Accademia di Francia - Villa Medici
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Pasolini antropologo
dal 6/11/2005 al 10/11/2005
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Accademia di Francia




 
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6/11/2005

Pasolini antropologo

Accademia di Francia - Villa Medici, Roma

L'attivita' documentaristica. Opere che non rispondono all'idea tradizionale di documentario ed esibiscono un carattere fortemente 'impuro', mescolando referto di cronaca e voce poetica, reportage e saggio, confessione diaristica e narrazione. Una manifestazione che puo' rispondere alla rinnovata curiosita' dei giovani verso questo 'genere' cinematografico.


comunicato stampa

L'attività documentaristica

Le opere documentaristiche di Pasolini sono state spesso considerate episodi minori della sua filmografia, e raramente hanno stimolato approfondimenti critici. Si tratta di opere che non rispondono all'idea tradizionale di documentario ed esibiscono un carattere fortemente “impuro”, mescolando referto di cronaca e voce poetica, reportage e saggio, confessione diaristica e narrazione.

La soggettività dell'autore viene in primo piano, insieme a una forte dimensione autoriflessiva. Pasolini raccoglie la tradizione zavattiniana del film-inchiesta e, soprattutto, si muove in sintonia con le linee maestre del documentarismo moderno, quello di Resnais, Marker, Rouch, poi di Godard. La riflessione politica si accompagna all'indagine antropologica, asse portante anche dei film pasoliniani di finzione. Per tutti questi motivi una manifestazione dedicata all'attività documentaristica di Pasolini può rivestire oggi un grande interesse e rispondere alla rinnovata curiosità dei giovani verso questo "genere" cinematografico, troppo spesso relegato ai margini dalla società dello spettacolo.

Le opere di Pier Paolo Pasolini sono oggi visibili grazie al lavoro di preservazione della Cineteca Nazionale.

Lunedì 7 novembre ore 15.30

Sopraluoghi in Palestina per “Il Vangelo secondo Matteo”, 1963-1965, 52'.
Fu una cosa del tutto casuale, e in realtà io non ebbi alcuna parte nella scelta dei luoghi o nei movimenti di macchina[…]. Quando andammo in Medio Oriente c'era con noi un operatore inviato al nostro seguito dalla casa produttrice. Io non gli suggerii mai niente, anche perché non pensavo affatto di servirmi del materiale che lui girava per farne un film; volevo solo raccogliere un po' di documentazione che mi aiutasse a impostare Il Vangelo. Quando tornai a Roma, il produttore mi chiese di mettere assieme un po' del materiale girato[…]. Io non controllai neppure il montaggio[…]. Me lo feci portare in sala di doppiaggio e improvvisai un commento.(P.P.P.)
Intervento di padre Virgilio Fantuzzi (La Civiltà Cattolica).

Comizi d'amore, 1963-1964, 92'.
Film-inchiesta sulla sessualità nell'Italia dei primi anni '60. Il film doveva consistere in una serie di interviste di tipo televisivo, alternate a dei pezzi di repertorio, crimini a sfondo sessuale eccetera. Poi il film è diventato interamente fatto di interviste e con questo s'è avvicinato di più al cinema-verità. Ma insomma è stato un approdo più che una partenza. (P.P.P.)
Intervento di Walter Siti (Università dell’Aquila).

Totò al circo/L’aigle, 1965-1966, 8'.
Episodio tagliato di Uccellacci e uccellini. Il fondo della favola è la critica della crisi del liberalismo occidentale, e, nella fattispecie, del razionalismo parigino. (P.P.P.) Totò interpreta Monsieur Cournout, un domatore di circo che cerca vanamente di addomesticare un'aquila, simbolo della religiosità e vitalità del mondo preindustriale. L’episodio, senza sonoro, è stato sottotitolato a cura del Fondo P.P.P. Pasolini diretto da Laura Betti.
Intervento di Roberto Chiesi (Centro Archivio Studi Pier Paolo Pasolini).

