Resi conto di Giuseppe Caccavale rientra nel progetto Conservare il futuro ed e' incentrato sul rapporto fra arte antica e arte contemporanea, tra passato e presente. Circa un centinaio di opere, tra disegni e manoscritti, provenienti dalla Collezione Charlotte Kerr Durrenmatt saranno visibili nella Corte Mazzariol della Fondazione, spazio ridisegnato dall’architetto Mario Botta, curatore della mostra.
Giuseppe Caccavale - Resi conto
A cura di Chiara Bertola
Giuseppe Caccavale, napoletano d’origine marsigliese d’adozione, presenta
la mostra Resi conto, pensata per gli spazi della Fondazione Querini
Stampalia di Venezia.
Il progetto e' stato realizzato con il supporto del CIRVA, Centre
international de recherche sur le verre et les arts plastiques, di
Marsiglia e Faggionato Fine Arts di Londra.
Resi conto di Giuseppe Caccavale rientra nel progetto Conservare il
futuro, promosso dalla Fondazione Querini Stampalia e dalla Regione del
Veneto e incentrato sul rapporto fra arte antica e arte contemporanea, tra
passato e presente.
L’obiettivo e' quello di approfondire il concetto di Museo, inteso e
vissuto come Casa e con la specifica vocazione di restituire memoria
attraverso gli sguardi degli artisti contemporanei.
Dopo Giulio Paolini, Remo Salvadori, Elisabetta Di Maggio, Kiki Smith e'
Giuseppe Caccavale l’artista chiamato a confrontarsi con gli ambienti
della Fondazione, nella convinzione che lo sguardo degli artisti piu'
interessanti e sensibili possa aiutare non soltanto a capire il tempo
presente, ma anche a vedere in modo diverso il nostro passato.
“Con Caccavale, scrive la curatrice Chiara Bertola, siamo di fronte ad una
ricerca complessa, cresciuta nello studio, nelle parole scritte,
sedimentata attraverso quell’arte minore e popolare che lavorava con i
dettagli, che costringeva a controllare ogni particolare e ogni passaggio.
Solo essenzialita', silenzio, disciplina quotidiana scandiscono i ritmi che
conducono alla sua opera, dove il tempo quotidiano e quello del lavoro
fanno parte del medesimo progetto esistenziale".
L’artista elabora un registro di discipline differenti tra loro, tutte
hanno come materie elementi naturali. L’interesse per una chiara
sillabazione della figura ha provocato la scoperta di cammini di sabbia,
calce, vetro, grafite, carbone, pigmenti. Tutta polvere.
Scrive Caccavale: “Le stanze di “Casa Querini" saranno trasformate in un
brusio di gesti, dalle palpebre delle opere uscira' un sonno di polvere".
E cosi' descrive l’esperienza in Fondazione: Cos’e' il “capitolo" Querini
Stampalia? Sono pagine chinate verso il lavoro, un continuo sfogliare i
gesti dello studio, un continuo non darsi pace nel trovato, cercarsi
contenti in una camicia di forza. Uno sbaraglio di giorni che inseguono la
loro vita nella severita'. Digiunano gli occhi e lo sguardo sonda la sua
stratigrafia. In una casa di quadri, in una casa di libri, conquisto uno
specchio di schiaffi, cosi' si infrangono le intenzioni.
Alla Fondazione Querini Stampalia l’artista presentera', nelle sale del
Museo, nuovi affreschi, vetri, disegni, tra cui un inedito disegno su
legno; nelle sale al terzo piano sara' invece visibile la nuova
installazione Resi conto, l’insieme dei disegni tracciati sulle pareti.
Il libro della mostra, con le fotografie delle opere allestite in Museo e
l’insieme dei disegni Resi conto, pubblicato dalle edizioni Gli Ori di
Firenze, sara' disponibile da meta' giugno presso il bookshop della
Fondazione Querini Stampalia.
