Galleria Magica Terra
Taranto
corso Umberto 161
099 4521722

Fabio Sciortino
dal 9/2/2006 al 19/3/2006

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Fabio Sciortino



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9/2/2006

Fabio Sciortino

Galleria Magica Terra, Taranto

L'ultimo lavoro dell'artista - O.G.M.- e' una variopinta distesa di fiori fatta di trasparenze ed effetti d’iridescenza. Sciortino, anziche' congelare la vita nei dipinti, sostituisce la materia organica con quella minerale.


comunicato stampa

O. G. M.

Nel suo ultimo saggio dal titolo “Benvenuti nell’Antropocene", Paul J.Crutzen, lo scienziato che ha scoperto il buco dell’ozono, ci spiega che una nuova era e' gia' cominciata, ed e' quella in cui l’uomo e' il principale agente in grado di modificare l’aspetto globale della Terra. Le sue azioni si ripercuotono da alcuni decenni sui parametri del clima e rendono incerte le proiezioni sul futuro dell’ecosistema, lasciandoci immaginare prossime, vicine ere glaciali. Dopo centinaia di milioni di anni, nell’era geologica dell’uomo, a predominare sono spinte come il profitto massimo e il tempo minimo, spinte che producono un’accelerazione dei processi naturali e privilegiano il principio della manipolazione genetica.

Se le frontiere della biotecnologia sembrano fondare una nuova estetica, fatta di eccessi e di accumulo (molte specie sono diventate ipertrofiche, numericamente in esubero), dall’altro canto l’arte riflette una tensione che si nutre di desiderio e di paura e pone al centro della sua riflessione il rapporto controverso fra eternita' e caducita'. La soglia indeterminabile che separa vita e morte da luogo, nel lavoro di molti artisti, a una dimensione intimista, anche se di un intimismo tecnologico, dove mettere in dubbio ogni principio assoluto di appartenenza e rendere ibridi i confini dell’esperienza. Nelle opere di Fabio Sciortino il polimorfismo trova declinazioni poetiche che lo pongono a meta' fra il territorio del fantastico e quello del realismo basato sull’assoluto rigore di un procedimento scientifico. Da esperto manipolatore dei materiali quale e', egli da vita, come in una sofisticata opera di alchimia, a una dimensione trasfigurata degli spazi naturali, dove gli elementi, spesso rintracciati fra oggetti e materie d’uso comune, sono sublimati fino al loro massimo grado di “lucentezza".

L’ultimo suo lavoro - O.G.M.- e' una variopinta distesa di fiori fatta di trasparenze e bellissimi effetti d’iridescenza. A guardarla viene in mente “Frozen Garden", l’opera con cui l’artista inglese Marc Quinn ha recentemente sospeso fra la vita e la morte un meraviglioso quanto improbabile giardino fiorito, sigillandolo dentro una teca di vetro contenente olio siliconico e mantenuta in totale assenza d’ossigeno a una temperatura di meno 20 gradi centigradi. Ma mentre nell’opera di Quinn staccare la spina dell’impianto frigorifero significa assistere al deperimento istantaneo delle piante, constatare che le cose, tutte le cose, sopravvivono solo in determinate condizioni, il prato di fiori di Sciortino resiste all’idea che anche l’opera d’arte abbia un tempo biologico. E’ un prato di vetro.

Anziche' congelare la vita sostituisce la materia organica con quella minerale e affida, al contrario, a un processo di fusione ad alta temperatura il compito di cristallizzarla. Emulando lo spirito dei “filosofi per mezzo del fuoco" - gli ermetici - la sua opera assume le forme di una metafisica sperimentale che fonde i principi della spiritualita' con quelli della materia. Solve et coagula, e' questa la chiave alchemica che apre alle meraviglie della cristallizzazione, e con esse anche alle sue de-formita'. A ben guardare, infatti, questo prato, per sua stessa natura impraticabile, cela, fra le accattivanti cromie dei suoi germogli cristallini, imperfezioni e concrescenze, proliferazioni che sembrano l’inizio di un processo degenerativo organico. Bellezza e malattia convivono in un equilibrio sottile, fissato per sempre dalla loro condizione inerte ma fragile.

Splendore e corruzione si accampano nello spessore della pasta vitrea e si eternizzano. Si e' incerti se essere di fronte allo spettacolo di una natura sopravvissuta a un lungo inverno glaciale e riaffiorata con l’incanto della sua sostanza lucente, oppure osservare gli effetti di un esperimento biologico che ha portato alla germinazione di specie anomale. La complessita' delle forme riflette la complessita' dei processi vitali che a partire da una matrice comune, un semplice punto di partenza, consente una varieta' imprevedibile di risultati. L’inviolabilita' di questa foresta di vetro, dovuta al fatto che non puo' essere fisicamente attraversata, viene infranta solo dalla luce, che ha invece il potere di attraversare i corpi trasparenti, di proiettarne i riflessi iridati lungo le pareti della sala e giocare a mettere in relazione l’immaterialita' delle ombre con la rigida “carnalita'" di quegli oggetti. Sculture perfette di organismi (geneticamente) imperfetti. Ida Parlavecchio

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