Martedì 8 novembre ore 15.30

La rabbia, 1963, 53'.
La mia ambizione è stata quella di inventare un nuovo genere cinematografico. Fare un saggio ideologico e poetico. La rabbia è uno strano film, in quanto è fatto interamente con materiale documentario; io non ho girato un solo fotogramma. In gran parte si tratta di pezzi di cinegiornale, ovviamente del tutto banali e del tutto reazionari.[…] La mia idea era, diciamo, quella di realizzare una denuncia marxista della società del tempo e di quello che vi stava avvenendo. Una cosa curiosa di questo film è che il commento è in versi. Scrissi questi testi poetici espressamente, e li lessero Giorgio Bassani - che doppiò Orson Welles ne La ricotta - e il pittore Renato Guttuso. (P.P.P.)
Intervento di Stefania Parigi (Università di Roma Tre).

Appunti per un film sull'India, 1967-1968, 34'. L'idea mi è venuta dopo un racconto che m'ha fatto Elsa Morante una sera a cena, a Roma. L'aveva letto in un libro di religione indiana: un maharajah ricco, colto, padrone di immense terre, un giorno che visitava o forse cacciava per i suoi possedimenti ricoperti di neve, vede due tigrotti affamati. Il maharajah, preso da un grande senso di pietà e incurante della sua vita, proprio in spregio alla sua carne, si offre in pasto ai due animali. (P.P.P)
Intervento di Luciano De Giusti (Università di Trieste).

La sequenza del fiore di carta, 1968-69, 10'. Episodio del film Amore e rabbia. Ho fatto camminare Ninetto [Davoli] per Via Nazionale, e mentre lui cammina senza un pensiero al mondo, inconsapevole di tutto, passano sullo schermo, sovrapposte a Via Nazionale, le immagini di alcune delle cose più importanti e pericolose che stanno avvenendo nel mondo: cose di cui lui, appunto non è consapevole, come la guerra del Vietnam, le relazioni fra Est e Ovest e così via. Sono solo ombre che gli passano sopra, delle quali lui è ignaro. Poi a un certo punto si sente la voce di Dio, in mezzo al rumore del traffico, che lo sprona a conoscere, a rendersi consapevole. Ma, come il fico del Vangelo, il ragazzo non capisce perché è immaturo e innocente, e così alla fine Dio lo condanna e lo fa morire.
Intervento di Sergio Toffetti (Cineteca Nazionale).

Le mura di Sana'a, 1970, 13'.
Ho girato questo breve documentario una domenica mattina. Era l'ultima domenica che passavamo a Sana'a, capitale dello Yemen del Nord. Avevo un po' di pellicola avanzata dalle riprese del film (Il Decameron).[…] I problemi di Sana'a li sentivo come problemi miei. La deturpazione, che come una lebbra la sta invadendo, mi feriva con un dolore, una rabbia, un senso di impotenza e nel tempo stesso un febbrile desiderio di far qualcosa, da cui sono stato perentoriamente costretto a filmare. Il documentario doveva essere un "appello all'Unesco" (nel cui seno pare ci sia una sezione che si occupa dei paesaggi urbani dei paesi "in via di sviluppo"). (P.P.P.)
Intervento di Gianni Borgna (Assessore alle politiche culturali del Comune di Roma).

Omaggio a Laura Betti ore 20.30
Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno di Laura Betti, 2001, 90'.
Materiali di repertorio si mescolano a immagini girate ex novo, come la bella e lunga intervista a Paolo Volponi. Laura Betti afferma di aver fatto il film "sognando le parole di Pier Paolo immerse in tutto ciò che da tempo non lo riguarda, come un'enfatica, mondana e stridente democrazia; una falsa capacità di capire; una non troppo furtiva apologia della bassa cultura… bassa, strisciante, penetrante e capace di una potente e vorace assimilazione". Presentazione di Jacqueline Risset (Università di Roma Tre).

