia di sé e delle altre cose che vivono nel mondo intorno ad essa.
Ed è proprio in questa naturalità che Rosemarie Sansonetti riesce a trasferire il suo pensiero forte, in una metamorfosi luminosa che dona energia al suo operare artistico.
L’intero suo lavoro, dagli oggetti che accompagnano l’inizio della sua ricerca alle affascinanti installazioni, ai brevi segnali luminosi poggiati su spazi e luoghi anomali, ai quadri raggianti di apparente luce propria, fino ad arrivare alle sue ultime creazioni di immagini fotografiche, che si adagiano, come ali al vento, su lastre di plexigas, tutto sembra sospendersi magicamente; ogni sua opera sembra galleggiare su un mare profondo di luce.
E’ l’immaterialità della luce che sostiene la materialità dell’opera.
Una luce che è innanzitutto un alone magico. Un dato fisico che, come per incanto, si tramuta in un dato spirituale soggettivizzato, dove il rapporto costante tra pensiero e creatività conduce verso nuove esperienze.
Rosemarie Sansonetti possiede una creatività armonica, costante, equilibrata, induttiva, luminosa.
Una creatività che indica un impegno di vita, una maturazione, una speciale creatività, capace di vedere nuovi rapporti, di produrre idee e intuizioni insolite, di allontanarsi da schemi di pensieri tradizionali, per toccare quell’area del corpo che Platone chiama Anima.
Rosemarie inizia la sua carriera d’artista depositando sui suoi oggetti creativi lampade o lampadine, come se volesse dare un volto immaginario al tempo. Un volto teso a mostrare lo splendore dello spazio occupato. Le sue ambientazioni contengono una visione “oltreluce”, che sembra provenire da Plutone, da Venere, dalla via Lattea; calda o fredda, nascosta o velata, discreta o impudente, malinconica o esuberante. Visioni che, comunque, rivelano sempre mondi interiori dove si percepisce immancabilmente il desiderio di uno spingersi con forza verso scenari futuri.
Le sue installazioni appartengono alla natura irrazionale del teatro dove il sogno e l’inconscio creano dissolvenze e ombre che incidono fortemente sulla funzione della metafora.
Le sue pratiche artistiche sono in grado di navigare tra l’infrazione del visibile e il fuori schema dell’invenzione, verso la strada luminosa dell’invisibile, una specie di relazione che permette una riscrittura del mondo attraverso le sensazioni incrociate dell’uomo che, con la propria capacità, percepisce e agisce, discerne e prefigura.
Nel lavoro di Rosemarie Sansonetti nulla è affidato al caso.
La sua storia di artista e di donna è in continua simbiosi con la storia dell’umanità.
Quando guardo i suoi ultimi lavori mi viene in mente la poesia di Eduard Mörike, “Ad una lampada”. La sorgente della luce, la lampada, che illumina la vita, lo scorrere degli anni in una stanza è, sì, bella, ma dimenticata. Forse nessuno se ne cura. Perché? Lo dice l’ultimo verso, su cui hanno lasciato un’interessante discussione il critico Emil Staiger e il filosofo Martin Heidegger: “Was aber schön ist, selig scheint es in ihm selbst” [Ma ciò che è bello, in sé stesso pare beato].
(…) La metafora poetico-filosofica in cui mi sono lasciata andare tende a trasportare il lettore verso la zona trascendentale di luce in cui le opere di Rosemarie sono immerse. E’ così che ammiro i suoi quadri specchianti; sono affascinata da questi ultimi lavori perché mi rimandano alla luce nelle sue diverse forme: la luce dell’ellisse, quella dei quadri di Bellotto, nelle sue vedute di Praga, quella luce che entra obliqua nel bosco impregnato di rugiada e, ancora, la luce riflessa, fisica e spirituale insieme, di Rembrandt. Ed è proprio in un totale impegno sensitivo che lo sguardo oltrepassa la luce e tende comunque e sempre a rappresentarsi in quella zona profonda dove regna il pensiero.
Le ultime creazioni di Rosemarie Sansonetti le chiamo la Luce dell’Anima. (…) Nei suoi ultimi lavori estrae la luce come oggetto fisico e, da alchimista, la capta e la manipola; fotografa e dissolve l'immagine e la riproduce sulla superficie trasparente del plexigas per donarla al mondo come proiezione allargata delle articolazioni spirituali del sapere. L’opera subisce una transustanzazione che comunica l’incomunicabile. Il visibile soggettivo partorisce un’affascinante spaccatura di nero impercettibile tra il sé che si immagina e si assapora e quello che è sentito e immaginato. Questi sono i sintomi di quel nero interfotogrammatico che le opere di Rosemarie sincronizzandosi simultaneamente, come un catarinfrangente, formano, luci e ombre, uno spazio incandescente tra noi e le cose.
(…) Rosemarie per alcuni anni adopera solo la macchina fotografica. Crea opere atipiche in cui il colore nero dell’oggetto disgrega totalmente l’immagine, una sorta di quadro astratto fotografico poggiato sulla tavolozza bianca cartacea.
Il mezzo diviene indagatore acuto dell’animo umano.
E’ lo straordinario stimolo introspettivo che sancisce la regola. Una specie di limbo, un gioco attiguo alla forza dell’immagine, alla predilizione personale, al crufele richiamo dell’io interiore, alla necessità di comunicare percezioni.
(…) La ricerca di Rosemarie porta avanti non tanto l’esplorazione del mezzo usato per le sue operazioni artistiche, quanto il senso del rapporto tra l’occhio naturale e l’occhio creativo, sensibile alla luce dell’anima. L’occhio naturale si fa protesi luminescente dell’occhio mentale. L’opera pertanto non è più un oggetto per il soggetto, ma anche e soprattutto un soggetto per l’oggetto.
Rosemarie Sansonetti nel suo intero percorso artistico descrive l’assoluta purezza dell’arte e la semplicità della sua ermeneutica, implicita nella bellezza dell’universo. Le sue immagini visibili irradiano la realtà invisibile il cui splendore compenetra il mondo. Ed è attraverso le sue opere che, prescindendo da ogni preconcetto o regola, Rosemarie tenta di comunicare, affinchè possa verificarsi un’educazione del pubblico alla comprensione dell’arte contemporanea e all’accettazione di tutte quelle novità formali positive, con cui è possibile percepire l’insauribile valore dell’arte.
I valori reali non derivano né dalla rarità, né dal lavoro manuale (…). Il vero valore è basato sulla capacità di alimentare la vita. (Lewis Mumford)

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Catalogo a cura di Lucrezia de Domizio Durini (Silvana Editoriale).

Catartica Arte Contemporanea, via Garibaldi 9/bis, 10122 Torino
Martedì, giovedì e venerdì dalle 15.00 alle 19.00 (altri giorni e orari su appuntamento)

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Toshiro Yamaguchi
dal 27/3/2008 al 14/5/2008

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