---
Disegni e manoscritti dalla collezione Charlotte Kerr Durrenmatt
“I miei disegni non sono lavori accessori rispetto alla mia attivita'
letteraria, ma i campi di battaglia, disegnati e dipinti, su cui si
consumano le lotte, le avventure, gli esperimenti e le sconfitte
letterarie".
Cosi' scrive Friedrich Durrenmatt.
Sono stati soprattutto il teatro, i romanzi polizieschi, i racconti a fare
di lui, svizzero, un grande della letteratura di lingua tedesca del
Novecento; a portare nel mondo il suo nome.
Non esisterebbe pero' Durrenmatt scrittore senza Durrenmatt disegnatore e
pittore.
La mostra in Fondazione Querini Stampalia a Venezia, dopo quella di
Cologny-Ginevra presso la Fondation Martin Bodmer (19 novembre 2005 -12
marzo 2006), propone questa dimensione originaria della sua vocazione
artistica.
Circa un centinaio di opere, tra disegni e manoscritti, provenienti dalla
Collezione Charlotte Kerr Durrenmatt saranno visibili nella Corte
Mazzariol della Fondazione, spazio ridisegnato dall’architetto Mario
Botta.
E proprio a Botta si deve non solo la cura di questa esposizione, ma lo
stesso suggestivo allestimento: in una sorta di labirinto il visitatore
potra' andare alla ricerca di quei miti che tanto spazio ebbero nella
produzione grafica e letteraria di uno dei massimi scrittori del XX
secolo.
Completa la mostra la proiezione del video La ballata del Minotauro,
estratto da Friedrich Durrenmatt ritratto di un pianeta, film di Charlotte
Kerr.
Durrenmatt non si risolse mai fino in fondo, in maniera esclusiva, per la
scrittura o per la pittura. Da studente confidava al padre: “Non si tratta
di decidere se diventare artista (…) perche' questa non e' una cosa che si
sceglie; vi si arriva per necessita'. Per me la questione e' un’altra:
scrivere o dipingere? Mi sento attratto da entrambe le cose".
La prima diventa a un certo punto il suo mestiere, ma la seconda
accompagna sempre sottotraccia la sua produzione letteraria; e' la sorgente
a cui Durrenmatt torna a dissetarsi per ritrovarvi la freschezza intatta
di ogni inizio.
E’ ancora lui che si racconta: “A dire il vero, mi succede di smettere di
dipingere o disegnare per mesi o addirittura per anni, mentre non ho mai
smesso di scrivere, da quando sono diventato scrittore. Ma disegnare o
dipingere e' rivivere la mia infanzia, sempre. E’ l’unico mezzo per
recuperare la forza creativa dei primi anni (…). E altrove chiarisce: “Non
sono un pittore. Tecnicamente dipingo come un bambino, ma non penso come
un bambino. Dipingo per la stessa ragione per cui scrivo: perche' penso".
Pensieri e immagini di Durrenmatt esprimono il tentativo di rappresentare
la realta' della vita, misurandosi con essa. Per lui “l’arte e' un confronto
con il mondo" in una sperimentazione senza sosta, nel travaso da una forma
all’altra, dalla parola scritta al segno grafico e pittorico: “Sulla mia
scrivania, vicino al manoscritto, c’e' un cartoncino bianco (…); la penna
prende a scorrervi sfuggevole; in un attimo prende corpo (…) lo schizzo di
una citta' (…)".
All’infanzia l’autore attinge anche i temi della sua opera: “Mia madre
raccontava la Bibbia (…). Mio padre invece - era pastore protestante - si
metteva a parlare dei miti greci; gli eroi e i mostri che evocava
divennero subito familiari (…). La sua storia preferita era quella del re
di Atene Teseo; di come il labirinto di Minosse, sull’isola di Creta,
tenesse prigioniero il Minotauro indomito (…) Nel rappresentare il mondo
come un labirinto, tento di prenderne le distanze (…), di guardarlo negli
occhi come un domatore guarda una bestia feroce".
