Galleria Forni
Bologna
via Farini, 26
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WEB
Graziella Marchi
dal 3/3/2006 al 5/4/2006

Segnalato da

Silvia Mainardi



approfondimenti

Graziella Marchi



 
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3/3/2006

Graziella Marchi

Galleria Forni, Bologna

Navi e vele. Come suggerisce il titolo della mostra i dipinti esposti hanno per tema il mare. L'artista sembra voler contrapporre l'imponenza dei vecchi transatlantici, evocatori di interminabili traversate, alla leggerezza e al dinamismo delle barche a vela che sommessamente evocano pace e silenzio a contatto con la natura.


comunicato stampa

Personale

E' la secondo personale che la Galleria Forni dedica a Graziella Marchi (la prima nel '92) e, a differenza della prima, quest'ultima e' pressoche' monotematica: come suggerisce il titolo della mostra le opere esposte hanno per tema il mare, o meglio, le grandi navi e le esili barche a vela che ne solcano le acque.

L'artista sembra voler contrapporre l'imponenza dei vecchi transatlantici, evocatori di interminabili traversate, alla leggerezza e al dinamismo delle barche a vela che sommessamente evocano pace e silenzio a contatto con la natura. Protagoniste sono austerita' e staticita' contrapposte ad energia e movimento: mastodontiche carene di navi da crociera che solcano gli oceani ed esili scafi di barche a vela che fendono l'acqua con delicatezza ma senza esitazione, lente traversate su citta' galleggianti ed avventurose veleggiate in mare aperto.

Una prospettiva insolita e, in alcuni casi, la visione dall’alto, sono accorgimenti che l’artista utilizza per alimentare la sensazione di movimento e per rendere l’osservatore maggiormente partecipe dei momenti concitati e dello spirito competitivo che caratterizzano le grandi regate, con lo spiegamento di coloratissimi spinnaker e le evoluzioni di vele in manovra intorno ad una boa.

I dipinti in esposizione suggeriscono tutte queste sensazioni ed altre ancora. Trenta le opere selezionate, di varie dimensioni: dal 50x60 al 150x120.

* (...) Il ciclo dei grandi transatlantici continua dai primi anni dello scorso decennio, e riesce tuttavia a trovare il proprio spazio di sogno, nell’illusione surreale di un ambiente chiaro e nebbioso, col sapore suggestivo di Padania marittima o miraggio felliniano. Questi mercanteschi umani - e di quando in quando enormi ferrose arche-di-noe' - sono una promessa di viaggio, senza tuttavia chiarire mai la meta: cosi' e' l’esistenza, tanto piu' sui piroscafi dove ogni istante pare immobile, e sopra tale immobilita' cala il chiarore incipiente della luce mentale che ferma ciascun singolo fattore di vita. Tutto diviene fisso, tutto tace, se proprio proprio s’ode un suono, e' senza dubbio un brusio di gioia, il chiacchiericcio eccitato di chi spera, di chi ancora puo' appoggiarsi ad una o piu' promesse.

S’avverte finanche il senso della lentezza, poiche' viaggiare non significa spostarsi come muovono le mercanzie, ma prendere coscienza di esistere ed esistere insieme all’orizzonte insieme ai suoi equilibri. Negli abbondanti ventri dei piroscafi s’ammassano i bagagli, le cianfrusaglie, armamentari, i ricordi e le opportunita' che ognuno si offre per crescere, per migliorare e non tornare a calcare i passi di ieri. (...)

Tanto la calma sprona i lenti passi delle navi monumentali, quanto le rapide vele si lanciano nel tumulto increspato dell’acqua, senza posa incontrano di petto il vento, gridano finanche i loro memoriali, le loro intenzioni di sfida, e chissa' quanto batte rapido il cuore che quasi salta in bocca. (...)
* tratto dal testo di Flavio Arensi che introduce il catalogo della mostra


* (…) “Da sempre nei suoi quadri c'e' il senso sospeso del pericolo, un brivido inquietante. Lei stessa non sa spiegarsi perche': ''E' come se radiografassi la realta' e ne vedessi tutta l'incertezza, la precarieta', l'azzardo, l'inconsistenza.(...)''

(…) quel modo di dipingere che lei definisce ''realismo immaginario'', la cura attenta, quasi l'ammirazione, per gli oggetti, per le cose, per gli animali che attraverso i suoi colori non sono piu' quello che sono, ma immagini forti che raccontano altro, che portano altrove, che paiono attimi di sogni nel momento in cui se ne perde il ricordo. Questo modo di dipingere non e' stata una scelta, ma una necessita' del suo temperamento: lei si dice pignola per natura, invasa da un bisogno di perfezionare, di finire, che lei definisce ''un difetto umanamente odioso'' ma che e' anche la gioia del suo dipingere (…)

Su Panorama vide la fotografia del Moby Prince, arrugginita e in fiamme, un dramma in atto, un pericolo, la stessa nave in perfetto stato non l'avrebbe neppure notata. Cosi', da quel pezzetto di carta strappata, e' nata la sua nuova storia (…)"

* tratto dal testo di Natalia Aspesi che introduce il catalogo della personale del ‘92

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BIOGRAFIA

Graziella Marchi nasce a Milano nel 1932. Negli anni dell'adolescenza vive a Como dove studia disegno con il pittore Manlio Rho e nel 1954 ritorna a Milano dove tuttora vive e lavora.
Comincia a dipingere attivamente nel 1965. Espone il primo quadro a Parigi nel 1969 al Salon des Grandes et Jeunes d'aujourd'hui e la sua prima mostra personale ha luogo nella galleria di Richard Foncke a Gand in Belgio, presentata da Dino Buzzati.
Successivamente viene invitata da Pierre Gaudibert e tenere una personale al Muse'e d'Art Moderne de la Ville de Paris, nella sezione Animation, Recherche, Confrontation. In quegli anni partecipa a diverse mostre collettive in Francia e Germania.
Nel 1971 incontra Renato Cardazzo ed espone le sue opere alla galleria del Naviglio di Milano, iniziando cosi' un ventennale rapporto di lavoro e di amicizia.
Nel 1975 e' invitata da Emilio Bertonati per una personale alla Galleria del Levante di Monaco.
Negli anni che seguono espone in diverse citta' italiane e, sempre con la Galleria Naviglio, in varie fiere d'arte in Europa. Particolare e' tra queste il vivo successo alla FIAC del 1984, al Grand Palais di Parigi. Negli ultimi anni tra le sue mostre piu' significative e' da ricordare quella del 1995 alla galleria Appiani Arte di Milano dove pressenta i due cicli dei quadri dedicati al mare e alle montagne che verranno a rappresentare il corpus principale dell'esposizione antologica di Palazzo Sarcinelli a Conegliano nel 1997 a cura di Marco Goldin. Dopo di questo comincia, sempre con gli acrilici, a dipingere anche su una particolare carta artigianale. Con essa prepara le mostre del 2001 a Cortina d'Ampezzo, del 2002 a Klosters in Svizzera e buona parte dell'ultima esposizione milanese nella galleria di Antonia Jannone nel 2003.

Galleria Forni
via Farini, 26 - Bologna

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