Mercoledì 9 novembre ore 15.30

Appunti per un'Orestiade africana, 1968-1973, 63'.
L'Orestiade sintetizza la storia dell'Africa di questi ultimi cento anni: il passaggio cioè quasi brusco e divino, da uno stato "selvaggio" a uno stato civile e democratico. […] La civiltà arcaica - detta superficialmente folklore - non deve essere dimenticata, disprezzata e tradita. Ma deve essere assunta all'interno della civiltà nuova, integrando quest'ultima, e rendendola specifica, concreta, storica. Le terribili e fantastiche divinità della preistoria africana devono subire lo stesso processo delle Erinni: e diventare Eumenidi. (P.P.P.)
Intervento di Antonio Costa (Università IUAV di Venezia).

Un’anima bella (ex La forma della città, 1974) di Paolo Brunatto, 2001, 15'.
Pasolini parla della "forma" di Orte, lievemente deturpata dall'edilizia moderna, e della struttura di Sabaudia, espressione di un'Italia "provinciale, rustica, paleoindustriale" che il fascismo "non è riuscito a scalfire". Il film, prodotto dalla Rai, è andato in onda il 7 febbraio 1974, all'interno della rubrica "Io e…", a cura di Anna Zanoli.
Intervento dell'autore.

12 dicembre, 1972, 40'. Versione tagliata e rimontata nel 1995 dal Fondo P.P. Pasolini, con la collaborazione di Adriano Sofri.
Il film, diretto da Giovanni Bonfanti, nasce dalla collaborazione di Pasolini con i militanti di Lotta Continua. Mi sembra - dichiara P.P.P. - che la tensione rivoluzionaria reale - la stessa che nei lontani '44 o '45 - così più pura e necessaria, allora - sia vissuta oggi dalle minoranze di estrema sinistra. La critica globale e quasi intollerante che queste esprimono contro lo Stato italiano e la società capitalistica mi trovano completamente d'accordo nella sostanza, anche se non spesso sulla forma. Perciò, finché ne sono capace, e ne ho la forza, è ad esse che mi unisco.
Intervento di Serafino Murri (Autore e critico cinematografico).

Omaggio a Laura Betti ore 20.30
Una disperata vitalità di Mario Martone, 1999, 62'. Il regista riprende il famoso recital di Laura Betti, più volte rappresentato a teatro. I testi poetici sono di Pier Paolo Pasolini.
Intervento di Adriano Aprà (Università degli Studi di Roma Tor Vergata).

Giovedì 10 novembre ore 20.00

30 anni dopo: “…. i problemi non si risolvono, si vivono”
Un continente: l’Africa. Un doppio ritratto: due film che, a distanza di 35 anni pongono le stesse domande, firmate da Pasolini e dall’artista cileno Alfredo Jaar, che ne ha ereditato l’impegno.
Appunti per un'Orestiade africana di Pier Paolo Pasolini, 1968-1973, 63'.
Proiezione in video digitale.

Muxima di Alfredo Jaar, 2004, 35'

Alfredo Jaar affronta il problema della povertà e dello sfruttamento delle risorse africane con il suo film Muxima (che nella lingua kimbundu significa “cuore”): è un melanconico lamento, un’elegia cinematografica dedicata al popolo dell’Angola. Diviso in dieci Canti, o piccoli poemi visivi, il film è guidato ritmicamente e concettualmente da cinque differenti versioni di Muxima, una canzone tradizionale che ha ispirato l’intero film.
Precede la proiezione un incontro con Alfredo Jaar presentato da Alessandra Mammì.

In collaborazione con lo Studio Stefania Miscetti. La manifestazione è a cura di Stefania Parigi, DAMS/Università Roma Tre.

E’ realizzata da Villa Medici - Académie de France à Rome e dal Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale che mette a disposizione le copie.

E’ appoggiata da Mikado, dal Centro Studi - Archivio Pier Paolo Pasolini di Bologna e da Cinemazero.

Contatto / Stampa
Lili Hinstin
Avril Cassanas
06 67 61 302; 06 67 61 291
cinema@villamedici.it

Sala Michel Piccoli
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Ingresso libero

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