Labirinto e Minotauro ritornano di continuo nel suo lavoro, ossessivi e
ambigui: il mostro incarna la condizione umana come anomalia. Nella sua
duplice natura, di animale e uomo, si colloca di fatto irrimediabilmente
fuori dal mondo ordinato, dal cosmo, dal paradiso terrestre; e la sua
esclusione e' la sua grandezza e anche il suo carcere, il Labirinto. La
biografia di Durrenmatt solo in apparenza contrasta con la sua visione
artistica. Si circondava di amici; si faceva amare per la cordialita' e la
voglia di vivere; per la sua abilita' di narratore; il mistero
dell’universo lo affascinava al punto da tenerlo notti intere incollato a
un telescopio, a scrutare le stelle; sete di sapere, a cui contribuiva
certo il lascito dei suoi studi filosofici. Combatteva anche cosi' la sua
malattia, il diabete.
Il Minotauro e' l’ angoscia esistenziale, il male dentro, ma anche fuori di
noi. Quando divora i giovani, che Atene gli sacrifica come tributo,
assomiglia al Lucifero dantesco.
Durrenmatt rielabora e contamina i miti antichi. Il sentimento che prova
per Charlotte Kerr, sua futura moglie, gli ispira i disegni per il
racconto La morte della Pizia. Inventa un amore fra il Minotauro e la
profetessa di Apollo, a Delfi; negli oracoli del dio gli uomini cercano di
indovinare il proprio destino; la comica rivisitazione di Durrenmatt li
consegna invece al caso. “La verita', scrive, esiste solo se la lasciamo in
pace".
E la ricerca di senso approda al caos di un manicomio; alla confusione
della Torre di Babele. Il soggetto biblico riaffiora, nei disegni, dai
ricordi di bambino, mentre il manicomio e' l’ambientazione dell’ultima
opera teatrale di Durrenmatt Achterloo, delirante guazzabuglio che mette
insieme Napoleone e Marx, Freud e Jung.
L’ideale non salva il mondo: Durrenmatt manda un don Chisciotte, schizzato
in bianco e nero, a schiantarsi in volo contro i fili dell’alta tensione.
Neppure il ricco, il potente, trova scampo: re Mida e' il grande
industriale: trasforma in oro tutto cio' che tocca, ma i soci lo faranno
fuori. Bozze di sceneggiatura e una serie di disegni a pennarello sono
quel che resta dell’idea di un film.
Anche i suoi scorci di isole, la greca Hydra o le lontane Galapagos, sono
sotto il segno dell’ambiguita': aspre, scoscese, scure, sembrano terre
inospitali, piu' che paradisi perduti; luoghi selvaggi di vulcani e di
mostri; l’iguana come il Minotauro.
“Scrivere, dipingere, e' un vagare senza fine in un labirinto personale",
scrive di lui Charles Me'la, commentando un appunto autobiografico di
Durrenmatt: “Mi alzo nel cuore della notte e scarabocchio (…) il mio
quadro “cosmico" (…). Tornato a letto, so gia' cosa dovro' cambiare
l’indomani mattina".
Meticoloso e mai placato nel suo indagare e nel suo modo di lavorare con i
colori accesi degli olii, degli acquarelli, e con il nero dell’
inchiostro, con il tratto svelto dei disegni a penna. Durrenmatt era pure
un abile, fantasioso caricaturista.
L’architetto ticinese Mario Botta, che cura l’allestimento di questa
mostra, a Neuchatel ha realizzato la sede del Centro Durrenmatt, vicino
alla casa in cui l’artista trascorse il periodo piu' lungo e fecondo della
sua vita; a Venezia ha riorganizzato gli spazi a piano terra della
Fondazione Querini Stampalia. Botta per questa mostra li ha trasformati
nel dedalo di Durrenmatt, nel teatro della sua mitologia grottesca e
dolente: la casa del Minotauro con il pugno alzato, a maledire il Sole.
Inaugurazione: sabato 20 maggio alle 18
Fondazione Querini Stampalia
Castello 5252 (Campo Santa Maria Formosa) - Venezia